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Trump-Clinton, una battaglia a colpi di soldi (e di Isis)

Se non ci fosse il sedicente Stato islamico, e tutte le complicazioni e le interazioni che ne derivano, tra Donald Trump e Hillary Clinton, oggi, sarebbe soprattutto questione di soldi. E invece Trump, divenuto agente reclutatore dei terroristi integralisti in un loro video, si rifà sostenendo che l’autoproclamato Califfato è una creazione del presidente Barack Obama e, naturalmente, di Hillary Clinton, segretario di Stato tra il 2009 e il 2013.

Trump l’ha detto parlando a Biloxi in Mississippi: l’accusa all’amministrazione democratica, non del tutto campata in aria questa volta, è di avere lasciato crescere lo Stato islamico, non congelando in particolare i proventi derivanti dal petrolio controllato dagli jihadisti; in fondo, ancora una questione di soldi. La Clinton, invece, a proposito dell’autoproclamato Califfato e dei suoi misfatti, usa un’espressione già utilizzata da Papa Francesco e ne denuncia il “genocidio contro i cristiani”.

Di soldi, al momento, ha le casse piene l’ex first lady, nonostante la defezione non del tutto imprevista del magnate dei supermercati e playboy Ron Burkle, che ha scelto il governatore dell’Ohio John Kasich, aspirante alla nomination repubblicana, dopo essere stato fino al 2012 grande finanziatore del partito democratico e, in particolare dei Clinton, un’amicizia con Bill guastatasi dopo partite a golf e viaggi sul suo aereo privato, dove si dice ci si divertisse molto.

Secondo i dati finora disponibili, pubblicati dalla stampa Usa, Hillary Clinton ha rastrellato 112 milioni di dollari nel 2015, di cui ben 55 nell’ultimo trimestre. Una cifra quasi pari a quella record raccolta da Obama nella campagna del 2012. L’obiettivo dei 100 milioni di dollari entro fine anno è stato centrato e abbondantemente superato.

L’ex segretario di Stato dà una dimostrazione di forza finanziaria, con cui non possono competere i suoi rivali, neppure il senatore indipendente Bernie Sanders, che, nello Iowa, dove il 1° febbraio inizieranno le primarie, è indietro di poco nei sondaggi a Hillary Clinton.

Dei 55 miliardi di dollari raccolti nell’ultimo trimestre 2015, la Clinton ne ha destinati 33 milioni alla campagna per le primarie, mentre il resto servirà, ottenuta la nomination, per la vera e propria campagna presidenziale, che partirà in estate dopo le convention di fine luglio.

Trump, che i soldi non ha bisogno di raccoglierli perché ce li ha, risponde dichiarandosi disposto a spendere almeno due milioni di dollari alla settimana per ottenere la nomination – nel suo caso, molto più contrastata e incerta -: di qui alla convention, significa almeno una trentina di milioni. In un’intervista alla Cnn a fine anno, il battistrada repubblicano ha detto: “Spenderò un minimo di due milioni di dollari la settimana e forse molto di più”, anticipando massicci spot pubblicitari in Iowa, New Hampshire e South Carolina, i primi Stati che assegnano i delegati alla convention. E ha definito Hillary Clinton “un disastro” come candidata perché “controllata dai suoi soldi”.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



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