Un vertice di portata storica. Per la prima volta il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping ha toccato il suolo americano in veste ufficiale per una visita di Stato e per un incontro bilaterale con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
Tante e delicate le questioni sul tavolo della sala ovale: ambiente, guerra informatica, rapporti commerciali e militari. Temi su cui i due leader hanno trovato alcuni importanti punti di incontro nonostante le tensioni tra i due paesi.
L’ACCORDO “VERDE”
Uno su tutti, l’impegno per il taglio delle emissioni e alla lotta ai cambiamenti climatici. Per il 2017 Pechino si impegna a rispettare un programma nazionale basato sul concetto del “cap-and-trade” che – prevedendo un budget annuale di emissioni e permettendo alle aziende di comperare o vendere quote di CO2 – di fatto limiterà e imporrà un prezzo alle emissioni di gas serra. Si tratta – secondo alcuni osservatori – di un passo in avanti per ridurre l’inquinamento da parte delle maggiori industrie. Con questo accordo “verde”, Xi Jinping ribadisce e rafforza con Obama l’intesa su cui si basa la storica iniziativa congiunta annunciata a Pechino lo scorso anno, che il presidente americano spera inneschi uno sforzo multilaterale anche in vista del summit di Parigi sul clima.
«Quando le due più grandi economie del mondo, nonché i maggiori consumatori di energia ed emettitori di carbonio si uniscono in maniera concorde sullo stesso tema, allora non c’è ragione per gli altri paesi, sviluppati o in via di sviluppo, di non fare altrettanto», ha spiegato Obama.
I DUBBI SULL’ATTUAZIONE DELL’ACCORDO
C’è chi, come Bloomberg, ritiene che se la Cina produce ancora circa il «64% della sua energia da carbone e dalle emissioni di carbonio, queste percentuale continuerà a crescere per i prossimi anni prima che avvengano eventuali riduzioni». Secondo quanto riporta La Stampa rimangono ostacoli che potrebbero rendere difficile l’attuazione dei progetti di Xi Jinping. «Attualmente, le imprese che operano in Cina non credono che il sistema di “cap and trade” sarà giusto. Il governo – si legge – è intervenuto tantissimo nell’economia, e ha taroccato statistiche per favorire alcuni e punire altri. Anche le recenti ampie fluttuazioni della Borsa di Pechino sono in parte causa dei valori mantenuti artificialmente alti da Pechino. Sicuramente ci vorranno anni prima che il sistema funzioni bene, e più tempo ancora per integrare tutte le aziende del paese al programma».
Di certo c’è che, con il limite ai gas serra, si aggiunge un altro – seppur piccolo – tassello nella costruzione del ponte fra Pechino e Washington, i cui lavori però procedono a rilento su molti altri fronti.
LA DIFFICILE QUESTIONE DEI DIRITTI UMANI
Basti pensare alla questione dei diritti umani. Se durante il suo discorso dalla south lawn della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha scandito il suo messaggio affermando che «le nazioni hanno più successo quando le aziende possono competere su uno stesso livello e i diritti umani sono rispettati», Jinping non si è mostrato molto aperto su questo punto limitandosi a ribadire: «Democrazia e diritti umani sono un obiettivo condiviso dall’umanità», ma anche »dobbiamo riconoscere le nostre differenze». Perché, concede poi Xi, «lo scontro non è la strada giusta».
I NODI SULLA CYBER SICUREZZA
Rimangono ancora divergenze anche sul cyber-spionaggio, che verrà affrontato da due diversi gruppi di esperti che si incontreranno con cadenza periodica due volte anno per contrastare i furti informatici di proprietà intellettuali. Le attività cominceranno entro fine 2015 e i due gruppi si coordineranno regolarmente due volte all’anno. «Le regole in questa area non sono ben sviluppate» ha spiegato Obama, ribadendo anche la possibilità di applicare sanzioni nel caso in cui la Cina non rispetti l’accordo. Il consenso con Washington sul tema più spinoso da affrontare nel bilaterale tra i due presidenti è stato sottolineato anche dallo stesso Xi. «Lo scontro e le frizioni – ha detto – non sono la risposta adeguata». Politico assicura che l’esito del dialogo sulla questione della cyber security ha subito incontrato lo scetticismo dei parlamentari, con l’ex presidente del Permanent Select Committee on Intelligence, Mike Rogers, che ha definito l’accordo «assolutamente inutile».
LA DISPUTA TERRITORIALE E L’ACCORDO SULLA LOTTA AL TERRORISMO
Nessun accordo sostanziale, invece, sulle dispute di sovranità in corso nel Mare Cinese Meridionale, un segnale che la Cina non intende retrocedere dalle proprie rivendicazioni nei confronti di altri Paesi della regione, su tutti Filippine e Vietnam. Pechino ha sottolineato Xi, sostiene «la libertà di navigazione in base alle leggi vigenti», una frase ripetuta più volte in passato che, sottolinea Bloomberg, non mostrerebbe passi avanti nelle discordie. Quasi nessun accenno alla Corea del Nord e al tema della denuclearizzazione. Tra i punti di accordo c’è, invece, la lotta al terrorismo, giudicato da Cina e Stati Uniti «nemico comune dell’umanità».
L’ECONOMIA
Difficile anche la comunione di intenti sul fronte dell’economia dove, da un lato, gli Stati Uniti vogliono che Pechino si muova più aggressivamente verso un’economia maggiormente basata sul mercato e, dall’altro, la Cina vuole il sostegno degli Stati Uniti per il riconoscimento esplicito del Fondo Monetario Internazionale dello yuan come valuta di riserva.
L’accordo green e la mezza intesa sul cyber-spionaggio costituiscono, insomma, gli elementi principali di questo storico bilaterale alla Casa Bianca, che Xi Jinping spera possa lanciare «un nuovo modello di relazioni tra Paesi maggiori». Affermazione che esprime la necessità di una nuova relazione tra Cina e Stati Uniti, con approccio egualitario reciproco da parte di entrambe le sponde del Pacifico. La strada è ancora tutta in salita ma «parte dell’accordo nello scenario mondiale è impegnarsi a fare di più», assicura Obama, «e i miei capelli grigi lo testimoniano».