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Per la Libia è tempo di una nuova Costituzione. Parla De Michelis

Appena tornato da una missione a Tripoli, Gianni De Michelis, presidente dell’Istituto per le relazioni internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’Africa, America Latina, Medio ed Estremo Oriente (Ipalmo), è ottimista sull’evoluzione del processo di transizione in Libia. In una conversazione con Formiche.net, l’ex ministro degli Esteri spiega che l’obiettivo è capire gli sviluppi dopo le elezioni del 7 luglio. L’ex ministro degli Esteri ha incontrato rappresentanti delle diverse forze politiche libiche, sia laiche che musulmane. Ha colto buoni segnali, racconta: “La transizione è avviata. Il governo deve creare ora una bozza della nuova Costituzione, riavviare un’economia indebolita e rafforzare la sicurezza del Paese. Il processo in Libia va avanti e ci sono buone possibilità che gli obiettivi vengano raggiunti”, secondo De Michelis.

L’esperienza egiziana
Secondo l’ex ministro, la priorità è l’approvazione di una nuova Costituzione. Nel lungo e complesso processo di elaborazione e accettazione sarà utile prendere spunto dall’esperienza egiziana e tunisina: “È vero che la Libia è un Paese molto diverso dagli altri, ma non credo che si commetteranno gli stessi errori di Egitto e Tunisia con le forze islamiche. Il Consiglio nazionale deve creare un gruppo dove siano incluse tutte le forze politiche”. In questo modo non si può evitare il rischio di avere una bozza di Costituzione che rappresenti solo la componente islamica, come nella proposta del presidente egiziano Mohamed Morsi, dopo che i laici hanno abbandonato la Costituente.

Inizialmente circa 200 persone dovevano far parte della Costituente libica, di cui 80 dei partiti politici e i restanti 120 a candidati indipendenti. Dopo si è deciso di ridurre il gruppo a 60. De Michelis spiega che in Libia la discussione adesso è centrata su come dovranno essere scelti queste rappresentanti: se dal Consiglio nazionale o direttamente dal popolo libico. Da quel momento, ci saranno alcuni mesi per scrivere una bozza di Costituzione e una legge elettorale e così proseguire “una vera e storica esperienza democratica”, secondo De Michelis.

Per l’ex ministro “dal punto di vista dell’economia, la Libia vuole puntare sull’apertura al settore privato”, attuando “progressivamente” un cambio significativo dopo anni in cui lo Stato aveva il controllo assoluto di quasi tutte le fonti di produzione del Paese.

La sfida del disarmo
In materia di sicurezza Tripoli è sotto controllo, secondo le informazioni raccolte da De Michelis. La situazione invece è molto diversa al sud del Paese: “La Libia è un territorio vasto e prima che la situazione sia completamente normale dovrà passare del tempo. In questo senso la questione più importante è il disarmo della popolazione civile. Attualmente circa 200 mila persone sono in possesso di armi da fuoco pesanti, molte di più di quante hanno combattuto contro Gheddafi. Disarmare queste milizie deve essere la priorità per garantire la sicurezza del Paese”, ha detto De Michelis.

 



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