Questa volta non ha sorpreso i mercati, li ha delusi. Adesso super Mario è solo Mario. Alla conferenza stampa il presidente della Bce è stato subissato da una sola domanda ripetuta un’infinità di volte: perché non ha fatto di più? Lui, senza scomporsi, ha detto di non escludere niente, quindi può fare di più se quel che ha fatto non basta. Ma i mercati dei capitali e della moneta sono convinti che non basti: infatti gli indici azionari sono scesi e l’euro è risalito rispetto al dollaro. Ma che cosa ha fatto Draghi e che cosa avrebbe potuto fare secondo l’opinione corrente?
La Bce ha abbassato di dieci punti base, a meno 0,30%, il tasso d’interesse sui depositi presso la banca centrale, ha esteso fino al marzo 2017 l’acquisto di titoli al ritmo di 60 miliardi di euro al mese, ha inserito tra gli strumenti acquistabili anche i bond municipali, cioè quelli emessi da comuni e regioni. Quanti e di che tipo ancora non lo sa, si vedrà nel corso del tempo. Questa è senza dubbio l’innovazione maggiore, che fa cadere il tabù dei titoli pubblici da acquistare direttamente e non sul mercato secondario. Forse il prossimo passo sarà aggiungere anche i buoni del Tesoro. Tuttavia la quantità resta la stessa.
Che cosa si aspettavano i mercati finanziari? Che gli acquisti salissero almeno a 80 miliardi al mese, che il quantitative easing venisse prolungato di un anno, cioè fino all’autunno 2017, che il menù di titoli da comprare fosse più vasto. Sono incontentabili, famelici, avidi? Anche, ma soprattutto sono preoccupati.
Il primo serio grattacapo è la deflazione. I prezzi restano ancora piatti: più 0,1 per cento nel 2015 secondo le proiezioni di Eurostat. Ma ancor peggio è che le stime sono state riviste al ribasso rispetto a settembre. Dunque il Qe non funziona, è sbagliato come sostengono i sacerdoti di rito germanico oppure è troppo timido come pensano gli operatori di Borsa?
Draghi ha detto che se non ci fossero state le misure straordinarie, la crescita sarebbe stata più fiacca e la deflazione peggiore. Il Qe ha aggiunto un punto percentuale al prodotto lordo dell’area euro e mezzo punto all’inflazione. Dunque il 2016 sarebbe stato un anno di stag-deflazione, con prodotto e prezzi entrambi attorno a zero. Non è vero che la Bce non ha fatto nulla, ma sostenere che ha fatto abbastanza sarebbe altrettanto irrealistico. Perché la zona euro non cresce, nonostante la moneta inesatta finora, e questo è ancor più grave nel momento in cui si materializza un altro spettro, ancor più devastante: il terrorismo islamico, la guerra.
Dopo l’11 settembre la Federal Reserve stampò denaro a manetta per alimentare il mercato finanziario, puntellare Wall Street, aumentare la domanda di consumatori terrorizzati. Ha creato, “una bolla difensiva” come l’ha chiamata Alan Greenspan allora presidente della Federal Reserve. La Bce sta gonfiando bollicine che non sono in grado di diventare un vero steccato contro i tempi da lupi (e non più solitari) nei quali siamo precipitati.
“Draghi ha promesso troppo e ha realizzato troppo poco”, commentava il Financial Times, esprimendo lo stato d’animo dei suoi principali referenti. Forse avrebbe potuto fare di più se la Bundesbank e i suoi satelliti non gli avessero messo i bastoni tra le ruote. Ma a questo punto, non può più fare il diplomatico: prima degli equilibri interni alla Bce vengono gli equilibri tra l’Europa e il Califfato.
Stefano Cingolani