Pubblichiamo con l’autorizzazione dell’autore l’editoriale odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
Sgombriamo subito il terreno dagli equivoci: Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ha vinto in modo netto e indiscutibile le primarie del centrosinistra, intercettando, nel ballottaggio, il 60% dei consensi. Renzi, ottenendo il 40% dei voti, è stato risolutamente sconfitto ma ha anche portato a casa un risultato che nessuno, realisticamente, avrebbe potuto prevedere anche solo un anno fa. E questo perché Renzi, nel Pd, è considerato un corpo estraneo dalla nomenklatura che ha in mano il partito. Renzi, innanzitutto, è l’unico, fra i big, che non viene né dal Pci, né dalla scuola delle Frattocchie. È l’unico a non essere stato scelto da Enrico Berlinguer. È l’unico che parla fluentemente l’inglese e non l’auènaganàss alla Alberto Sordi di Un americano a Roma e quindi ha, da sempre, un occhio diretto e non mediato sull’estero.
Ebbene Renzi, così estraneo all’establishment democrat, ha deciso, con una buona dose di incoscienza, di affrontarlo a mani nude, disponendo di un camper, pochi euro e un gruppo di volonterosi. Renzi non aveva contro solo l’intera struttura del Pd che è un partito professionale, formato da funzionari pagati dal partito e da corti di amministratori locali, di società partecipate, di enti vari. Politici cioè a tempo pieno che da sempre lavorano, direttamente o indirettamente, per il partito, dalla benevolenza del quale dipendono il loro futuro e loro carriera. Per dare l’idea della presa del Pd sui suoi parlamentari, si può ricordare che solo il 5% di essi si è dichiarata a favore di Renzi.
Alla parete liscia e senza appigli della folta nomenklatura professionale del Pd, si è aggiunta, controRenzi, anche la Cgil. Avere contro la Cgil, se ci si vuole affermare a sinistra, è come voler spostare un carro armato con i denti. La Cgil infatti, una volta, era la cinghia di trasmissione del Pci, adesso le parti si sono rovesciate nel senso che è il Pd che è diventato la cinghia di trasmissione della Cgil. Non a caso è il partito, adesso, che non può permettersi di muover foglia che la Cgil non voglia, anche quando i suoi leader dicono, ma solo in privato, che vorrebbero sganciarsi da questa dipendenza che, alle volte, anche per loro, rischia di diventare soffocante. Ecco perché il 40% preso da Renzi è un vero e proprio miracolo. Con conseguenze imprevedibili.