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Il parere della Confedir sul progetto Sanità della Regione Veneto

Di Stefano Biasoli

Da oltre 20 anni la Confedir e le organizzazioni sindacali da essa rappresentate,  hanno elaborato proposte concrete sulla revisione dell’organizzazione sanitaria veneta, volte non solo ad ottenere un mero risparmio di spesa, ma anche – e soprattutto – una modernizzazione qualitativa e quantitativa della offerta/risposta sanitaria ai cittadini veneti, sani o malati che siano.

Esemplificando una complessa (ma obbligata) riduzione del numero delle aziende sanitarie venete, risulta necessaria una loro ristrutturazione tecnico-funzionale per adeguare il sistema alle risorse disponibili ed alla crescente richiesta di prestazioni ambulatoriali, Day Hospital- Day Surgery, riabilitazioni, assistenza oncologica e prevenzione.

Per questo, per alcuni aspetti, il progetto di legge 23/2015 era auspicato, ma purtroppo, per molti altri, esso si rivela essere limitato, carente, finanche pericoloso.

ESAME DELLA RELAZIONE ACCOMPAGNATORIA E DEL DL 23/2015.

Spendere meglio aumentando i servizi per non accrescere la “spesa di un euro in più” creando l’Azienda zero, con lo scopo di  “unificare e centralizzare in capo ad un unico soggetto tutte le funzioni di programmazione, attuazione, governance del Ssr, riconducendo ad essa tutte le attività di gestione tecnico-amministrativa”.  Piu’ chiaro di cosi!

Con la creazione della Azienda zero il Ssr diventa veneziocentrico, unidiretto, scopiazzando altri modelli sanitari regionali.

Si accentra, per risparmiare, per semplificare la gestione (amministrativa o sanitaria ?), per avere più efficienza. Ci permettiamo di dubitare.

La centralizzazione di beni e servizi (tutti? Anche quelli clinici?) “garantirà maggiore efficacia e appropriatezza dei prodotti acquistati, frutto della comparazione tra le caratteristiche tecniche ed i costi”. Affermazione pesante, che potrebbe essere considerata o un atto di accusa sulla tipologia delle attuali  gare aziendali per le forniture sanitarie oppure il revival di vecchi (decennali) sospetti sui loro costi.

Insomma, si tratta di un testo già visto almeno quindici anni fa “maggior trasparenza dell’azione amministrativa, controllo più agevole dell’efficienza-efficacia, rafforzamento della programmazione regionale”.

Frasi a effetto, già lette e sentite decine di volte. Frasi che mascherano il chiaro tentativo di monopolizzazione regionale della programmazione della  spesa e dei bisogni sanitari, comprimendo (annullando?) le scelte aziendali.

Da ciò, la riduzione del numero delle Aulss (Azienda Unità Locale Socio Sanitaria vigente in Veneto) e la creazione dell’Azienda zero: insomma una centralizzazione della sanità regionale, inspiegabile in una Regione come il Veneto, in cui i possibili “sprechi” sarebbero bene identificabili, come eziologia e come effetti.

Architettura del nuovo Sssr: sette Aulss, una per Provincia, due Aoui, Aziende Ospedaliere Universitarie Integrate di Verona + l’IOV (Istituto Oncologico Veneto), senza  intaccare i servizi ma riducendo la spesa legata alle direzioni strategiche e agli organi aziendali”.

La nuova governance sanitaria (sul modello toscano), è un’ evoluzione del Ssr attraverso la creazione dell’Azienda Zero, (programmazione, controllo, gestione delle funzioni regionali) maxistruttura e questa trasformerà le Aulss residue in semplici erogatrici di servizi sanitari, decisi dalla struttura centrale stessa.

In pratica, un modello centralistico , ben lontano dalla storia sanitaria veneta, iniziata con trentasei Aulss, alcuni decenni fa. A questo “ente strumentale regionale”, saranno “attribuiti compiti che altri soggetti non svolgeranno”.

Compiti ora ignoti: potrebbero riguardare sia tutte le gare socio-sanitarie aziendali, ora, e provinciali, domani, sia quelle relative ad aspetti amministrativi che quelle relative ad aspetti sanitari “puri”. Su questo, il ddl non elimina i nostri dubbi e le nostre riserve, anzi, esso recita “funzioni di programmazione ed attuazione sanitaria e socio-sanitaria; coordinamento e governance dell’intero Ssr”con assorbimento delle relative competenze ora attribuite alle strutture periferiche regionali.  Infatti all’A. Zero competono: “analisi, proposte, programmazione finanziaria, elaborazione degli obiettivi per i dg delle sette/dieci Aulss;  governance (acquisti, risorse umane e non, formazione, accreditamento, definizione obiettivi del Ssr, urp, flussi informativi, auditing, coordinamento uffici legali delle Aulss, indirizzi contabili, la gestione sanitaria accentrata).

