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Ecco la strategia verde della Marina Usa

E’ la sicurezza energetica quello che sta più a cuore alla Marina statunitense. Stretta tra la domanda crescente dei mercati emergenti che fanno lievitare il prezzo dei carburanti e le ultime tensioni geopolitiche, la strategia statunitense è scandita da obiettivi a breve termine in grado di rivoluzionare l’approvvigionamento energetico anche per i Paesi alleati della Nato.

Lo stadio nella ricerca, nell’uso e nella produzione di carburanti alternativi per migliorare le capacità militari e la sicurezza strategica, è stato illustrato durante una tavola rotonda all’ambasciata Usa a Roma da Tom Hicks, Deputy Assistant Secretary della Marina militare per l’Energia. “Il nostro obiettivo è quello di esplorare e cominciare una conversazione con la Marina e i ministeri italiani per capire a che punto stiamo nello studio dell’energia alternativa, fondamentale per le nostre funzioni militari ma anche per svolgere assistenza umanitaria e operazioni necessarie per gli Usa e per il mondo intero”.

Hicks ha dichiarato di essere stato “ben impressionato dai livelli del Ministero dello Sviluppo economico, della Marina e delle industrie, perché l’Italia sta portando avanti uno sforzo simile al nostro. Siamo dunque felici di iniziare una cooperazione e un coordinamento tra i due Paesi nel settore”, ha spiegato Hicks, evidenziando però di non aver incontrato il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera. “Quello di oggi per noi è l’inizio di una conversazione ed è un successo che deve proseguire sui carburanti alternativi ma anche sull’efficienza energetica, settore in cui vogliamo condividere le best practices”.
“Ogni anno la Marina – ha proseguito – spende tra i 4 e i 5 miliardi di dollari per la benzina per gli aerei e per la flotta”. L’incremento del fabbisogno di Paesi come Cina e India “ha causato un aumento del costo del carburante”. Il prezzo della benzina è di assoluta importanza per la Marina e per il dipartimento della Difesa che considera “i carburanti alternativi come un modo per affrontare queste sfide”.
In passato la Marina ha infatti testato carburanti alternativi usando negli aerei e nelle navi il 50% di carburanti convenzionali e il 50% di biofuel. “Non ci sono impatti negativi sulle performance di aerei i navi e pensiamo che se i carburanti alternativi diventassero più economici potrebbero essere usati in maniera ordinaria”, ha sottolineato Hicks.
Nel 2009 il segretario della Marina, Ray Mabus, ha illustrato i cinque obiettivi per diminuire il consumo di energia da parte del Dipartimento della Marina (DoN), ridurre la dipendenza da fonti di petrolio provenienti dall’estero e aumentare l’uso di energia alternativa. Il primo obiettivo prevede che entro il 2020 il 50% del totale del consumo di energia del DoN sarà garantito da fonti alternative. Il secondo obiettivo è il lancio della Great Green Fleet entro il 2016, dopo che a luglio ha avuto luogo un’esercitazione con una portaerei nucleare, unità navali e un velivolo con l’utilizzo di carburante alternativo.

“Abbiamo già incontrato rappresentanti spagnoli e inglesi e cominciato la discussione con gli alleati della Nato. Abbiamo trovato in ognuno di essi il desiderio di capire e di andare avanti nello studio dei carburanti alternativi. L’uso e la produzione – ha spiegato – variano di Paese in Paese ma siamo molto impressionati dal livello italiano. Lo stesso impegno statunitense si trova in Italia, è una cosa che non si vede in giro”.

Per la Marina Usa quello del carburante alternativo è un obiettivo strategico. “Vogliamo un aumento di efficienza e di efficacia, non solo perché è green. Intendiamo risolvere il problema della vulnerabilità e della disponibilità dei carburanti. La Marina militare Usa è sempre stata all’avanguardia nelle rivoluzioni energetiche della sua storia, dalla vela al nucleare sicuro. I carburanti alternativi sono visti ora come il prossimo passo in avanti”, ha concluso Hicks.

 

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