Jeb Bush dà una sforbiciata alle spese della sua campagna per Usa 2016: l’ex governatore della Florida, partito con i favori dei pronostici, è in difficoltà nei sondaggi e, nonostante continui ad attirare donazioni in misura ingente, ha da sempre patito i costi d’una campagna molto dispendiosa. Non saltano solo figure di secondo piano, ma anche alcuni dirigenti e diversi consulenti; realizzando – si dice – riduzioni della spesa dell’ordine di un milione di dollari al mese.
Secondo un documento la cui esistenza è stata divulgata dalle agenzie di stampa, Bush, figlio e fratello rispettivamente del 41° e 43° presidente degli Stati Uniti, s’appresta a ridurre d’un quarto lo staff del suo quartier generale a Miami e a ‘tagliare’ i compensi di chi resta, per ottenere risparmi dell’ordine del 40% (c’è chi calcola del 45%). Le somme così recuperate saranno reinvestite negli Stati che, nel prossimo febbraio, apriranno la stagione delle primarie.
Mettere mano ai conti e riorganizzare la campagna è un modo per rassicurare i finanziatori, ormai sul chi vive. Ma Bush deve pure scrollarsi di dosso un certo grigiore, quasi un’apatia, a cominciare già dal prossimo dibattito televisivo, il terzo, fra i 15 aspiranti alla nomination repubblicana. Jeb, che ha già apportato aggiustamenti in corsa alla propria campagna, ha davanti a sé nei sondaggi tre ‘cani sciolti’, Donald Trump, Ben Carson e Carly Fiorina, ma pure professionisti della politica come il senatore della Florida Marco Rubio, che gli contende lo Stato e l’elettorato ispanico.