Rouhani viene in Italia e incontra il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ottimo. Ma qualche cosa non ha funzionato: perché togliere il vino e perché coprire le statue con nudi?
Non è questione di rispetto della cultura iraniana, si tratta di un cedimento su usi e costumi della nostra società. Una incoerenza potente che verrà certamente strumentalizzata da chi grida all’incapacità di difendere la propria identità culturale e storia. L’arte non si censura: le statue devono rimanere scoperte. Così come è tutti i giorni dell’anno, da tantissimo tempo ormai. Rohani ha modo di conoscere un’altra cultura e magari aprire la mente.
Inoltre, come spiega bene Giulio Cavalli su Fanpage, l’Iran è un Paese che viola sistematicamente i diritti umani e lo fa in spregio totale degli accordi internazionali. Le ragioni di mercato non possono e non devono prevalere: il rispetto dei diritti fondamentali è una condizione sine-qua-non o dovrebbe esserlo. So bene che è difficile, specie quando sul piatto c’è un’offerta miliardaria che potrebbe far bene a tante imprese italiane, ma a quale costo? Quale costo morale ed etico? E poi abbiamo assistito a numerose discussioni sulla giustezza o no della collaborazione con la Turchia, altro Paese che, ovviamente in modo assai diversi e più miti, viola spesso alcuni diritti fondamentali. Allora c’è bisogno di chiarezza, coerenza e fermezza.
Rouhani si impegni a intraprendere un percorso diverso per l’Iran e diventi interlocutore per la costruzione della pace. Ma una pace che non abbia nelle sue fondamenta il sangue di tanti innocenti. Che sarebbe, come sempre, una finta pace.