Oggi, politically correctness permettendo, in tutte le chiese del mondo si eleverà il Te Deum per ringraziare Dio per l’anno che si chiude. E’ un inno di struggente bellezza, roba da farti accapponare la pelle tanto è maestoso e semplice allo stesso tempo, altro che concertoni di capodanno ad alto tasso di inquinamento acustico.
Il Te Deum dice della gloria di Dio, dell’opera salvifica di Cristo racchiusa in un compendio del Credo, dell’umana fragilità che invoca salvezza, aiuto e pietà. Esprime una verità troppo spesso dimenticata (e che spiega, di contro, il crescente ricorso a maghi, fattucchieri e oroscopi): che è Dio il Signore della storia, non l’uomo né tanto meno il caso. E che noi uomini siamo ben poca cosa senza il suo aiuto.
Ne fossimo davvero coscienti, non staremmo ogni due per tre a scandalizzarci di faraoni e corvi e attici extra lusso – gli attici degli apostoli, come sono stati ribattezzati con inarrivabile ironia – con tutti gli annessi e connessi di trame occulte, complotti all’ombra del cupolone, lotte intestine, l’immancabile Ior e monnezzame vario (tra l’altro, dovrebbe far riflettere questo stracciarsi di vesti – fuori e dentro la chiesa – ogni volta che ci sono di mezzo i soldi, mentre su questioni come i milioni di aborti che si praticano ogni anno il silenzio è assordante: sarà perché ormai l’unico dio rimasto in circolazione è Mammona?).
In un’ottica di sano realismo cristiano, per definizione lontano anni luce tanto da un lassismo senza freni quanto da un moralismo asfissiante, continuo a tenermi la chiesa così com’è, santa e peccatrice, con buona pace degli accigliati a un tanto al chilo che stanno sempre col ditino puntato. Compreso papa Borgia, certo. Che è stato un grande pontefice, checché ne dica la vulgata corrente.
D’altra parte, Pietro era un traditore e Paolo un fanatico integralista nonché persecutore dei cristiani. Eppure sono i due pilastri della chiesa. Vorrà pur dire qualcosa. Saremo pure brutti sporchi e cattivi, ma nonostante tutti i limiti, le bassezze e i peccati dei suoi membri, la chiesa resta la più bella tra le “invenzioni” di Dio.
Per cui stasera mi unirò al canto del Te Deum, fisicamente con quelli che ci ritroveremo, e spiritualmente con coloro che ci hanno preceduto. E visto che siamo in tema, domani ripartenza col botto con la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la Theotokos, sotto la cui vigile protezione porrò, come sempre, i miei cari. Tanto basta.