Insomma, il Veneto copia il modello “toscano”, accentrando tutto il SSR a Venezia e creando, in periferia, una serie di figure dirigenziali poco autonome, ma comunque responsabili dei bilanci delle rispettive Aulss.

L’Azienda zero sarà controllata dalla giunta regionale “anche attraverso organismi terzi” Ma non finisce qui. Si  identificano come organi di siffatta azienda : il dg  ed il Collegio Sindacale.

In realtà il dg dell’A. Zero è un predestinato perché non solo nomina direttore sanitario, direttore amministrativo, l’OIV (Organismo Indipendente di Valutazione), i responsabili delle strutture interne ma decide anche le dotazioni organiche ed è inoltre gestore e responsabile di tutto, nominando finanche il collegio sindacale, ossia i suoi controllori.

Nei fatti si tratta di una figura onnipotente, sulla quale il Comitato di indirizzo può poco (“verifica la conformità dell’azione dell’A.Zero e ne riferisce alla giunta”).

Alla luce di questi testi e di queste scelte, la Confedir chiede alla regione Veneto i motivi sottostanti a una siffatta centralizzazione regionale della sanità veneta, centralizzazione che ricorda lo schema toscano, ma che – rispetto alla nascita di quello- compare in ritardo di almeno tre lustri.

Non solo, ma ci chiediamo (e chiediamo) quale sarà il budget di questa Azienda Zero ovvero quale % di risorse sanitarie regionali (valutabili sugli 8 miliardi) sarà direttamente affidata alla stessa. Non si tratta certo di una questione marginale, ma da puntualizzare, con specifiche tabelle progettuali.

A chi fosse sfuggito, ricordiamo che la GSA (Gestione Sanitaria Accentrata ) sarà definita con un atto specifico (regolamento) dell’A. Zero, ossia con un atto del dg.

Poiché la Confedir è composta da organizzazioni sindacali e da soggetti “scafati”, ovvia la domanda conseguente. A chi competerà – nei fatti – la programmazione regionale sanitaria e il futuro assetto del Ssr? A Zaia, a Coletto o al futuro dg dell’azienda “zero”? Una cosa è certa: se il modello è quello toscano, qualcuno punterà, prima o poi,  a ridurre ulteriormente il numero delle Aulsc con un secondo passaggio programmatorio.

E che ne sarà delle due Aziende Integrate e dello Iov in siffatto modello?

A chi spetterà la contrattazione regionale ossia la discussione regionale dei contratti nazionali: all’Azienda Zero o all’Assessorato e chi gestirà, nei fatti, il fondo sanitario regionale?

Viene istituito (presso la Presidenza della giunta regionale) il Servizio Ispettivo della Sanità (IIS) che dovrà raccordarsi  con l’analogo Servizio Ispettivo ex legge regionale 21/2010. Come e quando ciò avverrà? E quali saranno i suoi specifici compiti?

Il dg dell’A. Zero, propone alla Giunta Regionale l’atto aziendale e l’organico necessario e gestisce “funzioni e risorse finora attribuite all’Area Sanità e Sociale”.

Che compiti restano all’Assessore Coletto e al suo Assessorato?

Le dieci aziende residue dovranno garantire una organizzazione capillare di sportelli e servizi. Ancora una volta, chi decide cosa?

Dal 1° Gennaio 2016, nuovi dg, nuovi atti aziendali (entro il 30/06/16) che varranno fino all’entrata in vigore del nuovo TUR (Testo Unico Di Riordino), da emanarsi entro 180 giorni dalla pubblicazione della legge ex ddl 29.

Cosa ci riserverà il futuro sanitario veneto, in tema di organizzazione e funzionalità ?

Ancora. Scompare la figura del Direttore dei Servizi sociali, assorbita da quella del direttore sanitario, coadiuvato da un Coordinatore del Sociale

Ancora. Si passa all’unico distretto provinciale con articolazioni organizzative locali.

Ancora. Si  identifica un elenco regionale di dirigenti (pubblici e privati) da utilizzare in caso di commissariamento di un Direttore Generale di Aulss. Non è  definito chi possa sostituire – in caso di decadenza, per motivi vari – il dg della Azienda zero. Si procederà per analogia?

Quale sarà il trattamento economico del dg dell’A.Zero? Ad invarianza complessiva della spesa sanitaria regionale?

COMMENTO CONCLUSIVO

Che occorresse razionalizzare il Ssr veneto era noto, ai più. Che non lo si sia voluto fare fino ad ora, è responsabilità di chi ci ha governato, in Regione, negli ultimi 4 lustri.  Che ridurre il numero delle Aulss significhi automaticamente “migliorare l’efficienza , razionalizzare le risorse e risparmiare le spese amministrative” è tutto da dimostrare, a posteriori.

