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Che cosa chiedono i mercati a Yellen (Fed)

Con l’involuzione delle ultime ore, i mercati sembrano dire alla Yellen: “Occhio, perchè dovesse il FOMC tornare eccessivamente impaziente, anche noi potremmo fare passi indietro”. Infatti l’azionario arranca, e il $ tiene, tranne contro lo yen, che sta dando il suo personale avvertimento a Kuroda per venerdi prossimo.

Con questa metafora dell’avvertimento mafioso, non intendo dire che (o quanto meno non solo) che i mercati non gradiscono il rialzo dei tassi, e ricatteranno all’infinito la Fed.
Mi pare che in questa fase al FOMC venga chiesta anche coerenza e chiarezza, due qualità che forse recentemente hanno fatto un po’ difetto nella comunicazione dei nostri eroi. Per dare un idea dell’entità del problema riporto un recente scambio di battute tra il Presidente della Fed di New York Dudley e il Professor Taylor, ripreso da Hilsenrath sul WSJ e da diversi commentatori. Dudley: “Davvero non capisco cosa ci sia di poco chiaro al momento ” – Taylor : “Stai scherzando? nessuno ha idea di cosa state combinando!”.

Insomma, i mercati temono che la FED, l’unica tra le principali Banche Centrali ad avere margine di manovra (le altre possono solo scegliere quanto easing fare) corregga nuovamente il tiro, o incappi in un altro errore di comunicazione, e turbi l’attuale luna di miele sui mercati.

Personalmente, dubito che la Yellen vorrà suonare particolarmente aggressiva.
Gli ultimi dati sono stati mediocri, e anche il mercato del lavoro ha dato qualche segnale che può valer la pena approfondire. Serve altro tempo per valutare fino a che punto la Cina ed emergenti si siano stabilizzati. Le commodities si sono riappesantite. E, alla luce della stance di Draghi, e le potenzialità di Kuroda, c’è da giurare che a una performance “hawkish” corrisponderà un ulteriore accelerazione del $. Il che potrebbe riaccendere il focolaio emergenti e indebolire ancora le commodities, facendo ripartire il circolo vizioso estivo.
Direi che ci sono diversi motivi per continuare a mostrare pazienza.



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