Il mondo cattolico è in fibrillazione. A due mesi dal voto per le politiche, le associazioni e i movimenti cattolici si interrogano sulle possibile alleanze o discese dirette nell’agone politico. La decisione del premier Mario Monti di lasciare con qualche settimana di anticipo ha portato, com’era prevedibile, anche forti scossoni negli ambienti vicini alla Chiesa cattolica.
Appoggiare e spingere per una candidatura di Monti e la costituzione di un polo di centro per un suo bis a Palazzo Chigi? Oppure pensare a un’alleanza con il favorito per la corsa a premier, Pier Luigi Bersani? O, ancora, tornare a sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi? Sono questi gli interrogativi ai quali i rappresentanti del mondo cattolico stanno cercando di rispondere.
Partiamo dalla Cei. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, nell’intervista di ieri al Corriere della Sera, ha avuto parole di netta chiusura nei confronti dell’ex premier Berlusconi. “Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”. Il presidente della Cei vedrebbe con favore un bis di Monti a Palazzo Chigi, preferibile a un governo di centrosinistra con Bersani e Vendola. Una conferma del sostegno all’attuale premier è arrivata anche dal presidente della Commissione Lavoro della Cei e arcivescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, secondo il quale “in questo momento, il mandare a spasso Monti è una mossa sbagliatissima”.
Anche il presidente del Movimento Cristiani Lavoratori, Carlo Costalli – in un incontro recente a Firenze – ha ribadito la necessità di un’unione tra cattolici e laici in un nuovo movimento politico con chiari riferimenti valoriali, in modo che “la stagione inauguratasi con il governo Monti non si esaurisca e non si ritorni alla drammatica situazione precedente”.
Un po’ più lontano dalle posizioni di Bagnasco si colloca il presidente delle Acli, Andrea Olivero, secondo il quale serve un patto tra Monti e Bersani e un’alleanza tra Udc e Pd. “Penso che il futuro passi dall’intesa tra Monti e Bersani. Noi auspichiamo che sia Monti il nostro candidato; naturalmente sarà lui a decidere, questione di giorni; non abbiamo alcuna intenzione di forzare le sue scelte”, afferma Olivero, tra i promotori dell’iniziativa ‘Verso la Terza Repubblica’ con Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italia Futura, il ministro della cooperazione, Andrea Riccardi, e il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. Secondo Olivero “l’ipotesi più saggia è attuare un’alleanza tra le forze che con convinzione hanno sostenuto Monti, quindi penso al Pd e all’Udc. Si può ragionare su un’alleanza successiva alle elezioni. Un Centro fine a se stesso non serve assolutamente a nulla” anche se “con Fini penso sia difficile avere un comune approdo: non si tratta di riserve personali ma di riserve politiche difficili da sciogliere”. Le posizioni di Olivero stanno da giorni provocando una discussione all’interno di Italia Futura.
Il tema delle alleanze suscita notevole interesse per il presidente delle Acli, visto che spesso interviene su questo argomento, al punto da spingere l’editorialista del Corriere della Sera, Dario Di Vico, a scrivere su Twitter: “Leggo le interviste di Olivero e rimango sempre stupito dal fatto che le Acli si occupino full time di partiti e liste”.
E Comunione e Liberazione che fa? Sembra dividersi, tra appoggio a Monti e sostegno a Berlusconi, secondo quanto si rileva da un articolo del vaticanista del Foglio, Paolo Rodari. Il primo però sembra essere il fronte più robusto, vista la presenza di molti esponenti del Pdl, tra cui l’europarlamentare Mario Mauro, su posizioni opposte rispetto a quelle di Maurizio Lupi, dalla parte dell’ex premier.
In poche settimane, alla luce anzitutto delle decisioni del premier Mario Monti sul suo futuro e anche delle scelte che faranno Casini, Fini e Montezemolo – tutto sarà più chiaro e si potrà vedere se i cattolici coglieranno l’occasione per presentarsi uniti o dividersi anche stavolta.