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Ecco perché il Regno Unito discute se mettere al bando Trump

Il Parlamento britannico ha ieri dibattuto per tre ore sull’imposizione o meno d’un divieto d’ingresso nel Regno Unito nei confronti di Donald Trump, a causa delle prese di posizione del candidato alla nomination repubblicana alla Casa Bianca contro donne, messicani, islamici e minoranze assortite, definite di “incitamento all’odio”. Una discussione solo teorica, perché il premier David Cameron, pur bollando come “inutili, divisive e sbagliate” le affermazioni del magnate dell’immobiliare, ha già fatto sapere che non prenderà provvedimenti contro di lui.

Formalmente, la decisione finale spetta al ministro dell’Interno Theresa May. George Osborne, cancelliere dello Scacchiere, ha pure condannato le affermazioni di Trump, respingendo però l’idea della messa al bando e invocando piuttosto un “dibattito democratico, che renda molto chiaro che certi punti di vista non sono ben accetti”.

L’argomento non poteva essere ignorato, poiché una petizione online per impedire al miliardario l’ingresso in Gran Bretagna ha raccolto oltre 574mila firme: a norma di legge ne bastano centomila, depositate sull’apposito sito predisposto dal governo, perché i parlamentari esamino l’istanza.

A presiedere i lavori è stato il laburista Paul Flynn, che vorrebbe “invitare Trump a visitare le zone dell’Inghilterra colpite dalle recenti inondazioni senza precedenti”: sarebbe “utile ed educativo per chi nega il surriscaldamento globale del clima”.

Nei giorni scorsi, Trump aveva minacciato di revocare i piani di investimento da oltre un miliardo di dollari in Scozia se fosse stato messo al bando dal Regno Unito. Tra i progetti, la realizzazione del Trump International Golf Links e del Trump Turnberry, un resort di lusso sulla costa dell’Ayrshire. Il candidato repubblicano, la cui madre era scozzese, s’è già visto revocare lo statuto di ambasciatore d’affari della Scozia, mentre la Robert Gordon University di Aberdeen gli ha tolto la laurea honoris causa.

La campagna elettorale dello showman continua a essere contrassegnata da toni forti e sortite, sue o nei suoi confronti, sorprendenti. Ha liquidato come “un mucchio di spazzatura” il maggiore giornale del New Hampshire, il New Hampshire Union Leader, dopo la pubblicazione d’un editoriale critico che lo paragonava al cattivo di ‘Ritorno al Futuro’ e lo definiva “rozzo, sbruffone, con nessuna filosofia politica”.

La lista dei suoi amici e nemici eccellenti continua ad allungarsi. Fra gli amici, un posto fisso ce l’ha Vladimir Putin, di cui Trump parla costantemente bene e che difende dalle accuse di fare eliminare giornalisti scomodi: “Non c’è prova che abbia ucciso nessuno”.

Fra i nemici, ecco il ministro degli esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif: la diplomazia non è cosa “per arroganti arricchiti”, ha detto. E c’è pure il boss della droga messicano El Chapo, recentemente arrestato: dopo le esternazioni di Trump contro gli immigrati messicani, il bandito aveva messo una taglia sulla sua testa, vivo o morto. Quando l’attore Sean Penn, nella loro controversa intervista, gli chiese di Trump, El Chapo sorrise e poi rispose ironicamente: “Ah! Mi amigo!”

Con tutto questo, Trump non perde, però, il senso degli affari. La scorsa settimana ha venduto uno dei suoi appartamenti per oltre 14 milioni di dollari: utili a pagare gli spot in onda tra Iowa e New Hampshire.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016



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