La centralizzazione del Ssr potrà ottenere gli effetti desiderati dal Relatore solo se l’impianto complessivo del Ssr sarà modificato alla luce delle necessità sanitarie degli anni 2005-2010 (ben diverse rispetto all’impianto del Ssn, datato 1978, e se la governance sanitaria centralizzata non provocherà una riduzione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)regionali ed una maggior richiesta di “ticket”, per riduzione delle voci assistenziali (ambulatoriali e sui degenti), sulla base del trend impostato dal binomio Renzi-Lorenzin.

Deve essere chiaro a tutti (dalla relazione Zaia) che l’Azienda Zero sarà il vero motore e decisore della sanità veneta, avendo funzioni di “programmazione,attuazione socio-sanitaria, coordinamento e governance delle Aulss e degli altri enti del Ssr veneto finanche con gestione di attività tecnico-specialistiche”

Insomma, anche in Veneto, un modello “alla Toscana”,  modello di cui ben conosciamo pericoli e vantaggi. La giunta regionale vigilerà ( a  partire dalla approvazione di uno specifico regolamento ) anche attraverso un Comitato di Indirizzo, ma resta il fatto che il dg dell’Azienda Zero avrà enormi poteri gestionali.

Dubitiamo che l’A. Zero possa avere bassi costi, anche se resterà residuale la “possibilità di ricorrere ad eventuali assunzioni”.

Si dichiara  che, questo dl 23/2015, getterà le basi per una “nuova organizzazione del Ssr” anche se ciò non appare scritto chiaramente dello stesso disegno di legge.

Insomma, la proposta dell’A. Zero è solo il primo passo verso un’ ulteriore, pesante, riorganizzazione del Ssr che – appare evidente-  non si fermerà alla provincializzazione delle aziende sanitarie.

Infatti è ipotizzabile che il varo del Tur porterà ad un ulteriore assetto del Ssr, tutto da scoprire.

OSSERVAZIONI E PROPOSTE FINALI

A parere della Confedir nel disegno di legge 23/2015 si profila una nuova architettura del Ssr , doverosa ma migliorabile. Infatti la dimensione provinciale delle Aulss spesso cozza contro la “reale mobilità sanitaria” delle nostre popolazioni.

Pochi esempi: la popolazione dell’Altopiano, che frequentemente utilizza la sanità padovana; la gente di Cologna Veneta,  che privilegia la sanità vicentina a quella veronese; la distribuzione territoriale delle strutture private convenzionate etc.

A nostro parere, il pdl 23/2015 dovrebbe essere integrato da alcune proposte indispensabili:

  • Proroga di un anno, dalla sua pubblicazione nel BUR (Bollettino Ufficiale Regionale), degli attuali vertici delle Aulss (siamo ormai alla fine del 2015);
  • Previsione di una fase transitoria (es. 3 anni) con passaggio intermedio a due Aulss per provincia, almeno a VR, VI, PD, TV, VE.
  • Presa d’atto che la gestione provinciale della sanità (1,12 miliardi di euro, in media) richiederà competenze gestionali e sanitarie di eccellenza. Quindi,
  • Formazione “ad hoc” di 30 manager sanitari, da cui trarre i dieci dg “finali”;
  • Reincorporazione dello Iov nell’Auoi di Padova;
  • Ridefinizione di strutture e compiti delle 2 Uaoi (PD e VR), anche alla luce del nuovo “assetto” dei comparti della Pubblica Amministrazione, secondo l’atto di indirizzo del Ministro Madia ( scorporo dell’Università dal comparto Sanità);
  • All’interno delle Aziende Provinciali, graduazione della rete ospedaliera (ex zonale, provinciale, regionale) con razionalizzazione della distribuzione – su base provinciale – delle specialità di medio ed alto livello. Conseguente revisione della organizzazione dei CT (Centri Trapianto), delle indagini diagnostiche più sofisticate (radiologiche, strumentali e di laboratorio) e delle terapie sostitutive più costose;
  • Nuova rete specialistica ambulatoriale territoriale;
  • Nuova metodologia di identificazione e di codifica dei pazienti (es. Charlson, Elixhauser, metodo Sbc) per evitare contenziosi a livello di P.Soccorso e per attivare-controllare-verificare percorsi diagnostici corretti ed uso appropriato delle risorse nei pazienti a rischio e non solo;
  • Nuova polizza assicurativa sul rischio sanitario, impostata sulla garanzia totale per chi accede al Ssr, senza franchigia alcuna.

Ovviamente, siamo disponibili ad ulteriori “spunti e proposte”, se richiesti.

 

 

 

 

 


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