Tutti hanno momenti di depressione, ma non tutti hanno la fortuna di avere a disposizione una chitarra che permetta loro di stare meglio o di guarire scrivendo canzoni.
La voce fuori campo è di Amy Winehouse, il documentario è di Asif Kapadia, regista del pluripremiato documentario Senna e del suo ultimo film intitolato Amy-The girl behind the name, che racconta la persona, la cantautrice talentuosa dietro l’immagine stereotipa che il pubblico si è fatto di lei.
Mentre le persone comuni, come me, la domenica mattina per smaltire frustrazioni e tristezza cucinano il ragù o si dedicano al giardinaggio, lei suona la chitarra e scrive canzoni. Amy Winehouse usa la scrittura come forma catartica, come una terapia attraverso cui elaborare le emozioni più difficili creando bellezza con l’inutilità.
Sui filmati originali scorrono in sovrimpressione i testi delle canzoni.
Tu dovresti essere più forte di me, hai sette anni più di me Non sai che si suppone che tu dovresti essere l’uomo, non l’amico con cui confrontarsi che tu pensi io sia
Hai sempre avuto ragione, non m’importa! Ho sempre dovuto consolarti quando ero qui
Ma ciò di cui avevo bisogno era che tu mi accarezzassi i capelli!
Perché ho dimenticato tutto dei piaceri di un amore giovane
Mi sento come una signora, mentre tu sei il mio ragazzino.
Stiamo nuotando dentro Stronger than me e ci emozioniamo, come quando una poesia o una persona ti arriva al cuore e ci viene in mente quel nostro amore travagliato, e lei che lo ha trasformato, sublimato. Tutti sanno come cantava, ma forse solo pochi si rendono conto di quanto scrivesse bene. Ha scritto testi e musica: tutto era suo e poche cose ci aiutano a conoscerla meglio.
Era una bambina sorridente e vivace ed io non riuscivo mai a dirle di no, racconta la madre, annichilita dalla fallita storia d’amore con il padre di Amy. Poi ci domandiamo che fine ha fatto tutta quella vitalità, il suo umorismo dirompente. Ascoltiamo Rehab, da cui ha avuto inizio il suo successo planetario e la sua discesa su un piano inclinato. E quel verso continua a ronzarci in testa come un’ossessione:
Hanno provato a farmi andare in riabilitazione
Ma io ho detto “no no no”
Si mi sono infuriata ma
Quando tornerò tu saprai saprai
Non ho il tempo e se mio padre crede che io stia bene
Vuol dire che è stanco di provare a mandarmi in riabilitazione
Ma non andrò non andrò
Asif Kapadia racconta “ È successo qualcosa con Amy Winehouse e io volevo capire come questo qualcosa potesse essere accaduto proprio davanti ai nostri occhi… non si è trattato di un episodio improvviso: in qualche modo sapevamo che sarebbe potuto accadere, perché Amy stava percorrendo quella strada” Con la sua pettinatura anni cinquanta e l’eyeliner nero spalanca gli occhi incredula quando vince i Grammy e in un’intervista dice “non credo che diventerò mai famosa, non voglio diventare una star, sono solo una ragazza che canta…più la gente mi conosce più capisce che l’unica cosa che so fare è la musica”.
E il suo amore travagliato con Blake Fielder, raccontato in Back to Black, che gli è valso sei Grammy Awards, con i famosi versi
He left no time to regret
Kept his dick wet
With his same old safe bet
Me and my head high
And my tears dry
Get on without my guy
You went back to what you knew
So far removed from all that we went through
And i tread a troubled track
My odds are stacked
I’ll go back to black
Dopo aver registrato questo brano lei dice con occhi limpidi di bambina mai cresciuta “ non vi sembra che la fine è un po’ triste?” e parlando di Black Fielder “mi sono innamorata di qualcuno per cui avrei dato la vita”. E lui di lei ”È una delle artiste più autentiche…e il mondo ne voleva un pezzo”.