Ier alle 14.30 è comparso sul sito FED il discorso preparato dalla Yellen. In generale, il tono è risultato simile a quello dell’ultimo FOMC statement. La presidente ha ribadito che il mercato del lavoro è assai migliorato nel 2015, ma che esistono ancora sacche di debolezza. Lo scenario macro resta quello di una “crescita moderata” anche se nell’ultimo trimestre alcuni fattori (scorte, export) hanno prodotto un rilassamento.
La Yellen ha riconosciuto che le financial condition si sono deteriorate, accennando all’azionario, al credito, alla divisa e al quadro internazionale (e cinese). Se questi sviluppi dovessero protrarsi, potrebbero costituire un rischio per lo scenario macro. Ma ha sottolineato anche gli elementi a supporto (occupazione, crescita dei salari) e quelli che potrebbero produrre sorprese positive (impatto dell’oil sui consumi). L’inflazione poi resterà bassa a lungo a causa di fattori transitori come oil e commodities.
Sulla politica monetaria, la Yellen ha giustificato il rialzo di dicembre, e chiarito che il percorso dei tassi resta dipendente dagli sviluppi futuri, e non è in alcun modo predefinito. Si è però astenuta totalmente dal prendere impegni di breve, lasciandosi aperte tutte le opzioni.
In soldoni, la Yellen ha riconosciuto in parte il mutamento di quadro globale occorso nelle ultime settimane, e parzialmente abbracciato lo scenario del mercato (almeno quello di qualche tempo fa) circa la normalizzazione (ricordo che l’ultima dot plot proiettava 4 rialzi dei tassi entro il 2016 mentre al momento il mercato ne prezza mezzo). Si è però sforzata di mantenere un bilancio dei rischi equilibrato, limitandosi a dichiarare che la situazione viene attentamente monitorata, ma nessuna decisione è stata presa.
Personalmente, mi attendevo un atteggiamento più accomodante, che lasciasse intendere una posizione di “wait and see” sui tassi, e non un “business as usual” con qualche caveat. Questo perché, comunque vadano le cose, mi pare difficile che tra 5 settimane si producano le condizioni per un nuovo rialzo, e non vedo l’utilità di tenere sulla corda investitori cosi stressati. Ma forse ha ragione chi mi fa notare che modifiche della stance in fasi di panico sui mercati corrono il rischio di alimentarlo anzichè spegnerlo, e che forse conviene far calare il polverone prima di agire. Certo che la Yellen odierna non risulta molto in linea con il coordinamento tra banche centrali che mi auguravo ieri. Si spera che Draghi sia più ispirato, a marzo.
Difficile valutare l’impatto sui mercati del discorso. Tassi e divisa hanno reagito al tono meno accomodante delle attese, anche se il modesto rialzo dei fed fund futures e il rimbalzo del dollaro si stanno attenuando mentre scrivo. Stesso discorso per l’azionario, che ha perso brillantezza, ma la confusione è tale che è difficile distribuire i meriti. Diciamo che una tenuta degli indici, senza un aiuto particolare da parte della Yellen, è un segnale positivo, in un quadro che resta pericolante.