Ecco “7su7″, la rassegna stampa ragionata del team di comunicazione strategica SPIN (Strategy Politics Image Newsmaking)
Le aperture sono dedicate alla riforma del Senato e allo scontro tra Renzi e Grasso. Ampio spazio al caso Wolkswagen negli Stati Uniti e al conseguente crollo in Borso della casa automobilistica tedesca. Post Grecia, il viaggio del Papa e i casi Marino e Erri De Luca sono gli altri approfondimenti.
Riforma del Senato. Possiamo partire dai due opposti. L’Unità in prima pagina punta su un editoriale enfatico del direttore Erasmo D’Angelis titolato “Diciannove mesi dopo” incentrato sulla spinta riformatrice del Pd; il Fatto risponde col consueto Marco Travaglio dall’inequivocabile titolo “Le mille balle blu” con evidente e analitico riferimento al presidente del Consiglio.
In mezzo, sugli altri quotidiani, c’è la cronaca della giornata di ieri, con l’attacco di Renzi a Grasso per un’eventuale apertura sull’articolo 2, la vibrante risposta del presidente del Senato, l’iniziale non voto della minoranza Pd e infine l’accordo in Direzione.
Verderami sul Corriere scrive che “Renzi non avrebbe dovuto formalizzare un contrasto con il presidente del Senato peraltro evidente e per certi aspetti già pubblico”.
“Politica pop” la definisce Stefano Folli su Repubblica in un’analisi improntata alla “tutto è bene quel che finisce bene” con tiratina d’orecchi a Renzi. Anche se sulla stessa Repubblica fa impressione leggere il titolo: «L’ira del presidente “Quelle della mafia erano minacce, lui non fa paura”».
Federico Geremicca su La Stampa evidenzia come il grande abbaiare dei giorni scorsi da parte della minoranza Pd non abbia prodotto il benché minimo morso e scrive di un Renzi che maramaldeggia in direzione.
Anche Lina Palmerini sul Sole sottolinea l’insolita assenza di Bersani dalla Direzione del Pd dopo le intense polemiche dei giorni scorsi.
Secco come al solito il titolo di Libero: “Senato, la minoranza ingoia l’accordo”. Il pezzo è di Elisa Calessi.
Claudio Cerasa sul Foglio scrive che a Renzi manca poco per scacciare quella che definisce l’opposizione Tsipras.
Bersani rilascia un’intervista a Repubblica: “A vincere è il metodo Mattarella e Verdini non serve. Si allontana il rischio deriva autoritaria. Italicum? Non è tempo di aprire una nuova questione”. E ancora: “Il punto su cui non ci capiamo è che io non voglio nulla. Se non un Pd che sia il grande partito del centrosinistra”.
Meno entusiasta è il senatore Gotor alla Stampa: «Se c’è l’elettività per noi va bene, ma i “se” sono grandi come una casa».
Alla fine, scrive Galluzzo sul Corriere, per Renzi i dissidenti saranno al massimo cinque.
Caso Marino. Il sindaco di Roma, sotto accusa per il suo viaggio negli Stati Uniti, rilascia un’intervista al Messaggero: «Vado negli Usa per aiutare Roma. Quello di Bergoglio negli Stati Uniti è un evento importante, quando mi hanno invitato a giugno ho detto sì con piacere. Lì ho una serie di incontri che potrebbero portare donazioni ai siti archeologici per 40-50 milioni. Devo fare doppio lavoro, occuparmi di buche e trovare soldi per i monumenti. La città è sporca, i privati entrino in Ama con una maggioranza pubblica come accaduto in Acea. Dopo il 2023, lascio».
Erri De Luca. In difesa dello scrittore – la Procura di Torino ha chiesto otto mesi per istigazione al sabotaggio della Tav Torino-Lione – Michele Serra e Massimo Gramellini. Il giurista Carlo Federico Grosso, intervistato dal Fatto, dice: «I reati di opinione sono in astratto ovviamente pericolosi. Se gestiti correttamente dalla magistratura costituiscono invece uno strumento di protezione giuridica. Le sue parole furono pericolose per il contesto, per il clima di tensione che in quel momento c’era».
Wolkswagen. Crollo in Borsa (-18,6%) della casa tedesca accusata dall’Agenzia di protezione dell’ambiente americana di aver truccato l’algoritmo relativo alle emissioni dei motori diesel montati su auto negli Stati Uniti. L’amministratore delegato Winterkon si scusa, intanto il rischio è una mega multa da 18 miliardi di dollari.
Alessandro Merli sul Sole scrive: «Il danno reputazionale è già fatto, soprattutto se l’inchiesta, come sembra inevitabile, dovesse allargarsi alla Germania e all’Europa».
«Non è casuale – scrive il Corriere – che questa turbolenza arrivi cinque mesi dopo il duello che Plech, presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo, aveva ingaggiato proprio contro Winterkorn, coinvolgendo anche i membri della famiglia Porsche e accusandolo di non essere più in grado di tenere sotto controllo il gruppo».
Paolo Griseri su Repubblica: “I tedeschi rischiano la leadership, adesso Toyota e General motors si giocano lo scettro. La casa di Wolfsburg in difficoltà voleva riscattarsi con il nuovo motore diesel”.
Grecia. La Stampa: “Tsipras giura da primo ministro, la prossima sfida è sulle banche. L’Ue vuole vincolare alle riforme gli aiuti agli istituti di credito vicini al collasso”.
Editoriale sul Corriere di Paolo Mieli: “Lezione di realismo da Atene. La storia è piena di leader progressisti che giunti al potere si rendono conto di non poter mantenere le promesse e si vedono costretti a scaricare i deputati irriducibili. Ieri capitò a Mitterrand, oggi a Tsipras”.
Grecia e dintorni. Luciano Gallino su Repubblica scrive che l’Italia ha due buoni motivi per uscire dall’euro, “tema di cui si parla in tutta Europa (Germania compresa)”.
Economia. La Stampa: “Le cinque tasse che strangolano le micro-imprese italiane. Secondo Confartigianato, Irap, Imu, Tasi e le addizionali costano in media 11milaeuro. I settanta miliardi di euro di imposte all’anno rischiano di mandare in crisi i piccoli artigiani”.
Lettera di Bankitalia alla Bce sui pericoli di «un significativo aumento delle richieste» alle banche. Il Sole sintetizza così: “Bankitalia: ripresa a rischio con la stretta sul capitale. Il credito non riparte con «un arbitrario irrigidimento degli obiettivi».
Sul Corriere il piano del governo per le pensioni anticipate: “servirà un accordo con l’azienda”.
Esteri. Questione migranti, Repubblica intervista il ministro degli esteri francese Laurent Fabius: «La risposta alla crisi dei migranti non è la chiusura delle frontiere. Bisogna porre fine al conflitto in Siria».
Del dossier sulla visita del Papa negli Stati Uniti scegliamo l’intervista del Corriere al gesuita progressista Thomas Reese: «Su clima e migranti scuoterà l‘America con i suoi simbolismi».
Curiosità. Sul Corriere intervistina a Enrico Mentana che rivela di non aver mai avuto la patente. A proposito del “fascino perduto della patente: non è più la richiesta dei nostri figli a 18 anni”.