Dopo l’uscita, ancora in corso di mandato, dell’amministratore delegato delle Assicurazioni Generali Mario Greco, proseguono le indiscrezioni sui motivi della mossa. Mentre il cda del Leone ha stabilito che le deleghe dell’amministratore delegato passano ad interim al presidente Gabriele Galateri di Genola. Ora le indiscrezioni si arricchiscono di ulteriori tasselli che avvalorano le prime ipotesi su uno scontro per nulla secondario tra Lorenzo Pellicioli e Mario Greco, difeso invece da altri azionisti del colosso triestino come Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone.
LA RICOSTRUZIONE DEL SOLE 24 ORE
A fornire una ricostruzione dettagliata dei fatti è il Sole 24 Ore dell’11 febbraio, che, in un articolo a firma di Claudio Gatti, sostiene che alla base dell’uscita del manager, appena approdato ai vertici della concorrente Zurich, ci siano in particolare le incomprensioni con Lorenzo Pellicioli, numero uno di De Agostini, tra i soci forti del Leone di Trieste. Una tesi che era già stata abbozzata da Giovanni Pons, che su Repubblica del 28 gennaio scriveva: “Al di là delle dichiarazioni di facciata, la ricostruzione degli eventi che hanno portato alla rottura è molto articolata. Il feeling tra capoazienda e soci comincia a incrinarsi nel maggio 2015, dopo la presentazione del nuovo piano industriale, quando Lorenzo Pellicioli e Greco cominciano a parlare di riconferma per un triennio e della necessità di individuare un successore abbastanza giovane da avere davanti a sé due mandati”. Proprio da qui partono le ultime indiscrezioni a firma di Gatti, secondo cui Pellicioli avrebbe proposto a Greco un rinnovo contrattuale per un solo mandato in modo da farlo dimettere. “Greco si convince che il piano di Pellicioli non sia tanto quello di cacciarlo quanto di spingerlo a dimettersi”, scrive Gatti. “E tra i due uomini forti di Generali, Greco e Pellicioli, la fiducia, scarsa sin dall’inizio – si legge sempre sul giornale diretto da Roberto Napoletano – si è completamente dissolta”.
VECCHIA GESTIONE
Ovviamente gli screzi e le incomprensioni non sono solo di natura personale, perché le divergenze di vedute tra Greco e Pellicioli sul piano professionale sono forse state ancora più intense. Per spiegarle, Gatti ricorda la vecchia gestione delle Generali, che vedeva al comando l’ad Giovanni Perissinotto, affiancato dal direttore finanziario Raffaele Agrusti. L’ex ad del Leone aveva accettato sia di comprare la compagnia di assicurazioni Toro da De Agostini sia di investire attraverso il Leone in alcuni fondi dello stesso gruppo di Novara. Ma quando arriva Greco la musica cambia, perché, evidenzia Il Sole 24 Ore, “Generali ha chiuso con investimenti quali quelli sui fondi di De Agostini. Non solo, è stato creato un apposito “portafoglio legacy”, in cui sono stati stipati tutti gli investimenti dell’era Perissinotto-Agrusti i cui rendimenti erano ritenuti insoddisfacenti con l’intenzione di vendere quanto prima possibile”.
LA CAUSA AGLI EX VERTICI
C’è poi lo spinoso tema della causa intentata da Greco agli ex vertici del Leone. “Supportato dei pareri legali – scrive il quotidiano di Confindustria – Greco voleva che la società facesse loro causa per abuso dei poteri. Pellicioli era invece assolutamente contrario. Così contrario da essere l’unico consigliere a opporsi” nel consiglio di amministrazione delle Generali del febbraio 2014 che esamina la questione ma si limita ad approvare una causa di lavoro civile anziché una vera e propria azione di responsabilità, come Greco avrebbe preferito. Va detto che le cause civili intentate dalle Generali verso gli ex vertici si sono risolte in una nulla di fatto.
FUSIONI E ACQUISIZIONI
Ma dietro alle divisioni tra Greco e Pellicioli ci sono anche operazioni nuove. “Con Zurich in un momento di grande debolezza manageriale, Greco pensa a un’ipotesi di fusione”, scrive Gatti sul Sole. Tuttavia, “l’idea di una fusione con Zurich si dimostrò presto impraticabile anche per motivi tecnici (soprattutto per le diverse situazioni regolatorie). Ma a quel punto Mediobanca e Pellicioli capirono che l’obiettivo strategico di Greco era di espandere la società, con la conseguenza di diluire le quote degli azionisti italiani. E ne furono profondamente preoccupati. Quella stessa preoccupazione – si legge nella ricostruzione del Sole 24 Ore – era peraltro condivisa anche dal Governo, a cui non poteva piacere l’idea di di una possibile fuoriuscita del gigante assicurativo dalla sfera d’influenza italiana”.
IL RUOLO DI MEDIOBANCA
Sì perché sarebbe un errore pensare che Pellicioli possa aver spinto Greco a prendere la strada per Zurigo da solo e senza l’appoggio di Mediobanca. “E forse – azzarda il Sole 24 ore – anche di Vincent Bolloré, che con il suo quasi 8% di quote è ormai il vero azionista forte della banca d’affari milanese e da tempo si dice abbia mire su Generali”. Mediobanca, che si prepara a vendere parte delle quota nel Leone, secondo Gatti, “ha un solo modo per cercare di mantenere il controllo di Generali dopo aprile (quando saranno rinnovati i vertici, ndr): spingere per una modifica dello statuto che affidi al cda uscente, nato dalla lista preparata a Piazzetta Cuccia, il compito di formulare le raccomandazioni per una nuova lista popolata da figure devote, o non ostili, alla banca d’affari milanese”. E Greco non è certo un manager facilmente malleabile.
LA LETTERA AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Secondo la ricostruzione del Sole 24 ore, dunque, alla base dei problemi con Greco ci sarebbero state le tensioni con Pellicioli e la Mediobanca guidata da Alberto Nagel. Nessun riferimento invece agli altri grandi azionisti del Leone, e cioè la famiglia di Leonardo Del Vecchio (3,18%), il gruppo Caltagirone (2,23%) e la People Bank of China (2,16%). D’altronde, come ricostruì il Foglio nel 2012, Del Vecchio ebbe un ruolo di primo piano con Caltagirone per defenestrare Perissinotto. Dunque – notano ora alcuni addetti ai lavori – forse si capisce meglio perché nella lettera riportata il 27 gennaio da Repubblica in cui Greco ringraziava il cda delle Generali fossero citati solo Del Vecchio e Caltagirone. Nella missiva firmata dall’ormai ex ad si legge: “Non c’era una visione condivisa del mio ruolo in azienda, dovuta a contrasti con alcuni azionisti. Ringrazio Caltagirone e Del Vecchio che mi hanno scelto per primi e mi hanno sempre sostenuto”. Ora è ancora più chiaro perché Pellicioli e Nagel non siano stati menzionati.