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Finmeccanica, come sarà il nuovo contratto

Di Michele Zanocco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Continua il confronto per la costruzione del contratto di secondo livello della “One Company” Finmeccanica. L’obiettivo della prima parte del confronto è stato incentrato sulla descrizione della nuova impostazione che il nuovo management intende dare alla società. L’azienda ha chiarito che intende ricercare maggiore produttività senza pensare alla riduzione delle retribuzioni, ritenendo che in un mercato caratterizzato da produzioni tecnologicamente avanzate si debba ricercare: nella qualità, efficienza, efficacia, controllo dei costi e della supply chain,  le risorse per sostenere crescita e investimenti.

Finmeccanica  ha presentato una prima traccia di lavoro relativa ad alcuni temi,  tra questi nuovi e più incisivi strumenti di welfare, migliorando e potenziando l’assistenza sanitaria integrativa per lavoratori e famiglie, la costituzione di un fondo di sostegno al reddito, che intervenga nei casi si utilizzo di ammortizzatori sociali temporanei o definitivi e di percorsi di formazione e riqualificazione anche a sostegno della staffetta generazionale e  sostenere il valore delle competenze potenziando la formazione continua e sviluppando il telelavoro dedicando attenzione anche al sistema della supply chain ed in particolare ai lavoratori dell’indotto in caso di cambio appalto con regole a sostegno della continuità occupazionale.

L’azienda ha confermato che l’innovazione debba prevedere un sistema basato sulla partecipazione. Sebbene ancora con una visione prudente, apre alla partecipazione dei lavoratori nella determinazione degli obiettivi aziendali, con l’attivazione di strumenti che garantiscono il protagonismo responsabile di Rsu e sindacato territoriale in temi quali: l’organizzazione del lavoro, l’adeguamento dei processi produttivi e dei servizi e della qualità.

Questi temi sono comuni all’idea del nuovo modello contrattuale della Fim Cisl e sono contenuti anche nella piattaforma per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici che Fim e Uilm hanno presentato a Federmeccanica lo scorso 2 ottobre e rappresentano per noi  lo strumento per il rilancio della contrattazione nazionale e di secondo livello utile  a garantire nuove e moderne tutele al lavoro che cambia e ai nuovi bisogni dei lavoratori. Sosteniamo, infatti,  la necessità di cambiare i rapporti tra i soggetti protagonisti del mondo del lavoro che devono sempre più convergere verso un “Patto per la Crescita e lo Sviluppo” volto a cogliere la strada della quarta rivoluzione industriale, Industry 4.0, per riportare il nostro Paese fuori dalle secche e lontano dai modelli antagonisti e classisti del secolo scorso (presenti abbondantemente in entrambe le sponde) e che, con atteggiamenti conservatori e non certo riformatori, impediscono qualsiasi cambiamento, spingendo il nostro Paese fuori dalle aree di attrazione degli investimenti e dell’innovazione, impoverendo sia il lavoro che i lavoratori.

La sfida che lanciamo al Gruppo Finmeccanica è il coinvolgimento vero dei lavoratori, partendo dai luoghi di lavoro, ma assumendo con coraggio la strada della costituzione del Comitato di Sorveglianza, previsto dal “Protocollo per le Relazioni Sindacali” sottoscritto tra Fim, Fiom, Uilm e Finmeccanica.

Nei testi che ci sono stati consegnati, riteniamo ci sia quindi  ancora molto lavoro da fare per trasformare queste necessità in strumenti veri e concreti di cambiamento ed ammodernamento e su questo dome Fim giocheremo la nostra partita .

Il confronto continuerà questa mattina sull’approfondimento del modello del nuovo premio di risultato che, secondo Finmeccanica, dovrebbe essere caratterizzato su due versanti. Il primo riguarda la definizione di tre livelli premianti: uno di Gruppo pari al 20% del totale e uno di Divisione/Azienda pari al 20% con indicatori economico-finanziari e uno di singolo sito pari al 60% con indicatori industriali. Sono previste azioni di monitoraggio periodico congiunto e possibilità di attivare rapidi correttivi industriali od organizzativi per consentirne il raggiungimento.

Il secondo affronta il tema delicato dell’inserimento di un modello premiante che riconosca l’impegno del singolo lavoratore proporzionalmente alla prestazione effettivamente svolta premiando in modo diverso chi garantisce un livello maggiore o minore di presenza al lavoro.

Per noi la partecipazione deve partire dal reale coinvolgimento e protagonismo delle persone e quindi nella definizione degli indicatori del premio e nei momenti di verifica ed intervento, il ruolo delle RSU e dei segretari territoriali non può  essere esclusivamente quello di notai,  ma deve assumere caratteristiche co-decisionali. Il tema della presenza rischia di contrapporre pregiudiziali reciproche. Riteniamo positiva la ricerca di sistemi che premino le singole persone, in senso meritocratico, consapevoli però, delle distorsioni oggi presenti nel sistema delle aziende Finmeccanica. Se la presenza fisica al lavoro giornalmente ed in orari definiti ha senso nelle linee di produzione, in  un’azienda che ha oltre i due terzi dell’organico concentrato in ricerca, sviluppo, innovazione e commerciale di alto livello in costante relazione con tutto il mondo a cui chiede disponibilità e responsabilità. Si dovrebbe affrontare  il tema della qualità, dell’efficienza e dell’efficacia del lavoro svolto dai singoli o dal team, con meno rigidità.  In quest’ambito bisogna normare lo  smart working che grazie alle nuove tecnologie permette flessibilità e prestazioni che non richiedono necessariamente la presenza fisica.  Le grandi aziende, prime al mondo, che operano nello stesso business di Finmeccanica, hanno eliminato o non hanno mai avuto la presenza come indicatore della prestazione individuale,  per questo  affronteremo la  discussione cercando di capire il reale bisogno dell’azienda e dei lavoratori  e trovare la soluzioni migliore.


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