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Chi manca nelle cene fra Salvini, Berlusconi e Meloni

centrodestra berlusconi

È tutto bene ciò che va nella direzione di ricerca dell’unità tra quanti, come noi Popolari, ci battiamo tanto a livello nazionale che in sede locale per un’alternativa all’attuale situazione di anomia politica e alla deriva autoritaria e centralistica che caratterizza il governo del trasformismo renziano. Il fatto che Berlusconi, Salvini e la Meloni si siano incontrati nel dopo partita del derby, ieri sera, a Milano per discutere dei candidati del centro-destra a Milano e Roma, dopo che avrebbero già raggiunto l’accordo su Gianni Lettieri a Napoli e Osvaldo Napoli a Torino, non può che essere valutato con attenzione, considerata la disastrosa frammentazione esistente all’interno di quell’area.

Il metodo di cene riservate tra i capi (ricordate “i caminetti “della Prima Repubblica, i quali, tuttavia, precedevano e non sostituivano, ma semmai semplicemente preparavano quelli che rimanevano, sempre e in ogni caso, i luoghi delle decisioni definitive formali, ossia le riunioni delle direzione dei partiti) per la scelta di candidati e liste alle prossime amministrative, a noi popolari e firmatari del Patto di Orvieto non sembra quello migliore per raggiungere le ampie intese che le prossime elezioni amministrative richiederanno.

A Milano, poi, il rischio che si sta correndo è quello di ritrovarsi con almeno tre candidature di area moderata, alternativa a quella della sinistra che, dopo la giunta Moratti, ha guidato il governo della città meneghina. Non solo Stefano Parisi, ma Corrado Passera che proprio ieri a Milano, nel celebrare l’anniversario dell’avvio di Italia Unica, ha formalizzato la sua candidatura, e quella, per noi quanto mai apprezzata e sostenuta in quanto elemento di assoluta novità, di Nicolò Mardegan con la sua lista NOI x MILANO.

Agli amici della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, così come da tempo stiamo facendo, sin qui inascoltati con Corrado Passera, vorremmo sommessamente evidenziare  che senza o contro un’alleanza con le liste che a livello locale anche noi popolari e firmatari del patto di Orvieto presenteremo ovunque, Insieme per l’alternativa, le possibilità di riconquista di molte della città interessate dal voto sono piuttosto labili. A Roma come a Milano, a Bari, come a Trieste, a Torino come a Bologna, e Cagliari, senza un accordo di tutte le componenti di ispirazione laica, democratica, popolare, liberale e riformista, quelle che a tempi brevi dovranno superare l’attuale condizione di frantumazione per dar vita al nuovo soggetto politico unitario in Italia, le possibilità di conquistare i governi di queste città si riducono al lumicino.

È in gioco anche una questione di metodo: o si trova un accoro preventivo su programmi e candidati o, in assenza di partiti rappresentanti effettivi di interessi e valori della complessa e articolata realtà sociale dei quattro stati, bisogna seguire la strada delle primarie o “cittadinarie” di cui da tempo abbiamo redatto alcune regole basilari.

Pensare di riproporre i vecchi schemi del ventennio berlusconiano, con la variante dei mutati rapporti di forza tra le solite forze  in campo, è un esercizio inefficace e del tutto insufficiente rispetto all’impegno che le scadenze politico amministrative di primavera impongono. È necessario unire le forze tra tutte le componenti culturali, sociali, politiche ed economiche presenti nelle diverse realtà locali e proporre programmi realistici e alternativi al soffocante centralismo che il governo Renzi sta imponendo all’Italia con il soffocamento delittuoso delle autonomie locali.

Il ruolo dei Popolari a Roma come in tutte le altre città interessate dal voto,  sarà importante, specie là dove, come a Milano, sostengono un candidato espressione della migliore gioventù cittadina che intende assumere il ruolo di guida della loro città. I popolari  sono rimasti, nel deserto delle culture politiche, gli strenui difensori dei valori fondanti della nostra Costituzione: la centralità della persona, della famiglia  e dei corpi intermedi, il ruolo essenziale delle autonomie locali, la partecipazione democratica dei cittadini nelle loro comunità nel rispetto dei principi di sussidiarietà e solidarietà costituzionalmente garantiti. E non sarà una cenetta tra amici del dopo derby a cancellare con estrema miope semplificazione questa elementare ed evidente realtà.


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