“Conoscere le mafie, costruire la legalità” è un progetto curato da Claudio Piron, membro del Comitato Direttivo di Avviso Pubblico, promosso dalla Regione Veneto, in collaborazione con ANCI Veneto e Avviso Pubblico, svoltosi tra settembre 2014 e maggio 2015 e finanziato dalla legge regionale 48/2012.
Il progetto, primo nel suo genere di prevenzione e contrasto alla corruzione, ha permesso di realizzare un percorso formativo su tutto il territorio veneto, coinvolgendo oltre 500 persone tra amministratori locali, dirigenti e funzionari della Pubblica amministrazione, dirigenti della Polizia locale, rappresentanti del mondo delle imprese, del sindacato, delle libere professioni e della scuola.
Come sottolineano Pierpaolo Romani, Coordinatore di Avviso Pubblico e Valeria Scafetta, giornalista, curatori del volume in tre parti contenente gli esiti di questa esperienza formativa : “Conoscere le mafie, costruire la legalità, oltre al titolo del progetto, è stato a tutti gli effetti anche l’obiettivo di coloro che hanno partecipato a questo percorso, sia in qualità di relatori che di uditori”, perché “il primo passo per prevenire e contrastare le mafie è quello di conoscerle”.
Per Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, “con l’approvazione della legge regionale 28 dicembre 2012, n. 48, la Regione del Veneto ha preso coscienza del proprio ruolo istituzionale nella costruzione degli strumenti di prevenzione e di contrasto alle mafie, favorendo la creazione di una rete virtuosa tra soggetti pubblici e privati, istituzioni e società civile, in un rinnovato approccio etico all’agire pubblico e alle scelte individuali per la lotta congiunta al malaffare”. Aggiunge Maria Rosa Pavanello, Presidente di ANCI Veneto che la cultura della legalità, il senso della responsabilità, il loro passaggio alle generazioni successive non van-no dati per scontati.
Senza dimenticare , come sostiene Roberto Montà, Presidente di Avviso Pubblico, che “spezzare i legami tra mondo mafioso e mondo politico, economico, del-le professioni e della società civile è un compito che non può spettare esclusivamente alle forze di polizia e alla magistratura, ma deve riguardare ciascuno di noi”.
Dall’analisi svolta risulta che in Veneto l’infiltrazione mafiosa si attua soprattutto sul versante economico-finanziario, considerando la sua vocazione industriale, commerciale, artigianale e turistica. Significativo è stato il numero delle ope-razioni sospette segnalate e rilevate nei Rapporti dell’UIF-Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, attraverso cui si è potuto mettere in evidenza la preoccupante presenza di una “zona grigia”, composta da persone insospettabili, che sono il filtro indispensabile per far passare in-genti capitali dall’economia criminale all’economia legale.
Non è certo un caso, sottolinea il Prof. Enzo Ciccante, Docente di Storia della Criminalità organizzata e di Storia delle mafie italiane rispettivamente presso le Università di Roma 3 e di Pavia, che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco abbia più volte negli ultimi anni sollevato il tema del rapporto tra crimine mafioso, riciclaggio ed economia.
La seconda parte del volume affronta il tema dell’economia del territorio. Studi empirici dimostrano che in Italia la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento di contratti di opere/forniture/servizi.
A riguardo scrive Roberto Terzo, Magistrato della Procura di Venezia,che le infiltrazioni criminali trovano un’ insospettata disponibilità negli attori economici, che si associa ad un declino etico e morale della società. Del resto- evidenzia Alberto Vannucci, Docente di Scienza politica all’Università di Pisa- lo sviluppo di mafie e corruzione è favorito dai medesimi fattori di ordine sociale e culturale che traggono alimento dalla debolezza dei legami di fiducia interpersonale e dal pessimismo dei cittadini sulla capacità dello Stato di tutelare i diritti della popolazione.
Nel settore degli appalti , in particolare, l’eccesso di regolazione del settore, con un’inflazione di norme che discendono a cascata dal livello europeo a quello nazionale e regionale fino a disposizioni regolamentari che incidono pesantemente in termini di burocratizzazione del settore, si riflette in ritardi e difficoltà nell’attuazione delle politiche di contrasto alla corruzione a livello locale. Altro aspetto indispensabile è, poi, come sottolineato da Luigi Cuomo, Coordinatore di SOS Impresa Campania, la valorizzazione delle esperienze dell’associazionismo antimafia, antiusura e antiracket, del Mezzogiorno del Paese può offrire, aumentando le opportunità di scambio culturale e civile.
