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Ecco le vere incognite sulla Legge di stabilità

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo un articolo di Antonio Giancane apparso su Italia Oggi, diretto da Pierluigi Magnaschi

L’approvazione della legge di stabilità per il 2016 non sembra mandare un messaggio univoco ai mercati. La manovra è infatti stata licenziata dal parlamento con un aumento del saldo netto netto da finanziare, salito a 34,5 miliardi di euro (+6 miliardi) ed un deficit di cassa al 2,4% del Pil, un valore superiore rispetto al quadro delle previsioni del Def.

A tale esito ha contribuito il pacchetto sicurezza-cultura (2,6 miliardi) progettato dal governo dopo gli attentati di Parigi. Per coprire gli oneri il governo ha utilizzato il margine di flessibilità sui conti inizialmente invocato per l’emergenza migranti e poi per l’emergenza terrorismo. Si tratta di circa 3,2 miliardi di euro: 2,6 sono stati utilizzati, i restanti 600 milioni di euro potrebbero coprire gli oneri per l’intervento in Libia.

La manovra attende l’ok da Bruxelles, ma intanto si profilano numerosi dubbi sulla credibilità dei conti. Il primo interrogativo riguarda la coerenza con i saldi della finanza regionale. Qui, a parte i maggiori trasferimenti disposti alla Camera, c’è il problema della copertura dei debiti sanitari, attualmente confusa con la partita dei cosiddetti ritardi dei pagamenti; i relativi trasferimenti sono contabilizzati in modo incoerente tra le varie regioni e c’è il sospetto che il debito regionale possa ulteriormente lievitare per cifre consistenti.

La seconda incognita riguarda l’efficacia delle misure sulla finanza locale, visto il riordino delle entrate e la necessaria compensazione del minore gettito Tasi-Imu che comporterà oneri crescenti per il Tesoro. Anche le misure sul contenimento della spesa dei comuni e la riforma delle partecipazioni locali appaiono inattuate.

Infine, last but not least, la tenuta delle previsioni di entrata. A molti non è sfuggito che a fronte della correzione al ribasso dell’andamento economico nel 2015 e 2016 le previsioni di gettito non sono state coerentemente adeguate. Ma a questo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dovrebbe provvedere con il documento di aggiornamento della finanza pubblica, atteso a marzo del 2016.

Di quali cifre si sta parlando? Sulle regioni ci potrebbero essere possibili scostamenti da compensare tra i 4 ed i 10 miliardi; per gli enti locali si parla di maggiori fabbisogni per 3-5 miliardi comprensivi degli oneri delle partecipate e dei dissesti di molti enti indebitati con banche locali. Per le entrate ballano una decina di miliardi se la crescita del Pil dovesse rivelarsi inferiore di due decimi di punto.


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