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Addio Pdl, ora un nuovo centro-destra con Monti

Dal palco di Italia popolare ieri a Roma, Angelino Alfano si è ripreso la scena, annunciando che non ci sarà nessuna scissione all’interno del Pdl. Ma è proprio così? Formiche.net lo ha chiesto a Gennaro Malgieri, deputato Pdl e rappresentante della Camera all’Assemblea parlamentare euromediterranea, che sull’argomento ha un’opinione abbastanza diversa: “Il Pdl è arrivato al capolinea, è ormai un partito al disarmo. Lo spacchettamento non è più un’ipotesi ma una condizione reale”.

Quanto è grande la frantumazione del Pdl?

“Ci sono almeno quattro tronconi ma se ne possono contare anche sei o sette: i berlusconiani oltranzisti, l’Italia popolare che ieri si è riunita a Roma e tifa per Monti, la linea “né con Monti né con Berlusconi” di Guido Crosetto e Giorgia Meloni, il Centro-destra nazionale di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, i Riformisti italiani di Stefania Craxi, la lista 3L di Giulio Tremonti e in posizione più defilata la Destra di Francesco Storace che ad oggi secondo i sondaggi ha il 3% dei voti. Di fronte a questo contesto e a visioni così diverse e contrastanti, il Pdl si può presentare unitariamente alle elezioni?”.

E lei da montiano critico dove si colloca?

“Io critico il metodo ma non la bontà dell’iniziativa. È stata una scelta superficiale, affrettata. Invocare il nome di Monti dieci giorni dopo averlo sfiduciato in Parlamento mi è sembrato quantomeno bizzarro. Nel discorso di Alfano di ieri c’era bisogno almeno di una qualche forma di autocritica verso quella decisione”.

Lei in quell’occasione fu uno dei pochi parlamentari del Pdl a dissentire dalla linea dell’astensione”.

“Aver fatto cadere l’esecutivo senza avere una prospettiva di ripartenza immediata è stata una delle più grandi imprudenze politiche che si potessero immaginare, un momento di follia. Per dirla con una metafora, se incendi una città e poi devi fuggire, devi avere una via d’uscita mentre per il Pdl non la vedo”.

Come si esce da quella che lei ha definito “palude”?

“Bisogna cominciare a lavorare per ricostruire un centro-destra credibile, senza badare all’esito del voto tra due mesi che in termini di campagna elettorale sono niente. L’area del centro-destra può essere ricreata, con Monti ovviamente, stabilendo una volta per tutte che la stagione del berlusconismo è finita, sviluppando una dialettica fra tutte le forze con base valoriale e cultura comuni”.

Anche con il Centro di Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo e Oscar Giannino?

“Se saranno rimossi equivoci e diffidenze reciproche, anche con la galassia centrista ci saranno la possibilità di dialogo e di un terreno comune”.

Per queste elezioni no?

“E’ molto complicato e difficile, ci sono fratture che non possono essere ricomposte in meno di quattro settimane di campagna elettorale, perché a questo si ridurranno. E temo sia difficile che Monti dia la sua disponibilità a fare il moderatore del centro-destra dopo essere stato sfiduciato dieci giorni fa. Ci vuole tempo”.

 



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