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La guerra sul corpo delle donne

La violenza subita dalle donne a Colonia riporta rovinosamente un perverso e bestiale fenomeno che continua a consumarsi in tutto il mondo. In Italia come in altri paesi –più recentemente nella guerra terroristica e in India – le donne sono arma potentissima con violenta recrudescenza quando si vuole annientare un popolo. La guerra sul corpo delle donne non è altro che la conseguenza di una società patriarcale e maschilista incapace ancora di concepire la donna come essere pensante ed autonomo, cittadina non più schiava del maschio, spesso anche marito o compagno,che si attribuisce l’ultima decisione su tutto, o branco di uomini che viola il corpo e la mente di una vittima prescelta senza nessuna pietà.

Nel 2016 in piena guerra tra popoli che si contendono il potere economico e religioso, vi sono individui che usano quest’arma letale senza che la società ritenuta ormai un insieme di etnie e culture trovi un meccanismo per mettersi in moto e contrastare questa cultura di sopraffazione. Eures, Istat, Unesco e altri istituti di ricerca hanno denunciato l’aggravarsi di questa situazione nel mondo di questo sistema machista consolidatosi nel tempo con casi che hanno cambiato anche il modo della comunicazione sia televisiva che giornalistica (basti pensare ai processi mediatici e al soffermarsi di alcuni particolari cinici e perversi ) che fanno audience poiché purtroppo sesso sangue e soldi dominano le testate e business.

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne è stato un passo importantissimo, però il cambiamento deve partire interno ad una comunità per la nascita di una nuova società ed è per questo che risultano necessarie le iniziative rivolte alle scuole, agli studenti, sui luoghi di lavoro per contrastare la forza e la brutalità e far emergere il rispetto tra pari, poiché esiste la responsabilità individuale di un uomo o di un gruppo che non accetta l’essere umano e gli infligge la violenza e c’è la responsabilità collettiva che è figlia del tempo e della storia e che pesa ancora sul grande cambiamento necessario.

Noi abbiamo il dovere di opporci a qualsiasi tipo di violenza, fisica psicologica, diretta o indiretta perché a questa violenza ha contribuito tutto il sistema a volte anche omertoso. Ecco perché in Italia e oltre il nostro Paese, insieme, dobbiamo creare una coscienza collettiva e momenti concreti di formazione delle generazioni e delle culture nostrane e straniere. Educare alla parità di genere come si è prefisso e ha finanziato il Ministero dell’Istruzione comporta una preparazione molto scientifica non in possesso degli insegnanti in generale: educare al rispetto significa approfondire l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica, sia sotto il profilo teorico che operativo, e non in maniera sommaria e soprattutto potentemente interdisciplinare.



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