All’Aran, ieri, si è svolta un’altra riunione del Comitato paritetico che dovrebbe arrivare a definire/certificare i risultati della raccolta delle deleghe sindacali della Pubblica amministrazione e delle elezioni delle RSU.
In ballo c’è la nuova rappresentatività sindacale nella Pa, agli albori della nuova Finanziaria (alias Legge di Stabilità) e con il quadro non chiaro del numero futuro dei comparti pubblici: da 8 a 3-4?, come ha ricostruito di recente Formiche.net, sottolineando che di fatto il governo Renzi con il ministro Marianna Madia punta ad attuare la riforma Brunetta.
Problema non da poco, quello del raccordo tra vecchia rappresentatività e nuovi comparti pubblici, sottolineano gli addetti ai lavori. Con il rischio che – per effetto dei nuovi maxi-comparti – alcune organizzazioni sindacali possano perdere la rappresentatività precedente ed attuale.
Ma ieri, secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, si è parlato d’altro. Sul tavolo del Comitato paritetico si è palesato quello diverse fonti hanno definito il “nodo Ugl”, ossia il contenzioso che, in casa Ugl, vede contrapposte 2 frazioni, la “vecchia” e la “nuova” Ugl, in pieno contenzioso legale, si mormora nello stesso sindacato erede della Cisnal.
L’Aran – secondo la ricostrione di Formiche.net – ha proposto di dividere in due il “voto Ugl”, in occasione delle future votazioni a ratifica dei risultati relativi alla raccolta delle deleghe. Ciò ha provocato la netta reazione di entrambe le componenti Ugl sedute al tavolo, che hanno preannunciato una caterva di azioni legali se ciascuna parte fosse stata lesa nella rappresentatività totale.
Gli altri componenti del tavolo hanno affermato di non voler entrare nella diatriba Ugl, e hanno ripetutamente ribadito che la questione vada risolta dall’Aran (ovvero la presidenza e l’ufficio legale) per evitare che da ciò derivi un ulteriore ritardo nella definizione della rappresentatività sindacale, come risultante dagli atti ricevuti dall’Aran nei mesi scorsi.
L’Aran avrebbe preso tempo prima di decidere. Ma la faccenda rischia di ingarbugliare i lavori del Comitato paritetico, ostacolando – dicono diverse componenti – non solo l’asseverazione della rappresentatività sindacale ma anche – e soprattutto – la definizione dei nuovi comparti. Facendo così – secondo l’intepretazione di una fonte contattata da Formiche.net – il gioco del premier Matteo Renzi che addosserà ai sindacati la colpa del ritardo nel rinnovo contrattuale 2016-2018. Quello, si mormora in molti sindacati, non finanziato dalla Legge di stabilità.