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Telecom Italia, tutte le mire di Niel (con Sawiris?)

Di Andrea Montanari

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo un estratto dell’articolo di Andrea Montanari apparso su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Sono francesi ma hanno deciso di giocarsi la sfida in Italia. E l’ennesimo terreno di conquista nazionale potrebbe essere Telecom, public company che ha intrapreso un ingente piano di investimenti ma che comunque deve gestire un indebitamento netto rettificato da 27 miliardi che ne limita la libertà di manovra.

LA NOVITA’ NIEL

Nel capitale del gruppo tlc presieduto da Giuseppe Recchi e guidato dall’amministratore delegato Marco Patuano, a fianco del primo azionista Vivendi (20%), è spuntato un altro socio di peso. Si tratta di Xavier Niel, imprenditore francese a capo di Iliad, che è spuntato nel capitale con una quota potenziale totale dell’11,21% (stamattina la Consob ha comunicato che la quota è arrivata al 15,143%).

CHE SUCCEDE CON VIVENDI

Di fatto, a questo punto Telecom si ritrova in mani francesi, anche se le due quote non paiono al momento essere sommabili o cumulabili come hanno fatto intendere dal quartiere generale del gruppo transalpino. I vertici di Vivendi sarebbero rimasti sorpresi dalla mossa di Niel e si sono trincerati dietro il più classico dei «no comment». Anche perché un eventuale concerto farebbe scattare l’obbligo di Opa sull’azienda italiana.

L’AZIONE CONSOB

Per questa ragione, sempre nella giornata di ieri la Consob ha fatto sapere di avere acceso un faro sui possibili rapporti tra il patron di Iliad, nonché comproprietario del quotidiano Le Monde, e il gruppo che fa riferimento a Bolloré. «Il tema è all’attenzione degli uffici», ha fatto sapere un portavoce della Commissione di vigilanza presieduta da Giuseppe Vegas. E subito si è alzato lo scudo dei sindacati che con Massimo Cestaro, segretario della Slc-Cigl ha chiesto al governo la convocazione di un tavolo istituzionale per «valutare quale sarà il futuro di Telecom».

LA SEGNALAZIONE DI ASATI

Mentre l’associazione dei piccoli azionisti Asati ha segnalato come «la quarta azienda del Paese passi con un opa strisciante sotto il controllo di azionisti puramente finanziari con un silenzio assordante da parte dell’esecutivo e dell’intera classe politica».

LE PAROLE DI MUCCHETTI

Solo il senatore del Pd ed ex giornalista Massimo Mucchetti ha dichiarato all’agenzia AdnKronos che nel 2013 la Cdp venne stoppata di fronte all’ingresso di capitali stranieri. E pure la stampa transalpina si interroga sul blitz del ricco manager e imprenditore che ha fatto da apripista in Francia nel business della connessione interna già nel 1993 e oggi studia dossier e acquisizioni nel mondo dei social media e delle start up con l’alleato Matthieu Pigasse (già esponente del governo e vicepresidente della banca d’affari Lazard per la quale, nel 2012, si occupò della ristrutturazione del debito pubblico greco), suo socio nell’avventura Le Monde e Nouvelle Observateur.

LE RICOSTRUZIONI

Al momento ci sono due filoni di pensiero. C’è chi sostiene che Niel e Bolloré in qualche modo vadano d’amore e d’accordo e che abbiano una strategia comune su Telecom, essendo entrambi finanzieri e attive in settori differenti ma contigui (Niel nella connessione telefonica e internet, Bolloré nella produzione di contenuti e nella musica digitale) e che quindi potrebbero valutare opzioni di crescita per il gruppo telefonico italiano in uno scenario europeo. Mentre c’è invece chi sottolinea, anche sulla stampa francese, che tra i due non ci sia feeling e che la mossa del patron di Iliad sia fatta in contrapposizione con quella di Vivendi.

CONNUBIO CON SAWIRIS?

Ma allora quale sarebbe il senso industriale del blitz che ha fatto schizzare il titolo Telecom ai massimi dal 2008? Secondo alcune interpretazioni Niel sarebbe in sintonia con Naguib Sawiris, uno tra gli uomini più ricchi d’Egitto, e da sempre interessato all’ex monopolista di Stato dopo aver detto addio a Wind ed essersi concentrato in Italia su Italiaonline, Seat Pagine Gialle , Dada e la Prima Tv di Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom e Mediobanca e amico di Bolloré. Tra l’altro c’è chi ricorda che il liquido Niel si interessò qualche anno fa proprio a Wind senza poi concludere il deal. Ma in questo caso la guerra potenziale su Telecom costerebbe ai due protagonisti venuti d’Oltralpe parecchi miliardi. Uno scenario comunque da tenere in considerazione tanto che nelle sale operative si sostiene che Vivendi possa presto incrementare la partecipazione acquisendo titoli in borsa.

GLI SCENARI IN CDP

Alcune fonti finanziarie vicine al dossier interpellate da MF-Milano Finanza, infine, ribaltano quest’ultima tesi sostenendo che quella di Mr Iliad sia una mossa che si spiega solo con una ratio finanzaria, visto che l’azienda di tlc italiana ha un potenziale upside ancora inespresso e che potrebbe sprigionarsi definitivamente con l’eventuale ingresso nel capitale di Metroweb e l’avvio del cantiere della banda ultra-larga al quale sta lavorando alacremente il governo Renzi. Peccato che in un contesto così competitivo e sfidante nessun player italiano possa giocarsela visto che Metroweb appunto è oggetto d’attenzioni e Fastweb, di proprietà di Swisscom, fa gola da anni a Vodafone. Per Niel, comunque, si tratta di una prima volta in Italia.

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