Parafando il titolo di un celebre film, si potrebbe dire che quello appena trascorso è stato un lungo weekend di confusione, grandi progetti e pentimenti.
Mentre a Roma venivano rappresentate due delle diverse anime di ciò che rimane del maggior partito in Parlamento (la terza rappresentata da La Russa & C. per il momento è ancora defilata) Berlusconi approfitta di una sua televisione per ripresentarsi agli italiani, quelli della domenica pomeriggio, raccontandosi di fronte a una improvvisata e compiacente intervistatrice. L’uomo del Milan parla ininterrottamente di sé, della propria solitudine, dei figli e nipoti, della nuova fidanzata e di quanto gli costi dover ancora occuparsi della politica italiana. Condisce il tutto con un qualche slogan e, dato il tipo di trasmissione, l’effetto è quello di una kermesse popolare a mio avviso da non sottovalutare.
Se n’è accorto immediatamente Casini, intervenendo a un’altra trasmissione serale, dove non ha perso l’occasione di ricondurre le parole dell’ex alleato semplicemente alle fantasie di un uomo al tramonto, volubile e confuso, perciò non credibile.
Pier Ferdinando non è certo uno sprovveduto, conosce bene i pregi e i difetti del Cavaliere. Sa benissimo che il Paese si trova di fronte a una situazione simile a quella del ’94, ed è consapevole della potente macchina promozionale di cui dispone Berlusconi e della sua capacità di farla funzionare bene.
Abilità che gli viene riconosciuta da tutti, per i suoi avversari e dati anche i risultati dei suoi governi, probabilmente è anche l’unica. Infatti Silvio inizia coprendosi il capo di ceneri e, udite udite, chiede scusa agli italiani per non essere riuscito a realizzare le sue promesse e per aver dato con le sue famose feste di Arcore un’immagine negativa dell’Italia. Ovviamente, è la sua convinzione, non è stata colpa sua. In ogni caso, chiedere scusa, aver messo la testa a posto con una nuova fidanzata che lo appaga, e farlo di fronte a milioni di spettatori nazional popolari, non fa male alla sua causa, anzi …
Quindi, aspettiamoci un Berlusconi che, secondo quanto lui dice, controvoglia assumerà un ruolo di primo piano nell’imminente campagna elettorale, con tutto ciò che ne consegue. Oggi c’è un solo uomo che può evitare che il tutto si risolva in situazioni già viste, caratterizzate da contrapposizioni personali che negli ultimi venti anni hanno visto una sola vittima, il Paese, bloccandolo su un solo tema: essere pro o contro Berlusconi.
Quell’uomo si chiama Mario Monti e dovrà dichiarare la propria disponibilità a proseguire l’azione iniziata un anno fa, integrandola e correggendo gli errori fatti, forte di un possibile ampio consenso elettorale che oggi è pensabile di poter ottenere. Dovrà rinunciare ad altre lusinghe e, date le scadenze ravvicinate, deve farlo subito, con chiarezza e determinazione, sporcandosi anche le mani e non rimanendo in panchina, evitando di lanciare schemi e memorandum: dovrà essere attore principale e non invitato speciale di quella lista che vorrebbe avere il suo nome nel simbolo. Dovrà essere di parte, come è giusto che sia in una democrazia compiuta.