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Cina, ecco cosa prevede davvero il nuovo Piano Quinquennale

Di Massimo Martinelli
pechino

“If you wanna know what China’s gonna do, best pay attention to the shi san wu (13-5), the shi san wu, the shi san wu!” canta una band anni sessanta che gira in pulmino Volkswagen, salutata dal faccione sorridente di Xi Jinping (“Xi Jinpin’s new style”).

Il cartoon1 è diventato virale in China. Commissionato dai vertici del PCC, spiega, in un modo pop, cosa ha fatto il Plenum del 18° Congresso del Partito Comunista Cinese dal 26 al 29 Ottobre: ha dato il via libera al 13° Piano Quinquennale (shi san wu ovvero13-5).

Certo il nuovo stile di Xi Jinping si fa sentire e, se non può fare a meno di questi nomi vetero leninisti (Plenum, Piano Quinquennale), almeno cerca di presentare la sostanza in un modo più leggero e, rivolto ai giovani, dice di aver fiducia perché il Partito sta lavorando sodo per il loro futuro benessere. Il Piano verrà definitivamente approvato dal National People’s Congress nella sua sessione di marzo 2016, però ormai il Plenum l’ha definito e nei prossimi mesi verrà solamente rifinito e messo a punto con ulteriori consultazioni ed analisi.

Il Piano 2016-2020 è importante perché è il primo da quando Xi è diventato segretario del Partito e Presidente della Repubblica, e sostanzialmente segnerà tutta la sua Presidenza. Ovviamente è ancora segretissimo ma il comunicato finale del Plenum permette di fare le prime considerazioni.

Il Piano prevede una crescita economica medio alta nei 5 anni e il suo obiettivo è quello di raddoppiare entro il 2020 il PIL ed il reddito pro capite dei Cinesi in modo da garantire una crescita economica più “bilanciata, inclusiva e sostenibile”. Secondo Fitch, se il PIL continuerà a crescere ad un ritmo del 6,5% annuo o più l’obiettivo è raggiungibile se invece la crescita dovesse ulteriormente diminuire diventerebbe impossibile.

L’enfasi sul tema caro a Xi del passaggio da una economia basata sulle esportazioni ad una basata su innovazione, crescita dei consumi interni e crescita dei servizi è ancora aumentata. Xi presiederà un nuovo leading group che sovrintenderà l’attuazione della riforma economica. Si insiste moltissimo sul ruolo dell’innovazione sia per quanto riguarda la scienza e la tecnologia, sia per quanto riguarda la cultura (è una novità, la cultura è sempre stata un po’ negletta in documenti di questo tipo).

L’agenzia di stampa del Governo, Xinhua, dice che il Piano porterà la Cina alla prosperità. L’affermazione è un po’ enfatica però gli obiettivi sono ambiziosi: l’estensione a tutta la popolazione anziana della assistenza sanitaria, il miglioramento dei servizi sociali per donne, bambini e vecchi nelle aree rurali, la creazione di un sistema di borse di studio per coprire le spese per gli studenti meritevoli con difficoltà economiche.

In generale il Piano vuol costruire un più equo ed efficace sistema di social welfare. La regola del figlio unico è abolita, tutte le coppie sposate (sic) potranno avere due figli. La misura viene giustificata con la necessità di riempire un gap demografico che potrebbe creare un deficit di forza lavoro cinese nei prossimi anni.

Molti accademici nutrono però dubbi sulla sua efficacia, almeno nel periodo coperto dal Piano, certo è che le valutazioni dell’impatto economico in termini di aumento di consumi sono molto interessanti. Liang Jianzhang, professore di economia alla Peking University (da China Daily) stima 2,5 milioni di neonati in più per anno a cui corrisponderebbero 11,8 miliardi di dollari in più di consumi. Il Comunicato finale è molto sintetico, però si intravede bene il filo rosso che lega i diversi temi.

Il punto fondamentale è migliorare la qualità della crescita economica: la Cina non deve più essere la “fabbrica del mondo”, l’industria cinese deve invece crescere di qualità basata sull’innovazione. Dovranno crescere i consumi interni e quindi la crescita del reddito pro capite e il miglioramento del welfare. C’e poi una parola che compare quasi in ogni punto del documento ed è Sostenibilità. Tutte le cose dette dovranno essere realizzate in una cornice di sostenibilità ambientale.

In questo contesto il ruolo del Ministero dell’Ambiente continua a crescere. Il piano prevede che avrà una funzione di controllo sui governi Locali e che i governanti ed i funzionari locali saranno ritenuti “accountable”, responsabili, per i danni ambientali prodotti negli ambiti territoriali loro affidati. Il comunicato finale dice anche che la Cina darà nuovi ed importanti contributi alla protezione dell’ambiente globale.

Un messaggio di buon auspicio per la prossima conferenza di Parigi sul Clima.

IL VIDEO

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Massimo Martinelli

Ex membro della Commissione Tecnico Scientifica del Ministero dell’Ambiente, consulente del Ministero dell’Ambiente Cinese, è stato insignito dal Governo Chinese del People’s Republic of China Friendship Award


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