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Ai Musei capitolini sono stati svelati i Peracottari

Beppe Grillo ha deciso di fare un passo di lato (o indietro, non è ancora chiaro) come leader dei pentastellati: dalla democrazia digitale alla democrazia pedonale.

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Dire che a Quarto i voti della camorra non sono stati decisivi (Grillo) è come dire che la propria moglie è solo un po’ incinta. Di Maio in peggio.

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Ai Musei Capitolini abbiamo coperto le oscenità delle statue e abbiamo scoperto le oscenità del cretinismo ministeriale. A Roma si usa un’espressione idiomatica per definire l’accaduto: una figura da “peracottari”.

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Le chiamano unioni civili, ma dividono anche le persone più educate.

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Matteo Renzi è sempre più isolato in Europa. Ciò dimostra che la solitudine non è uno stato, ma un continente.

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Nelle pagine finali della sua “Storia economica”, Max Weber afferma che le profezie, liberando gli uomini dalla magia, hanno creato le basi della scienza moderna e del capitalismo. Certamente il sociologo tedesco non pensava alle profezie apocalittiche di Girolamo Savonarola, crociato contro ogni sorta di mondanità. Sebbene Martin Lutero in persona nel 1520 lo avesse dipinto come un precursore dei riformati, secondo una tesi che risale a Francesco De Sanctis (ripresa, tra gli altri, da Antonio Gramsci) il frate era solo una reminiscenza del millenarismo medievale. Resta però il fatto che egli riuscì a persuadere Firenze, prima città del Rinascimento, ad accoglierlo come suo profeta. A questo interrogativo cerca di rispondere la monumentale biografia del domenicano scritta da Daniel Weinstein (“Savonarola. Ascesa e caduta di un profeta del Rinascimento”, il Mulino, 2013). In un Paese come l’Italia, in cui pullulano prestigiatori, “piagnoni” (come si chiamavano i suoi seguaci) e incantatori di serpenti travestiti da cybernauti della politica, la sua lettura andrebbe raccomandata nelle scuole di ogni ordine e grado.


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