Non solo la Zecca dello Stato. Il gruppo cinese New World China Land, che controlla la catena di lusso Rosewood Hotel, potrebbe espandere presto il proprio raggio d’azione nel nostro Paese sia nel campo dell’immobiliare che in quello della moda e del lusso.
IL LAVORIO CINESE
L’indiscrezione filtra proprio dal quartier generale della società di Hong Kong che ha appena siglato una lettera d’intenti con Residenziale Immobiliare 2004 (partecipata al 75% da Cdp Immobiliare di Cassa depositi e Prestiti e al 25% dalla Finprema del gruppo Frattini) per trasformare la storica sede del Poligrafico, nel quartiere Parioli di Roma, in un albergo extra lusso (200 camere, un centro congressi, ristoranti, piscina, spa insieme a circa 60 residenze private sfruttando 30mila metri quadrati dello storico Palazzo). Il marchio Rosewood, fondato nel 1979, con alberghi da cinque stelle in su, con un bacino d’utenza che abbraccia gli Stati Uniti, ma anche Londra e tra qualche mese anche il Crillon a Parigi, oggi è già in partnership con il gruppo Ferragamo nella gestione di un resort a Castiglion del Bosco.
L’ACCOGLIENZA RENZIANA
L’acquisizione della holding cinese non è avvenuta per caso. È frutto di un lungo lavoro di mediazione che si è concluso a seguito della visita di 47 imprenditori asiatici del China Entrepreneur Club ricevuti a metà ottobre dal premier Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Un’associazione che mette insieme i big delle aziende asiatiche per un fatturato annuale di oltre 300 miliardi di euro e un giro d’affari pari a oltre duemila miliardi di euro. La missione in Italia, organizzata dalla nostra Confindustria e dall’Ice, era mirata a favorire l’approfondimento della conoscenza del mondo economico italiano, a esplorare aree di complementarità con le direttrici di sviluppo dell’economia cinese e stabilire rapporti di conoscenza diretta con leader politici e imprenditori italiani, con l’obiettivo finale di porre le basi per investimenti e attività imprenditoriali congiunte.
LE RELAZIONI TRA POLITICA E MODA
Oltre a Matteo Renzi gli imprenditori cinesi sono stati accolti dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, dal presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera da quello di IllyCaffé, Andrea Illy e da Paolo Barilla, vice presidente di Barilla; con tappa obbligatoria all’Expo di Milano e annesso incontro con il board Ambrosetti. Tra questi imprenditori vi erano anche i rappresentanti della New World China Land di cui è proprietario il magnate Henry Cheng Kar-Shun, un imprenditore che Forbes recentemente ha inserito tra i 20 top manager mondiali con un patrimonio familiare di oltre 4 miliardi di dollari. E che da sempre è affascinato dal made in Italy, basti pensare che a maggio è entrato nella società Varenne, controllata dal fondo di private equity Clessidra, che ha rilevato il controllo della maison fiorentina Roberto Cavalli.
CHI E’ E COSA FA IL COLOSSO DELLA FAMIGLIA CHENG
Un impero, quello della famiglia Cheng, cresciuto subito dopo la Seconda Guerra Mondiale quando il poverissimo patriarca Cheng Yu-Tung arrivò in barca a Macao e iniziò a lavorare come commesso in un negozio di gioielleria, sposò la figlia del proprietario e iniziò a costruire la più grande catena di gioielleria del paese prima di buttarsi nel ramo del real estate. Verso la fine degli anni Settanta il comando passò al figlio Henry che oggi a 67 anni è uno dei tycoon più ricchi di Hong Kong e con la New World China Land possiede gran parte del patrimonio immobiliare dell’intera Cina continentale per un valore di 134,4 miliardi di dollari ma ha interessi anche nel campo delle telecomunicazioni, del trattamento delle acque, di strade e compagnie di trasporti. Un patrimonio immenso che adesso dal Celeste Impero si inizia a spostare anche in Europa. Basta considerare il mega progetto che Cheng ha annunciato a Londra dove a fronte di un investimento di 8,2 miliardi di sterline vuole trasformare la penisola di Greenwich in un grande villaggio commerciale con grattacieli di 40 piani, migliaia di appartamenti, due scuole, un parco e due hotel da 24mila metri quadrati. Un progetto faraonico che è ben visto dal sindaco conservatore, il giornalista Boris Johnson soprattutto perché creerà migliaia di posti di lavoro.
Ecco perché quello della Zecca dello Stato non è che un primo tassello di uno shopping cinese che potrebbe presto toccare anche altri settori del made in Italy.