Troppi maschi tra i migranti e i profughi arrivati in Europa? Purtroppo sì: c’è un’enorme sproporzione tra il numero dei maschi e quello delle donne immigrate, e questo non va bene. Lo sostiene, senza giri di parole e con molti numeri, una studiosa di questioni di genere a livello mondiale, Valerie Hudson, che insegna alla Texas A&M University, e sul sito politico.eu ha pubblicato un breve saggio in cui mette a fuoco i rischi che l’Europa sta correndo con la politica delle porte aperte: più di un milione di esseri umani arrivati da Africa e Medio Oriente solo negli ultimi cinque mesi. Premessa doverosa: la Hudson non è una femminista che cerca visibilità dopo le violenze sessiste compiute a Colonia da immigrati africani e mussulmani. Le sue ricerche e i suoi libri sul rapporto tra l’equilibrio ( o lo squilibrio) dei generi sessuali e la stabilità sociale e politica sono frutto di anni di studio delle statistiche dei maggiori Paesi, dalla Cina ai Paesi occidentali. Nulla di improvvisato, dunque, né populismo strumentale.
La sua tesi è che un forte squilibrio tra maschi e femmine, come quello che si sta profilando in Europa, non è una questione sessista, bensì politica e culturale, in quanto «le società a forte predominio maschile sono meno stabili, più inclini a elevati livelli di violenza, di ribellioni, e, ovviamente, di maltrattamenti delle donne». La questione è talmente seria che i governanti più attenti hanno già preso adeguate contromisure. Primo fra tutti, spiega la Hudson, il nuovo premier canadese, Justin Trudeau, il quale in novembre ha deciso sì di ospitare 25 mila siriani in fuga, ma ha anche precisato che nel 2016 il Canada accoglierà soltanto donne, bambini accompagnati e famiglie già costituite, mentre respingerà i minori non accompagnati e i maschi adulti single, con la sola eccezione dei gay, che in Siria sono perseguitati.
Sulla decisione di Trudeau hanno influito non poco gli studi su quanto si sta verificando in Europa, soprattutto in Svezia, dove le statistiche sul genere dei richiedenti asilo sono molto accurate. A fine novembre 2015, il 71% dei richiedenti asilo in Svezia era di sesso maschile. Inoltre il 21% di tutti i migranti era costituito da minori non accompagnati, per il 90% di sesso maschile. Una sproporzione sessuale enorme, per cui a fronte di 90 minori non accompagnati di sesso maschile arrivati ogni giorno in Svezia nel 2015, si sono contate soltanto otto minori non accompagnate di sesso femminile. Circa la metà dei minori non accompagnati entrati in Svezia, spiega la Hudson, dichiarano di avere un’età di 16-17 anni. In totale, a fronte di 18.165 maschi di 16-17 anni entrati l’anno scorso nel Paese, le ragazze immigrate della stessa età erano appena 2.555.
In prospettiva, lo squilibrio di genere rischia di estendersi all’intera popolazione svedese. Secondo l’ultimo censimento nazionale, in Svezia vi erano 103.299 maschi di 16-17 anni, e 96.524 ragazze della stessa età. Con l’arrivo dei richiedenti asilo, il conto è salito a 121.914 maschi, contro 99.079 femmine. Risultato: in Svezia a fine 2015 vi erano 123 maschi di 16-17 anni, a fronte di appena cento ragazze della stessa età. Poiché nel 2016 si prevede un afflusso di richiedenti asilo altrettanto intenso, prevede la Hudson, lo squilibrio di genere aumenterà, determinando nei prossimi anni una situazione simile a quella sperimentata in Cina a seguito della politica del figlio unico, con un rapporto di 117 ragazzi cinesi maschi per ogni cento ragazze. Uno squilibrio di genere che ha provocato gravi problemi demografici, sociali ed economici, costringendo il governo di Pechino, alcune settimane fa, a porre fine alla politica del figlio unico.
Per la Hudson, quanto è accaduto in Svezia è lo specchio di ciò che avverrà nel resto d’Europa, a cominciare dalla Germania, che solo ora, dopo i fatti di Colonia, comincia a porsi il problema dei troppi maschi immigrati. Quanto all’Italia, lo studio precisa che i migranti arrivati nel 2015 nel nostro Paese e in Grecia erano maschi per il 66,26 per cento. Una situazione «non radicale», come in Svezia e in Germania, ma meritevole di attenzione da parte dei legislatori, in quanto più del 20% dei migranti in arrivo da Africa e Medio Oriente sono minori non accompagnati, sotto i 18 anni, per il 90% di sesso maschile.
Per nostra fortuna, a riequilibrare i generi è l’immigrazione proveniente dai Paesi dell’Est europeo, soprattutto dall’Ucraina (badanti e donne di servizio), che è in stragrande maggioranza femminile: così, tra i residenti immigrati, la prevalenza dei maschi sulle femmine è di 53 a 47%, squilibrio del tutto sopportabile, visto che il totale della popolazione nazionale registra (censimento 2011) più donne che uomini (93 maschi ogni 100 femmine). Ma non è detto che sia per sempre: nel decennio 2001 – 2011 la popolazione straniera in Italia è aumentata a un ritmo del 208%. Sì, avete letto bene: duecentootto per cento! E l’ondata migratoria non era così forte come adesso.
(Pubblichiamo questo articolo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori)