Nomen est omen e il partito nazionalista “Giustizia ed equità” (PiS), che il 25 ottobre ha vinto con il 39% dei voti le elezioni polacche, ha tutte le intenzioni di fare onore al proprio nome e anche il più rapidamente possibile. È vero che la Polonia ha conosciuto negli ultimi anni un crescita economica in media del 4%. Agli occhi della stagnante Eurozona un risultato invidiabile. Solo che fino a oggi questa crescita non ha portato sostanziali benefici alle fasce più deboli della popolazione. Per questo il cavallo di battaglia del PiS in campagna elettorale era lo slogan: “Redistribuzione della ricchezza”. E ora il partito vuole passare velocemente dalle parole ai fatti.
Come scriveva già Marcello Bussi su Milano Finanza, il programma del nuovo capo di governo Beata Szydlo prevede un maggior controllo sulla Banca Centrale e una tassa speciale sulle banche e le transazioni finanziarie. Balzelli che, secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, dovrebbero entrare in vigore già a partire dal 1° gennaio 2016. Allora le banche dovrebbero pagare lo 0,39% sugli asset. E si tratterebbe di un costo aggiuntivo non da poco, visto che, stando a uno studio del Fondo Monetario Internazionale proprio gli asset contribuiscono per l’1,05% agli utili degli istituti di credito. Anche se questa nuova imposta riguarderà tutte le banche, è indubbio però che punti a colpire in particolare quelle straniere, che costituiscono il 60% degli istituti di credito presenti sul territorio polacco (tra questi ci sono Unicredit, Commerzbank, Credit Agricole, Raiffeisen).
La tassazione degli asset non è però l’unico provvedimento che riguarderà le banche. A questo si aggiungerà probabilmente la conversione dei mutui (per un ammontare complessivo di 33 miliardi di euro) da franchi svizzeri in złoty. In passato molte famiglie polacche avevano scelto la valuta elvetica in considerazione del vantaggioso cambio. Ma con l’innalzamento dello stesso avvenuto inizio di quest’anno molte famiglie (si calcola attorno a 500 mila) si trovano ora in gravi difficoltà economiche. Per questo il nuovo governo è intenzionato non solo a imporre agli istituti di credito la conversione in valuta polacca, ma anche ad applicare un tasso di cambio inferiore a quello corrente. E poco importa se questo potrebbe indebolire ulteriormente la moneta nazionale. “Il boom economico polacco è stato costruito sulla debolezza dello złoty. Motivo per cui il partito [PiS] non ha alcuna intenzione di entrare nell’euro. Come hanno osservato gli strateghi di Ig, ‘la vittoria della destra euroscettica in Polonia conferma che nei Paesi dell’Est continua ad aumentare il clima di sfiducia nei confronti dell’Ue e dell’euro, avvalorato anche lo scorso anno dal successo di Viktor Orban alle elezioni politiche in Ungheria’”, scriveva sempre Bussi.
Non sono però solo le banche al centro del programma del PiS. Anche le catene di super e ipermercati dovranno versare di più alle casse dello stato. Un’altra delle promesse elettorale prevedeva infatti che questi esercizi con una superficie commerciale superiore ai 250 metri quadrati dovranno in futuro pagare il 2% sugli utili. Anche questa misura è rivolta, senza dirlo però apertamente, agli imprenditori stranieri. Sono infatti gruppi come Lidl (che ha 500 filiali in Polonia) e Metro (con 42 iper mercati più 79 Media-Markt ) a detenere la maggioranza di questo mercato in Polonia e a occupare le superfici maggiori. Questo provvedimento dovrebbe invece entrare in vigore nella primavera del 2016. Anche in questo caso, al nuovo governo di Varsavia sembra non preoccupare il fatto che, misure del genere potrebbero avere come conseguenza la fuga degli investitori stranieri. “Non credo che assisteremo a una fuga dei capitali”, ha detto Jarosław Gowin, in predicato per il posto di ministro della Difesa, in una intervista al quotidiano Rzeczpospolita. “La Polonia è un paese troppo importante in Europa, perché gli investitori possano ignorarlo”.
Certo non basteranno questi provvedimenti a far entrare nelle casse dello stato abbastanza soldi per finanziare le altre promesse del PiS. Tra queste figurano: l’introduzione di un salario minimo (di circa 3 euro); l’abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne; l’aumento del reddito esentasse; l’assegno famigliare di 125 euro per ogni bambino e i farmaci gratuiti per chi ha superato i 75 anni. Seguendo il “modello Orbán”, un ruolo strategico lo rivestirà in futuro anche la Banca Centrale. Nel programma elettorale del PiS si leggeva che l’istituto di credito nazionale dovrebbe immettere nei prossimi sei anni 350 miliardi di złoty (circa 84 miliardi di euro). Un simile provvedimento contrasterebbe ovviamente con l’indipendenza della Banca Centrale. Ma la sorte sembra al momento sorridere al PiS, visto che sono in scadenza i mandati di alcuni membri del comitato centrale dell’istituto.