Nel nostro Paese si registrano circa 1.000 nuovi casi di tumore ogni giorno ma grazie ai progressi scientifici il cancro è sempre più una malattia curabile dalla quale è possibile guarire o, quantomeno, convivere per molti anni in condizione di cronicità.
In Italia il numero delle persone con una diagnosi di tumore (recente o passata) continua a crescere: erano 2.600.000 nel 2010 e sono 3 milioni nel 2015 e di questi 3 milioni, 1 persona su 4 può considerarsi “già guarita” e molte altre guariranno (dati AIRTUM).
Il cancro non è una patologia che colpisce solo chi è avanti con l’età, sono circa 700mila le persone con diagnosi di cancro in età produttiva. E’ possibile stimare che in Italia quasi 85.000 sono le persone che sono state licenziate, costrette alle dimissioni, oppure a cessare la propria attività o che comunque hanno perso il lavoro negli ultimi cinque anni a seguito delle conseguenze della diagnosi di tumore. Complessivamente, sono invece oltre 274.000 i pazienti oncologici che hanno perso il lavoro (licenziati, dimissionati, costretti a cessare l’attività o costretti a lasciare il lavoro) a seguito dell’insorgenza della malattia, tra le persone che hanno avuto una diagnosi di tumore nella loro vita.
I malati di cancro sono persone a rischio povertà poiché, nonostante il SSN universalistico, la malattia genera un aumento dei costi sociali diretti e indiretti, cioè meno redditi e più costi. È la sintesi dell’impatto del tumore sulla situazione economica dei pazienti del Censis che ci rivela che il 78% dei malati oncologici, infatti, ha subito un cambiamento nel lavoro in seguito alla diagnosi: il 36,8% ha dovuto fare assenze, il 20,5% è stato costretto a lasciare l’impiego e il 10,2% si è dimesso o ha cessato l’attività (in caso di lavoratore autonomo). In Italia vero è che non c’è una legge che preveda una disciplina specifica del periodo di comporto per i lavoratori affetti da patologie oncologiche. La regolamentazione è contenuta nella contrattazione collettiva. La differenza di trattamento tra lavoratori ammalati della stessa grave patologia, dipende dal contratto di lavoro.
La proposta di legge A.C. 3324/2015 presentata dall’on. D’Arienzo e Favo promuove nuovi diritti per i malati di cancro per garantire l’inclusione sociale e lavorativa. Tutelare il lavoro pubblico, privato, autonomo dei soggetti in condizione di fragilità a causa della malattia significa dare attuazione ai principi costituzionali di tutela della salute e del lavoro. Tuttavia alcune validi motivi per ripensare all’assetto del testo di proposta di legge nell’analisi di Cesare Damiano, presidente Commissione lavoro della Camera, attengono ai costi che una simile proposta imporrebbe, alle disparità tra lavoro pubblico, privato e autonomo che nonostante i miglioramenti apportati nella riforma recente e nella legge di stabilità vanno nella direzione di un cambiamento progressivo ma impossibile a realizzare con la formula di una omogeneizzazione in quanto comparti settori e normative sono regolabili gradualmente e con proposte che lascino autonomia alle parti sociali nei ccnl con magari individuando uno standard di base; mentre altre proposte contenute nel ddl come quello di obbligo del datore di lavoro di informare il lavoratore alla scadenza del periodo di comporto sono realizzabili senza oneri.
Mentre un altro problema evidenziato dal Direttore Generale Inps Piccione riguardano la tutela della malattia oncologica nelle sue varie declinazioni: temporanea, persistente, permanente, per tutti i lavoratori e soprattutto per le piccole aziende, che comporta una infermità e anche un disturbo organizzativo evidente. C’è necessità di tutelare con controlli la persona affetta da patologia oncologica con un sistema di controlli anche per sostenerla e punire chi invece ne approfitta fino ad arrivare alla richiesta sempre più esponenziale della pensione di invalidità. Il problema più evidente è e rimane comunque anche quello dell’informazione dei diritti e dei doveri delle lavoratrici e lavoratori affetti da patologie gravi, oncologiche e l’obiettivo che come movimenti e associazioni stiamo tentando di raggiungere è quello di creare una road map della Rete associativa sul territorio: chi fa che cosa, dove e come. Il 25 Febbraio a Bologna raduniamo ben 7 associazioni TUTTE PER ITALIA, KOMEN, ANT, LILL, LILT, EUROPA DONNA, AIRC informando la popolazione dei diversi ruoli che ognuno svolge: dall’informazione alle norme introdotte dal jobs act e legge di stabilità, alla ricerca, prevenzione, intervento chirurgico, cura di patologie oncologiche. Leggi qui invito e programma.