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Monte dei Paschi, Unicredit, Carige. Perché le banche cascano in Borsa

Non è difficile capire la natura dello stress sulle banche italiane. Oggi il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, si dovrebbe incontrare col Commissario per la Concorrenza Margrethe Vestager. Sul tavolo i dettagli della Bad Bank.

Il punto è su quali livelli verrà permesso agli istituti di disfarsi delle sofferenze. E se sarà concesso di apporre una garanzia governativa (e a che costo) che ne permetta una facile liquidazione. Con l’ammontare di indiscrezioni che circolano (si parla di un prezzo tra il  20 e il  30% del valore facciale) e il vento freddo che circola sul settore bancario europeo e globale, c’è poco da stupirsi che l’iniziale ottimismo sia durato poco, e i flussi di vendite siano diventati torrenziali.

Già, la pressione sulle banche è globale. Le performance da inizio anno dell’Eurostoxx Banks e dell’S&P 500 banks si equivalgono più o meno: circa un -17%

Ma perché tanto pessimismo sui settori bancari? Circolano diverse teorie.

1) La prospettiva di tassi che restano bassi a lungo è un ostacolo per gli utili bancari. In Europa affrontiamo la prospettiva di tassi sempre più negativi (probabilmente già dal prossimo meeting ECB, anche se io spero che i nostri eroi si concentrino sugli acquisti). In US la recente volatilità ha fatto sì che la curva cancellasse tutti  i rialzi prezzati, e la curva si appiattisse significativamente, un movimento tradizionalmente inviso al settore.

2) Il crollo dell’oil e delle commodities, le nuove tensioni cinesi e la fiammata di volatilità sui mercati stanno impattando significativamente sulle attese di crescita globali. E l’oil ha alimentando timori che in US in particolare le insolvenze bancarie possano crescere, a causa dello stress del settore energy. Ciò spiega anche la correlazione perfetta tra oil e azionario.

3) In Europa poi abbiamo l’infuriare del dibattito sul bail in, che impatta soprattutto sulle banche italiane in questa fase, ma ovviamente non lascia  indifferente il resto.

La  speranza è che la soluzione concordata per la Bad Bank italiana non sia talmente penalizzante da far accelerare la fuga degli investitori dal settore. Tra l’altro, dopo Stress Test, AQR e ricapitalizzazioni successive, e ormai un anno di sorveglianza ECB, costituirebbe anche, a mio modesto parere, un danno per la credibilità dell’istituzione.

Sapremo a breve, si spera.

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