Brano estratto dall’Osservatorio di politica internazionale “Le sabbie mobili della crisi libica”, a cura del Cesi (Centro Studi Internazionali) e del suo analista Marco Di Liddo
Ai problemi del dialogo tra i due parlamenti libici e alla loro scarsa rappresentatività popolare si aggiunge la successione a Bernardino León. Infatti, dopo un anno di lavoro diplomatico, caratterizzato da alti e bassi, León era comunque riuscito ad aprire un embrionale canale di trattativa tra Tripoli e Tobruk ed era diventato un discreto conoscitore delle dinamiche libiche.
Al contrario, il suo erede, il diplomatico tedesco Martin Kobler, personalità con una sedimentata esperienza in Congo ed Iraq, ma privo al momento di una specifica esperienza in materia di questioni nordafricane, potrebbe necessitare di tempo per approfondire la conoscenza della complessa realtà libica.
Inoltre, desta qualche perplessità il fatto che sia un rappresentante del Nord Europa ad occuparsi di una questione squisitamente mediterranea. Infine, occorre valutare se Kobler deciderà di proseguire la linea diplomatica tracciata da Leon o promuovere un approccio differente.
In ogni caso, in questo momento, la priorità politica del Palazzo di Vetro appare quella di isolare le fazioni estremiste e contrarie al negoziato presenti in entrambi i parlamenti e promuovere una convergenza “centrista” dei gruppi più moderati. Infatti, soltanto in questo modo sarebbe possibile giungere ad un accordo condiviso e di ampio respiro, consentire la formazione di Governo di Unità Nazionale autentico e rendere le sue attività future quanto più semplici e veloci possibili.