Passando, infine, alla parte del libro dedicata alla cementificazione edilizia e selvaggia, Gianni Belloni, Coordinatore Osservatorio Ambiente e legalità del Veneto, osserva che il settore dell’edilizia, in virtù delle sue caratteristiche, rappresenta una straordinaria occasione di “socializzazione” per le mafie. Inoltre, quanto alle pratiche criminali nel ciclo dei rifiuti che fruttano molto denaro per Gianfranco Donadio, Magistrato della Procura nazionale Antimafia, Il terzo lato del triangolo dell’interazione con la criminalità organizzata, composto dagli altri due lati del surplus finanziario e della corruzione, è costituito dalla gestione degli inerti in cui esistono monopoli di matrice criminale, mentre si dovrebbe ripristinare il gioco della concorrenza, incoraggiando imprese pulite.
Per Luca Tirapelle, Avvocato, Presidente del Centro di Azione giuridica di Legambiente Veneto, il tema della corruzione nei pubblici uffici e degli illeciti ambientali, mette in luce un quadro di appalti lucrosi che, con la complicità di norme come quella regionale sulla finanza di progetto, ha creato lobby di affari e una vera cupola di imprenditori, politici e uomini delle Istituzioni, come nel caso del Mose. Aggiunge Alessandro Bratti, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti e su illeciti ambientali ad esso collegati, che due sono le strade che si dovrebbe continuare a seguire per contrastare il fenomeno degli illeciti ambientali: la semplificazione amministrativa accompagnata da un sistema di controlli efficaci.
Bisogna, infatti, ricordare che nell’area degli appalti il rischio di corruzione si annida, sia nella fase pubblicistica che nella fase di esecuzione del contratto, come sottolineato da Mariangela Zaccaria, Vicesegretario Generale del Comune di Milano, che ha adottato a partire dal 2000 il Patto di Integrità, considerato strumento anticorruttivo del Piano Nazionale Anticorruzione. Fondamentali sono, infatti, le segnalazioni qualificate dai Comuni, protagonisti attivi del contrasto, come evidenzia Mario Turla, esperto di Antiriciclaggio.
E da parte sua Luca Bertoni (Ufficio Tecnico del Comune di Merlino) ribadisce l’importanza del Protocollo di Legalità sottoscritto dalle parti istituzionali e sociali per declinare l’interesse pubblico in termini di legalità, e creare un “cordone sanitario” che tenga indenne il territorio dalla malavita.
Essenziale è, inoltre, per Francesco Vignola, Coordinatore del Dipartimento di Formazione Avviso Pubblico, lo scambio di buone prassi che consentano nei progetti formativi di ali-mentare reti territoriali virtuose per contrastare criminalità e corruzione.
Quanto alle Imprese pubbliche, Andrea Ferrarini, Consulente organizzativo in sistemi di gestione del rischio di reato, delinea tre azioni per il futuro, una volta entrate in vigore le linee guida ANAC-MEF: la prima riguarda il contesto interno con modifiche statutarie tra cui la nomina del RPC (Responsabile Prevenzione della Corruzione) e quello del RT (Responsabile della Trasparenza).
La seconda fase riguarda la comunicazione e la trasparenza, con la definizione dei dati e delle informazioni soggette all’obbligo di pubblicità. La terza azione riguarderà l’aggiornamento documentale con diverse attività, quali l’elaborazione del PPC (Piano di Prevenzione della Corruzione) e del PT (Programma Trasparenza), e la definizione di flussi informativi e delle procedure di segnalazione al RPC (per garantire la tutela dei Whistleblo-wers).
Infine, a conclusione di questa rapida carrellata delle principali opinioni espresse nel volume, una nota di ringrazia-mento va a Giuliano Palagi, Avvocato e Coordinatore della Commissione consultiva di Avviso Pubblico, per averci segnalato questo importante lavoro.
Come sottolinea nel suo articolo, contrastare e combattere la corruzione in Italia è una missione difficile ma possibile, che si realizza attraverso un grande impegno culturale senza mai abbassare la guardia. Non è casuale che dopo circa due anni dall’emanazione della Carta di Pisa è stata, infatti, presentata la “Carta di Avviso Pubblico. Codice etico della buona politica”, che è stata oggetto di grande attenzione degli organi di informazione ed è stata indicata come buona pratica dalla Commissione Parlamentare Antimafia e dall’United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute.