Claudio Borghi Aquilini è tornato. Non che se ne fosse mai andato, per carità. Però il responsabile economico della Lega Nord e già candidato governatore della Toscana dove siede in consiglio regionale, da un po’ di tempo non presidiava così tanto i talk-show nazionali come nelle ultime settimane. Il motivo? E’ lui il principale consigliere di Matteo Salvini sulle questioni economiche e finanziarie; inevitabile quindi che venga tirato in ballo se c’è da parlare del decreto Salva Banche emanato il 22 novembre scorso dal governo per evitare il crac totale di Banca Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti (qui l’analisi riepilogativa fatta da Formiche.net).
Dopo i recenti interventi ad Agorà, La Gabbia e Piazzapulita, fino a quella sul palco di Arezzo davanti a centinaia di risparmiatori dell’Etruria rimasti senza un soldo investito, Borghi rilancia in questa intervista a Formiche.net la posizione della Lega: arrestare il management responsabile di questi disastri, vendere la parte operativa delle banche in crisi e con i soldi ricavati salvare i risparmiatori. Ma non è finita, perché secondo l’economista salviniano, guru dei no euro, il governo dovrebbe anche andare a Bruxelles a riprendersi parecchi miliardi versati nel Fondo salva-Stati.
Borghi, davvero lei ritiene che ci fosse una reale alternativa al decreto con cui il governo ha “salvato” le banche? Non si rischiava di andare alla liquidazione dei quattro istituti di credito?
La situazione di sofferenza di quelle banche era nota da tempo, basti pensare che Bankitalia aveva messo piede in Popolare Etruria già dal 2013. Il problema è stato permettere che la situazione marcisse, peggiorando così di molto le cose. Inoltre certe valutazioni fatte dal governo sui crediti sono del tutto arbitrarie: l’azzeramento dei risparmi per le obbligazioni subordinate è dovuto anche al fatto che si sono quantificati i crediti della banca al 17%. Se valutassimo a quella cifra tutti i crediti in sofferenza delle banche italiane, dovrebbero fallire tutte.
Facile criticare soltanto…
L’alternativa c’è. Il problema è che l’Unione europea non la accetta. Perché per il Monte dei Paschi di Siena, banca che era messa peggio di queste quattro, si sono fatti i Tremonti Bond e ora non si interviene con nulla di simile? E’ chiaro che un’alternativa ci sarebbe stata, ma se la risposta del governo è che l’Europa dice di no perché ritiene certi interventi un aiuto di Stato, allora non ci intendiamo.
Se al governo ci fosse la Lega e lei si trovasse al Ministero dell’Economia al posto di Padoan che cosa farebbe?
Occorre prendere atto che questo trattamento da parte della Commissione Ue è stato evitato alle banche di tutti gli altri Stati membri, che invece attraverso il Fondo salva-Stati noi italiani abbiamo finanziato per il 20% con ben 63 miliardi di euro. Di conseguenza credo che adesso chi ha messo i soldi in quel fondo e ne abbia bisogno per salvare le proprie banche, debba andarseli a riprendere. Non possiamo accettare che il governo italiano abbia speso tutti quei soldi per salvare le banche greche e non faccia altrettanto con i suoi risparmiatori. Credo che all’intera collettività costi molto meno un’operazione del genere che non sobbarcarsi i costi economici e sociali di un propagarsi di situazioni come quelle accedute in queste quattro banche.
In che cosa ha sbagliato a suo dire il governo?
Fin da quando una normativa marcia come quella del bail-in ha iniziato ad essere discussa, io ho proposto uno schema diverso: se la banca si trova malauguratamente vicina a un fallimento, per prima cosa il management finisce in galera perché con i risparmi delle persone non si scherza. La parte operativa della banca viene poi venduta a prezzo di mercato e quel che si ricava viene utilizzato per ripagare i creditori. Se non si raggiunge una cifra sufficiente a soddisfare i risparmiatori rimasti senza soldi investiti, allora tocca a Bankitalia intervenire, assumendosi le sue responsabilità e pagando in prima persona, quale istituto di emissione, tutto quello che manca al soddisfacimento dei risparmiatori.
Come valuta l’ipotesi di un fondo di ristoro annunciato dal governo per i risparmiatori coinvolti?
Così da solo non serve a nulla, e se il governo davvero lo facesse ammetterebbe di aver fatto una scemenza col decreto del 22 novembre, quindi a quel punto Padoan, essendo stato sconfessato, avrebbe ancora più di prima l’obbligo di dimettersi. Questo fondo non risolve comunque il problema dal punto di vista strutturale, la stessa situazione si potrebbe infatti ripresentare in futuro con altre banche. Inoltre, ricordo che dall’1 gennaio grazie all’entrata in vigore del decreto che recepisce le direttive europee sul bail-in, diverranno alienabili in circostanze analoghe anche le obbligazioni ordinarie e non solo quelle subordinate, così come i conti correnti sopra i 100mila euro.
In questa vicenda, i risparmiatori che hanno sottoscritto obbligazioni subordinate e ora si ritrovano senza quei soldi, non hanno nessuna responsabilità? C’è chi sottolinea come si tratti di contratti che loro hanno firmato.
Non c’è nessuna responsabilità dei risparmiatori. E’ stata una bugia fare passare le obbligazioni subordinate come uno strumento molto rischioso e pericoloso; è vero che vengono dopo altre obbligazioni in termini di privilegio, ma solo se ci si trova davanti al fallimento totale di una banca, ipotesi questa molto improbabile e infatti mai accaduta in Italia. Non a caso, i tassi di interesse di quelle obbligazioni subordinate erano di poco più alti di quelle ordinarie, non certo al 40%. Non si può dire adesso che il fallimento di una banca sia un elemento di cui tenere conto. Ai risparmiatori vanno restituiti integralmente i soldi delle obbligazioni subordinate al prezzo d’acquisto dei titoli, così da evitare ingiusti profitti e rimborsare soltanto le cifre che si erano inizialmente investite.