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Così in Argentina si discute su Papa Francesco e l’aborto

Quando Jorge Bergoglio è stato eletto Papa a marzo del 2013, il giovane scrittore argentino Andrés Neuman si è dimostrato scettico verso gli entusiasmi nei confronti di una possibile riforma della Chiesa. “La prima espressione di Bergoglio è stata: ‘Mi hanno preso dalla fine del mondo’. Un intelligente atto di falsa modestia. È molto probabile che Papa Francesco, come ha sempre fatto in Argentina, si limiti a coltivare certi gesti pubblici di umiltà, austerità, vicinanza al popolo, etc. che saranno convenientemente pubblicizzati attraverso i mezzi di comunicazione. Chiamiamolo marketing celestiale”.

VERSO IL GIUBILEO

Nella sua Argentina Papa Francesco si è sempre guadagnato molte critiche e polemiche tra scrittori, intellettuali, storici, politici e giornalisti. Ecco l’ultimo episodio: il passaggio sul potenziale perdono per l’aborto nella lettera che Francesco ha inviato a monsignor Fischella, il presidente del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione.

Nel ruolo di leader dei vescovi argentini, Jorge Bergoglio ha sempre mantenuto una posizione molto conservatrice, per alcuni persino radicale sull’interruzione della gravidanza. “Il diritto alla vita è il primo dei diritti umani. Abortire è uccidere chi non può difendersi”, ha scritto Bergoglio nel libro Il cielo e la terra, una raccolta di conversazioni tenute quando era arcivescovo di Buenos Aires con il rabbino Abraham Skorka, rettore del Seminario rabbinico della capitale argentina (Mondadori, 2013).

LA LEGGE IN ARGENTINA 

Secondo alcune ong, in Argentina ci sono circa 500mila aborti all’anno, la maggior parte clandestini. Per il quotidiano argentino La Nacion, la campagna di Bergoglio contro l’aborto ha influito sulla rigidità della legge in vigore in Argentina. Lui era contrario persino all’aborto in caso di stupro, ma la proposta non è stata approvata. L’interruzione della gravidanza è legale in caso di violenza sessuale o pericolo di vita per la madre.

IL CASO DELLA BAMBINA STUPRATA 

Il 12 settembre del 2012, sei mesi prima di essere eletto papa, Bergoglio si è detto contrario alla sentenza della Corte Suprema argentina che, basandosi sul caso di una bambina stuprata dal patrigno, decise che l’aborto in caso di violenza sessuale non era un reato: “Le leggi fanno la cultura dei popoli e una legislazione che non protegge la vita favorisce la cultura della morte”, disse Bergoglio.

PRESSIONI SUL SINDACO?

La pressione di Bergoglio è stata molto forte anche sulla decisione di Mauricio Macri, sindaco di Buenos Aires e oggi candidato alla presidenza in Argentina, di fermare la riforma della legge sull’aborto locale dopo la sentenza della Corte. “Un’altra volta si avanza deliberatamente verso la limitazione e l’eliminazione del valore supremo della vita, ignorando il diritto dei bambini a nascere. L’aborto non è mai una soluzione”, ha detto Bergoglio in un documento della Conferenza Episcopale Argentina.

OMBRE DELLA DITTATURA 

In un articolo pubblicato sul quotidiano spagnolo Público, Papa Francesco non era solo definito come un critico acerrimo nei confronti dell’aborto e del matrimonio gay, ma anche “il gesuita che collaborò con la dittatura argentina (1976-1983) mentre svolgeva l’incarico di superiore provinciale di quell’ordine religioso tra il 1973 e il 1979”.

GENDER E PRESERVATIVI

Bergoglio si è opposto anche alla Legge per l’identità di genere approvata a maggio del 2012, che autorizza travestiti e transessuali a registrare i dati con il sesso scelto; è stato contrario all’eutanasia perché “in Argentina si applica la pena di morte nel caso degli aborti” e, come la Chiesa, all’uso del preservativo anche come metodo preventivo dell’Aids. Nel 2002, quando tre sacerdoti sono stati condannati per abusi sessuali sui minori, e due vescovi si sono dimessi perché erano coinvolti nel caso, nessun rappresentante della Chiesa argentina si è pronunciato.

CRITICHE DALLE ONG

Per Silvia Juliá, direttrice dell’associazione Cattoliche per il diritto a decidere, “il discorso di Papa Francesco è un passo avanti, ma sarebbe importante chiedere alla gerarchia della Chiesa argentina che sia più flessibile. Sono loro i responsabili del fatto che in Argentina l’aborto clandestino sia diventato la principale causa di morte materna”. Andrea D’Atri, fondatrice dell’associazione Pane e Rose, ricorda che Bergoglio era in Argentina un grande riferimento dei conservatori. È solo un cambio di discorso demagogo, sarebbe più importante cambiare realmente la posizione della Chiesa argentina nelle province”.

TRASFORMAZIONE POLITICA

È dello stesso parere lo scrittore Horacio Verbitsky (qui il ritratto di Formiche.net), che – intervistato dalla radio argentina La Tribú – ha commentato la Lettera giubilare e in particolare il passaggio sull’aborto così: “Ci sono convenienze di Stato, convenienze politiche che ognuno controlla come vuole, ma che spiegano questi cambi di atteggiamenti. Tra Bergogolio come provinciale gesuita, Bergoglio come arcivescovo di Buenos Aires e come Papa ci sono trasformazioni evidenti di personalità e di attività. La linea che adesso sta sviluppando il Pontefice non ha nulla a che vedere con quello che ha fatto a Buenos Aires”. Verbitsky spiega il fenomeno dicendo che “è un politico molto abile e ha una serie di relazioni, impegni e negoziazioni. È normale, è una logica politica”.



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