Caro Commissario,
leggo sulla Reuters di Francoforte il suo annuncio che la Commissione Europea proporrà un nuovo schema comune di assicurazione dei depositi, che mi getta nello sconforto per due ragioni.
La prima per il fatto che cambiare una direttiva a così breve distanza dalla sua emanazione, su un argomento di una tale importanza e delicatezza per gli effetti che comporta sulla stabilità dei depositi bancari, sottrae all’Unione un’altro pezzo di quel poco di credibilità politica che a essa ancora rimane.
La seconda perché i motivi per cui avete deciso di cambiare sono stati da me ripetuti all’infinito tramite l’Associazione europea dei fondi tutela depositi, di cui l’Italia aveva la presidenza e che, tanto per cambiare, si è fatta sfilare proprio nel momento in cui l’aria volgeva a favore delle decisioni errate prese.
L’ottimo vice presidente di questa Associazione europea, un tedesco, condivideva le mie valutazioni negative sulla direttiva emanata, nonché le proposte per una più profonda e corretta riforma del meccanismo di protezione dei depositi, ed è stato portatore di queste idee presso le autorità del suo paese, che mi consta condividessero. Nasce pertanto il problema di chi è stato ad approvare la direttiva e quali paesi l’hanno caldeggiata.
In breve, errori come questi devono avere un padre e una madre che se ne assumano le responsabilità politiche. Lo ripeto, ne vale la credibilità dell’Unione Europea e della tanto caldeggiata banking union. In molti oggi criticano le norme stupide e i difetti dell’architettura istituzionale dell’Unione Europea, ma non si è mai sentito uno solo che abbia pagato un costo politico per averle volute; anzi molti tra i critici sono quelli che li hanno propiziati. Perciò, caro Commissario, mi faccia sapere, avendone diritto in qualità di cittadino europeo, quali saranno le iniziative che lei e Juncker intenderete prendere in proposito.
Ovviamente lo stesso vale per l’Italia. Chi ha approvato la direttiva o chi ha consentito di prenderla per ignavia o per ignoranza? Poiché si sono alzate recentemente voci contrarie, si intende o meno accertare che ruolo attivo o passivo queste hanno avuto nell’emanazione della direttiva?
Da queste stesse colonne ho segnalato ciò che si sarebbe dovuto fare invece di ciò che è stato fatto, ma ancora una volta non ho letto un rigo, né sentito una voce, che iniziasse a discutere il contenuto della mia breve lista; anche per evitare che la nuova direttiva prenda strade sbagliate.
Capisco che lei, Signor Hill, non legge la nostra lingua (potrebbe però anche essere vero il contrario e mi scuso fin d’ora), mentre gli italiani, che invece la leggono, paiono duri (diciamo) d’orecchio.
Su alcuni punti insisto affinché la nuova direttiva sia in linea con le necessità di proteggere i depositanti: quali depositi e perché devono essere protetti; chi decide l’intervento e con quali risorse, dato che l’onere può risultare elevato per la stabilità del sistema bancario e per le possibilità di spendere da parte dei depositanti per assicurarsi; last but not least, poiché molte crisi sono originate da errori di politica economica, fiscale e monetaria, e di vigilanza – l’ultima crisi lo dimostra ampiamente – è giusto che il costo venga pagato dalle istituzioni responsabili; queste, con la precedente direttiva, intendevano chiamarsi vergognosamente fuori dalle loro responsabilità.
Grato per l’attenzione.
(Questo articolo è stato pubblicato su Mf/Milano Finanza)