Schermi giganti all’ombra della cupola a Capitol Hill, fuori il Congresso degli Stati Uniti. Papa Francesco ha parlato al popolo americano dalla sua sede più rappresentativa: il primo Papa della storia nell’arena politica americana.
Il Congresso Usa a Camere riunite ha accolto con una standing ovation Papa Francesco appena entrato nell’aula. Oltre tre minuti di applausi. Bergoglio ha risposto salutando con la mano e, prima di salire sul palco, ha stretto la mano al segretario di Stato, John Kerry. In prima fila con Kerry, tra gli altri, il vicepresidente Usa Joe Biden, l’intero gabinetto del presidente Barack Obama, i giudici della Corte Suprema, il segretario al Tesoro Jacob Lew.
IL RINGRAZIAMENTO
“Sono grato per il vostro invito a parlare davanti al Congresso della terra della libertà e la casa del coraggio”. Così, citando un passaggio dell’inno nazionale statunitense, Papa Francesco ha iniziato il suo discorso a Capitol Hill salutato da una seconda standing ovation da parte dei membri del Congresso.
ODIO E VIOLENZA
“Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore di prendere il loro posto”, è stato il monito di papa Francesco. “Questo è qualcosa che voi, come popolo, rifiutate”, ha aggiunto. “La nostra, invece – ha detto ancora il Papa -, dev’essere una risposta di speranza e di guarigione, di pace e di giustizia”.
I FONDAMENTALISMI
“Nessuna religione è immune da forme di inganno individuale o estremismo ideologico”. Ha continuato il Pontefice. “Questo significa – ha aggiunto – che dobbiamo essere particolarmente attenti ad ogni forma di fondamentalismo, tanto religioso come di ogni altro genere”.
LUTHER KING
Il Papa ha parlato del tema dei migranti ricordando Martin Luther King e la marcia che guidò da Selma a Montgomery cinquant’anni fa “come parte della campagna per conseguire il suo ‘sogno’ di pieni diritti civili e politici per gli Afro-Americani”. “Quel sogno continua ad ispirarci – ha proseguito -. Mi rallegro che l’America continui ad essere, per molti, una terra di ‘sogni’. Sogni che conducono all’azione, alla partecipazione, all’impegno. Sogni che risvegliano ciò che di più profondo e di più vero si trova nella vita delle persone. Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà”. ”
GLI IMMIGRATI
“Noi, gente di questo continente – ha quindi affermato -, non abbiamo paura degli stranieri, perché molti di noi una volta eravamo stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati”. “Tragicamente, i diritti di quelli che erano qui molto prima di noi non sono stati sempre rispettati”, ha ancora ricordato Bergoglio. “Per quei popoli e le loro nazioni, dal cuore della democrazia americana, desidero riaffermare la mia più profonda stima e considerazione – ha aggiunto -. Quei primi contatti sono stati spesso turbolenti e violenti, ma è difficile giudicare il passato con i criteri del presente. Tuttavia, quando lo straniero in mezzo a noi ci interpella, non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato”.
LE CITAZIONI
Il presidente Abraham Lincoln, il leader nero antirazzista Martin Luther King, l’attivista
sociale Dorothy Day, il monaco Thomas Merton: sono “quattro grandi americani” di cui “onorare la memoria”, che Papa Francesco cita nel suo discorso al Congresso Usa. “Nonostante la complessità della Storia e la realtà della debolezza umana – premette il Pontefice – questi uomini e donne, con tutte le loro differenze e i loro limiti, sono stati capaci con duro lavoro e sacrificio personale, alcuni a costo della propria vita, di costruire un futuro migliore. Hanno dato forma a valori fondamentali che resteranno per sempre nello spirito del popolo americano”. Sottolinea il Papa: “Un popolo con questo spirito può attraversare molte crisi, tensioni e conflitti, mentre sempre sarà in grado di trovare la forza per andare avanti e farlo con dignità. Questi uomini e donne ci offrono una possibilità di guardare e di interpretare la realtà”.
LA FAMIGLIA
“Quanto essenziale è stata la famiglia nella costruzione di questo Paese! E quanto merita ancora il nostro sostegno e il nostro incoraggiamento! Eppure non posso nascondere la mia preoccupazione per la famiglia, che è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. A rischio di banalizzare, potremmo dire che viviamo in una cultura che spinge i giovani a non formare una famiglia, perché mancano loro possibilità per il futuro. Ma questa stessa cultura presenta ad altri così tante opzioni che anch’essi sono dissuasi dal formare una famiglia”.
LA PENA DI MORTE
“Ricordiamo la Regola d’Oro: «Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te» (Mt 7,12). Questa norma ci indica una chiara direzione. Trattiamo gli altri con la medesima passione e compassione con cui vorremmo essere trattati. Cerchiamo per gli altri le stesse possibilità che cerchiamo per noi stessi. Aiutiamo gli altri a crescere, come vorremmo essere aiutati noi stessi. In una parola, se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo vita, diamo vita; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità. La misura che usiamo per gli altri sarà la misura che il tempo userà per noi. La Regola d’Oro ci mette anche di fronte alla nostra responsabilità di proteggere e difendere la vita umana in ogni fase del suo sviluppo. Questa convinzione mi ha portato, fin dall’inizio del mio ministero, a sostenere a vari livelli l’abolizione globale della pena di morte. Sono convinto che questa sia la via migliore, dal momento che ogni vita è sacra, ogni persona umana è dotata di una inalienabile dignità, e la società può solo beneficiare dalla riabilitazione di coloro che sono condannati per crimini. Recentemente i miei fratelli Vescovi qui negli Stati Uniti hanno rinnovato il loro appello per l’abolizione della pena di morte. Io non solo li appoggio, ma offro anche sostegno a tutti coloro che sono convinti che una giusta e necessaria punizione non deve mai escludere la dimensione della speranza e l’obiettivo della riabilitazione”.
(IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AL CONGRESSO USA)