È lecito e politicamente comprensibile che i governi si avvalgano di ogni utile informazione per valorizzare la loro opera, ma dovrebbero fare attenzione che il dichiarato corrisponda alla realtà alla quale si riferiscono.
L’eccitazione seguita alla crescita di 10 centesimi rispetto alle previsioni sembra sia proprio uno di questi casi, dato che Renzi si è mangiato il pollo di Trilussa che l’Istat gli ha offerto in pasto, fornendogli senza avvertirlo una media priva di significato perché continua a calcolarla su dati di crescita talmente eterogenei da privarla di significato: il Centro-Nord cresce a ritmi europei, anche se insoddisfacenti, e il Sud continua a decrescere in modo drammatico.
È grave che l’Istat finga di non sapere questa caratteristica fondamentale delle medie ed è quindi un imbroglio vero e proprio.
Torno sui tre punti che ho trattato nel mio pamphlet J’accuse. Il dramma italiano di un’ennesima occasione perduta pubblicato dall’Editore Rubbettino: il problema politico dell’Italia non è la crescita in se stessa, ma la spaccatura Nord-Sud. La minore crescita italiana dipende dai comportamenti dell’Europa – Germania in testa che mantiene un avanzo di bilancia estera corrente deflazionistico (circa l’8%) – e da quelli dell’economia internazionale sui quali il Governo può ben poco; dove invece conta è il mancato rilancio delle nostre costruzioni, l’unica posta del PIL che continua a ridursi dello 0,7%, parte degli ingredienti del pollo statistico confezionato dall’Istat. Il governo insiste nel perseguire una politica di rilancio dell’economia centrata sulle esportazioni, invece che sulla domanda interna che ha nella componente delle costruzioni il motore più efficiente.
Invero Renzi dichiara che la sua politica è centrata sulle riforme necessarie, richiesteci anche dall’Europa, ignorando che esse hanno come punto di riferimento la competitività e, quindi, prevalentemente le esportazioni; per giunta in una situazione in cui l’Italia ha come la Germania un avanzo deflazionistico di bilancia corrente estera pari alla domanda interna che manca (circa il 3%). Poiché non si può credere che Padoan e Visco non lo sappiano, né che omettano di informare Renzi, non è più possibile ritenere che il loro sia un errore di valutazione politica, ma di vera mala fede. Decidano di chi.
Il governo non degna di attenzione le interpretazioni di chi non ha potere politico, non credendo più, semmai abbiano mai creduto, nella forza della ragione che ha sempre guidato il Paese.
Se la suonano e se la cantano tra loro, con il Sud che scivola sempre più verso il basso, senza un barlume di politica che riapra almeno le sue speranze di crescita.