C’è un aumento di capitale in vista per Fincantieri? E’ l’ipotesi che è analizzata in queste ore da analisti e banche d’affari sul gruppo capitanato da Giuseppe Bono. I report sono successivi al profit warning lanciato dalla controllata di Fincantieri, Vard Holdings, quotata a Singapore e che costruisce navi di supporto al settore del greggio.
EFFETTO BRASILE
A rischio sono i conti del trimestre e di tutto l’anno ed è stata la stessa capogruppo ad annunciarlo: a pesare sono i cantieri brasiliani e il contesto difficile di quel Paese che rischiano di far chiudere l’anno con un rosso. Nel primo trimestre il fatturato di Vard ha pesato su quello consolidato di Finmeccanica per il 27,5%. Ora non resta che aspettare il 10 novembre, giorno di presentazione del bilancio, per conoscere i dettagli di questo warning.
IL REPORT DI EQUITA
Secondo Giuseppe Mapelli, analista di Equita sim, “scontando non solo il profit warning ma anche una raccolta ordini più debole sul biennio 2016-2017 che incorporano un recupero più lento del settore E&P offshore e costi di ristrutturazione di 750 milioni di corone norvegesi (circa 80 milioni di euro) per Vard nel 2016 si ipotizza un taglio di circa il 30% della forza lavoro che nel 2014 è costata 2,5 miliardi di corone. La revisione ha comportato un taglio medio del -15% delle stime di ebitda adjusted per Fincatieri da qui al 2017. Sulla base delle nuove stime abbiamo tagliato la valutazione del -13% (11,5 volte gli utili 2017). A proposito dell’indiscrezione riportata dal Corriere della Sera secondo cui Fincantieri avrebbe allo studio un aumento di capitale da più di 500 milioni di euro, la società si è limitata a una smentita debole in cui ha dichiarato che al momento non sono state prese decisioni in merito all’operazione. Un aumento di capitale da 500 milioni finalizzato esclusivamente al deleverage avrebbe un effetto diluitivo del 20% circa con un PE 2017 che salirebbe da circa 10 a circa 12.5”. Intanto Equita ha tagliato il giudizio a hold e il target price a 0,76 centesimi.
I CONSIGLI DI IMI SULL’AUMENTO
Anche Banca Imi ha alzato l’attenzione su Fincantieri in attesa che l’orizzonte si schiarisca. Secondo Imi l’aumento di capitale potrebbe servire a “ottimizzare la struttura finanziaria e finanziare il previsto aumento di capitale circolante relativo alla produzione significativa di navi da crociera”, con un effetto diluitivo importante su fatturato e titolo.
L’ANALISI DI KEPLER
“Abbiamo tagliato le nostre stime di Ebitda al 2016 di circa il 20% in varie analisi dalla quotazione del luglio 2014 – scrive l’analista di Kepler Matteo Bonizzoni – in base a una combinazione di previsioni di debolezza materiale per Vard e di minor progresso dei margini per il business core della cantieristica. Per quest’ultimo, il forte progresso degli arretrati non si è finora tradotto in migliori margini a causa di una combinazione di fattori negativi, che non ci aspettiamo cambi fino alla metà del 2016”. A peggiorare sono anche le stime di debito netto e le proiezioni di Fincantieri: “Pesa proprio la cantieristica, in cui l’80% del valore delle navi si incassa solo alla consegna – sporga ancora Bonizzoni – questo si tradurrà in un debito di circa 0,4 miliardi di euro di cui 0,3 miliardi da assorbire nel corso di quest’anno, il che implica un calo del 30% nel free cash flow”. L’aumento di capitale di cui si parla, “pari al 40% della capitalizzazione attuale potrebbe servire a bilanciare la struttura finanziaria. Rimane inoltre in campo il possibile delisting i Vard su cui il management non ha ancora chiarito la propria posizione”.
MEDIOBANCA NON CAMBIA GIUDIZIO
Infine Mediobanca non cambia la propria opinione sul valore del titolo Fincantieri e conferma quindi il suo buy con prezzo obiettivo di 0,97 centesimi, ma non esclude pressioni sull’azione proprio a causa delle ultime vicende.