Sicché la famosa mutualizzazione dei debiti europea arriverà. Ma non si tratterà di quelli degli stati, che troppe complicazioni portano con sé, ma di quelli assai più prosaici delle banche. L’unificazione bancaria dell’Europa, che ormai si avvicina a conclusione, troverà il suo apice nella creazione del meccanismo unico di garanzia dei depositi al quale da pochi giorni la Commissione europea ha dato inizio con la presentazione di un disegno di legge per la costituzione di EDIS, che poi sarà il nome dello strumento una volta che sarà approvato.
Di fatto, creare un meccanismo unico di assicurazione dei depositi significherà costruire il terzo pilastro dell’Unione bancaria, dopo l’approvazione della supervisione unificata (SSM) e della risoluzione unificata (SRM). E significherà in pratica che i risparmiatori europei verranno tutelati a livello europeo da una singola autorità che si farà garante di parte dei debiti delle banche, ossia dei depositi assicurati, qualora la banca vigilata dovesse finire nei guai.
Per apprezzare la novità bisogna leggere i dossier che la Commissione ha rilasciato nei giorni scorsi e fare un po’ di noioso ripasso. Sappiamo già che l’ultimo rapporto dei cinque presidenti, recepito dalla Commissione Ue lo scorso ottobre, aveva illustrato un piano per approfondire l’UeM nell’arco dei prossimi cinque anni, completando il set di riforme, senza toccare i trattati istitutivi, sia sul piano fiscale che su quello finanziario.
Quest’ultimo, in particolare conoscerà due importanti evoluzioni: quella dell’istituzione del mercato unico dei capitali, ormai in corso di svolgimento, e il completamento dell’Unione Bancaria. Tali riforme verranno accompagnate dall’armonizzazione delle pratiche di regolamento favorita dall’attivazione della piattaforma Target2 S. Nell’arco di pochi anni, insomma, l’Unione monetaria dell’euro 1.0, arriverà al completamento sua terza release, la versione euro 3.0, dopo l’inevitabile passaggio da quella euro 2.0 rappresentata dall’Unione bancaria.
Ai meno appassionati ricordo che l’Unione bancaria si compone di tre pilastri, due dei quali già approvati, la supervisione unificata e il meccanismo di risoluzione, quest’ultimo in procinto di divenire operativo. Il terzo pilastro che completerà l’opera è quello del meccanismo di unificazione di assicurazione dei depositi bancari. Queste pratiche, infatti, sono ancora gestite a livello nazionale, contribuendo a creare frammentazione all’interno dell’area e generando quella mancanza di coordinamento che rende l’Unione bancaria di fatto zoppa.
Unificare le assicurazione sui depositi, e affidarle all’ennesima entità sovraordinata, perciò, è il logico completamento del percorso iniziato anni fa con l’idea dell’Unione bancaria. Che adesso muove il primo passo con la proposta di legge della commissione Ue che ne immagina fisionomia e compiti.
Tralascio di annoiarvi con troppi tecnicismi. I più appassionati potranno trovare qui la proposta di legge della Commissione. Quel che conta rilevare è la gradualità del meccanismo, che andrà pienamente in vigore nel 2024, completandosi un processo che si articolerà lungo tre fasi che è previsto inizino nel 2017, quando la nuova normativa dovrebbe essere operativa, sempre che non inciampi nel meccanismo parlamentare. Ma l’esperienza ci insegna che tale eventualità è alquanto remota. I primi due pilastri sono stati approvati nei tempi previsti.
Alle tre fasi corrisponde un diverso livello di mutualizzazione dei debiti. Dal 2017 al 2020 il meccanismo funzionerà come un sistema di re-insurance. Ciò vuol dire che il sistema nazionale di garanzia dei depositi potrà accedere ai fondi EDIS (questo l’acronimo del meccanismo europeo di garanzia che sta per European Deposit Insurance Scheme) solo dopo che avrà esaurito la propria disponibilità di fondi e sempre a patto di aver approvato, gli stati membri, tutte le direttive europee. La logica è sempre la stessa: fondi in cambio di cessione di sovranità.
Dal 2020 in poi, invece vigerà un sistema di co-insurance. EDIS potrà partecipare alle spese per la garanzia fin dall’inizio, incrementando secondo modalità da concordare il proprio contributo nel corso del tempo.
Dal 2024 in poi, infine, EDIS sarà il grande protagonista dei salvataggi dei depositanti europei. Per allora si prevede, infatti, che il meccanismo sarà pienamente operativo, perché nel frattempo sarà stato messo in condizione, grazie alla supervisione unificata, di sapere tutto ciò che gli serve sullo stato dei rischi del sistema bancario che ormai è chiaramente sovranazionale.
La Commissione spiega che “l’assenza di uno schema comune di assicurazione dei depositi comporta che i depositanti rimangono vulnerabili a grandi shock locali che possono sopraffare gli schemi nazionali di garanzia”. Senza considerare che questo meccanismo, e questo è uno dei target dichiarati dell’Unione bancaria, consente di allentare ulteriormente “il collegamento fra le banche e gli stati dove risiedono”. Non potendo più contare sulle banche per finanziarsi, insomma, gli stati dovranno trovare credito sui mercati, che intanto saranno unificati a livello europeo, esponendo la loro forma migliore per avere i fondi che servono loro. La market discipline, nella teoretica europea, è l’altra faccia dei vari fiscal compact.
Fra le altre cose, il board di EDIS dovrà valutare i profili di rischio delle banche aderenti e potrà anche rapportarlo all’ammontare dei contributi richiesti alle banche stesse. Infine, è utile sottolineare che anche il terzo pilastro, come gli altri due, sarà obbligatorio per gli stati dell’eurozona e facoltativo per gli altri paesi dell’UE.
A conclusione del processo, i risparmiatori europei potranno essere tutelati a livello sovranazionale relativamente ai propri risparmi. Sempre che ne abbiano ancora.
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