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Lavoro, numeri e novità sulle assunzioni

Mentre è in dirittura d’arrivo la Legge di stabilità 2016 la BCE (Banca Centrale Europea) nel proprio bollettino ripercorre i dati sull’occupazione in Italia e sul confronto con quella nell’area Euro: il lavoro in Italia resta fermo e al pari di quanto avvenuto negli ultimi due anni. Nel nostro Paese è ancora consistente l’effetto della crisi, tanto che si è creata meno occupazione rispetto alle principali economie dell’Eurozona. In particolare nel nostro Paese tra il secondo trimestre 2013 e il primo trimestre 2015: “La crisi ha esercitato un impatto avverso ben più persistente sull’occupazione complessiva, che è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole”.

In quel periodo nell’Eurozona sono stati creati 2 milioni 158 occupati netti. In particolare in Italia livelli occupazionali sono aumentati di sole 127.000 unità nel periodo di riferimento, contro le 190.000 unità della Francia, le 592.000 unità della Germania e le 724.000 unità della Spagna. In più nel nostro Paese l’incremento degli occupati italiani è dipeso per il 63% da posizioni a tempo parziale, a differenza di quanto avviene in media nell’Eurozona dove la crescita ha riguardato prevalentemente posti a tempo indeterminato.

Per questo secondo gli analisti BCE l’impatto della crisi in Italia è persistente sul mercato del lavoro. Spagna, Portogallo, Irlanda e persino Grecia vengono individuati dalla BCE come i Paesi nei quali si è avuto l’aumento più marcato dell’occupazione. In più, segnala la BCE: “Se in Germania il numero di occupati è salito quasi ininterrottamente dall’inizio della recessione nel 2008 la Spagna ha registrato continue diminuzioni dei posti di lavoro fino al recente punto di svolta. Di conseguenza, la Germania mostra adesso un’occupazione superiore del 5% ai livelli precrisi, mentre il dato per la Spagna resta inferiore del 15% al picco toccato prima della crisi, nonostante la forte ripresa osservata di recente, in Francia il numero di occupati si è portato lievemente al di sopra dei valori pre-crisi, sostenuto in ampia misura dal considerevole aumento dei dipendenti pubblici. Quanto all’Italia, la crisi ha esercitato un impatto avverso ben più persistente sull’occupazione complessiva, che è rimasta pressoché invariata, in controtendenza rispetto all’insieme dell’area dell’euro e alle sue economie più piccole”.

Tra i principali ostacoli alla ripresa dei Paesi dell’Eurozona individuata dalla BCE vi sono le incertezze sull’evoluzione dell’economia mondiale e i rischi geopolitici di ampia portata che potrebbero influire anche sulla domanda esterna di export e sulla fiducia. In queste ore in cui la legge di stabilità 2016 viene approvata è bene ricordare agli imprenditori che solo fino al 31 dicembre si potrà godere dello sgravio totale triennale dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato.

Da gennaio 2016 sarà meno conveniente assumere dipendenti rispetto ad ora. Infatti fra le misure per l’occupazione della Legge di Stabilità 2016 va tenuto in grande considerazione il dimezzamento degli sgravi contributivi per le aziende che fanno nuove assunzioni a tempo indeterminato. Rispetto al 2015 non sono più tre gli anni agevolati ma solo due, l’agevolazione da totale diventa parziale e scende del 60%-il massimale viene ridotto a 3.250 euro su base annua.

Dunque un’azienda che assume a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2015 ha diritto allo sgravio totale triennale dei contributi dovuti all’INPS fino ad un tetto massimo di 8.060 euro annui per 36 mesi. Mentre a partire da Gennaio 2016 per lo stesso tipo di assunzione l’impresa potrà raggiungere solo un tetto massimo di 3.250 euro annui per 24 mesi. Dal 2017 la durata massima scende a 12 mesi, con una soglia di circa 1.600 euro. Dal 2018 il meccanismo dovrebbe essere completamente azzerato.



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