Se ne va quello che non t’aspetti, o almeno che non m’aspettavo io. Il governatore del Wisconsin Scott Walker ha annunciato di avere sospeso la sua campagna per la nomination repubblicana alla Casa Bianca. E’ il secondo ritiro fra gli aspiranti repubblicani, dopo quello dell’ex governatore del Texas Rick Perry, ufficializzato l’11 settembre. Il lotto dei candidati, che resta affollatissimo, si riduce ora a 15.
Quand’era sceso in campo, in primavera, Walker pareva destinato a essere un protagonista della corsa: personalmente, lo consideravo uno da ‘final four’, insieme a Jeb Bush, Marc Rubio e a un’eventuale sorpresa. Mi sbagliavo.
Fino ad agosto, il governatore del Missouri era praticamente sempre stato in doppia cifra nei sondaggi, secondo al massimo a Jeb Bush prima dell’avanzata di Donald Trump. Al dibattito televisivo di Cleveland, nel Texas, era ancora all’11%, ma poi è sceso e, dopo il dibattito della scorsa settimana a Simi Valley, s’è ritrovato all’1%.
Eppure, ancora credevo che almeno una mezza dozzina di candidati avessero più motivi per andarsene di lui; o meno motivi di lui per restare in corsa.
Un avversario in meno per Trump e per tutti, dunque. Il magnate dell’immobiliare rimane in testa nei sondaggi nonostante un calo vistoso dopo l’ultimo dibattito –è comunque sopra il 20%-, mentre dietro di lui Carly Fiorina, l’unica donna, ha raggiunto o scavalcato, intorno al 15%, Ben Carson, l’unico nero. Non a caso, i tre non politici sono avanti a tutti i politici: anche negli Usa, è la stagione dell’antipolitica.
Nel discorso di addio alla corsa alla nomination, a Madison, la capitale del suo Stato, Walker, senza mai citarlo, ha attaccato Trump, sostenendo che la campagna repubblicana è stata finora troppo segnata da “attacchi personali”. Walker ha quindi esortato altri candidati, senza però indicarli per nome, a lasciare la corsa, “per permettere al messaggio positivo di emergere”.
Il governatore del Missouri ha citato ad esempio Ronald Reagan e l’ottimismo che caratterizzava il 40o presidente americano. Non è escluso che, abbandonando ora, Walker, ancora giovane, 48 anni, abbia inteso evitare uno sperpero di denaro –i fondi gli erano venuti as mancare, dopo che lui aveva deluso le attese iniziali- e salvaguardare la sua immagine in vista di una eventuale candidatura 2020.
Ma non è neppure escluso che il suo ritiro nasca dal desiderio di evitare l’emergere di ‘scheletri nell’armadio’ o da intese con qualche altro candidato vicino all’establishment repubblicano, anche se Walker non ha dato il proprio endorsement a nessun altro aspirante. (fonti vv- gp)