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Cosa si dice in Germania degli scricchiolii di Deutsche Bank

Dopo la tempesta, così dice un adagio, viene sempre il sereno. A volte però dopo il sereno segue immediatamente una nuova tempesta. Ed è quello che ha dovuto provare dolorosamente la Deutsche Bank ieri. Mercoledì sui media tedeschi (come riportato anche da Formiche.net) gli analisti e i commentatori politici si mostravano fiduciosi. Dopo la caduta verticale del titolo, due giorni di seguito, con una perdita del 13 per cento del suo valore (mentre da inizio anno è addirittura del 39% per cento) mercoledì la Deutsche Bank recuperava alla grande e segnava a chiusura della Borsa di Francoforte un più 10,2 per cento.

LE ANALISI ECONOMICHE

La Frankfurter Allgemeine individuava in una manovra finanziaria azzeccata il motivo di questa ripresa. Voci di corridoio avevano fatto sapere che la Deutsche Bank sembrava intenzionata a ridurre significativamente i suoi debiti. La FAZ spiegava: “Stando alle analisi di Bloomberg sulla Deutsche Bank grava attualmente un debito di circa 144 miliardi di euro. Di questi, 54 miliardi di euro sono bond. Ora l’istituto sembrerebbe intenzionato a ricomperarli perché molti di questi bond segnano attualmente un prezzo di mercato inferiore a quello che l’istituto dovrebbe riconoscere alla loro scadenza naturale. Se la banca acquista ora questi titoli – cioè il proprio debito – a prezzo inferiore, la differenza risparmiata potrebbe annotarla come profitto di capitale. (…) Così facendo l’istituto non solo dimostrerebbe di disporre di risorse considerevoli, ma anche di essere in grado di smobilitarle in qualsiasi momento”. Di simile tenore per quanto più cauto e con qualche perplessità si mostrava anche il manager magazine online: “Secondo gli analisti di BNP Paribas la banca avrebbe in circolazione tra i 26 e i 28 milioni di euro di bond privilegiati in eccesso rispetto a quanto le servirebbe per coprire le esigenze del capitale sociale. Solo che a questo tipo di offerta di ri-acquisto normalmente non risponde più del 60 per cento dei detentori di questi titoli”.

I TIMORI DEI TEDESCHI

Ma già nel pomeriggio di ieri sui siti online il tono era virato di nuovo al catastrofico. Durante la contrattazione borsistica il titolo aveva continuato a perdere, finendo per chiudere con un meno 7 per cento. Così la Welt titolava allarmata: “I mercati scommettono ora contro la Deutsche Bank”. “La cosa preoccupante di questo gioco al massacro è che, se continua, la banca potrebbe veramente trovarsi in una situazione al limite della propria sopravvivenza. E’ troppo grande, troppo a rischio, con un capitale sociale troppo esile, sono questi le definizioni che vengono in mente alla maggioranza agli operatori di borsa riguardo all’istituto e che li inducono a pensare che la banca potrebbe nei prossimi mesi chiedere nuove iniezioni di liquidi ai mercati. (…) E che la situazione sia drammatica lo dimostra non ultimo il prezzo dei credit defaul swaps, mediante i quali gli acquirenti si assicurano contro eventuali perdite della Deutsche Bank. I prezzi negli ultimi giorni sono raddoppiati. E questo può colpire la Deutsche Bank dritto al cuore. Se non si fermerà questo gioco un aumento di capitale (cosa che attualmente il Ceo Cryan esclude) potrebbe diventare inevitabile. Solo che si tratterebbe di un’operazione kamikaze”.

LE CAPRIOLE DI POLITICI E BANCHIERI

Secondo la Süddeutsche Zeitung, la Deutsche Bank ora si è definitivamente giocata l’ultimo briciolo di credibilità. E questo soprattutto alla luce dell’arroganza che l’ha guidata negli ultimi anni: “Per diversi anni la Deutsche Bank si è comportata come se fosse al di sopra di qualsiasi avversità o crisi. All’apice della crisi finanziare l’allora capo dell’istituto Josef Ackermann disse che lui si sarebbe vergognato se si fosse trovato nella situazione di dover chiedere soldi pubblici. Un’affermazione con la quale si giocò le simpatie di Angela Merkel. Poco prima la banca aveva infatti elaborato insieme all’allora governo le condizioni alle quali gli istituti in difficoltà avrebbero potuto ottenere aiuti pubblici. (…) Che smacco è ora sentire il ministro delle Finanze Schäuble assicurare che lui non ha alcun timore per quel che riguarda le sorti della Deutsche Bank. E’ vero non si tratta ancora di un aiuto di stato nel senso stretto, Schäuble al momento ha pagato con un’altra moneta, di cui la banca ha però ora come ora ancora più bisogno: cioè con quella della fiducia. (…) Solo che questa assicurazione ha avuto un effetto boomerang: ora tutto il mondo si chiede quanto deve essere messa male la banca se ha bisogno del sostegno del ministro.   (…) Ma per quanto la pressione sia enorme, la Deutsche Bank non può finire alla merce degli altri. (…) Se Cryan vuole rimettere la barra dritta deve dare una nuova identità all’istituto. Come ha fatto la Commerzbank. La quale dopo lo sfortunato affare della DresdnerBank e gli aiuti di stato collegati alla stesso, si è focalizzata sul mercato tedesco. (…) La Deutsche Bank deve finalmente chiarire quale è il suo core business”.

EFFETTO POSTBANK

Tra gli effetti che hanno causato l’ennesimo crollo della banca, molti citano anche le voci che parlano di una ulteriore svalutazione dell’asset Postbank che si trova nel portafoglio della Deutsche Bank. Secondo quando scrive la Reuters che a sua volta fa riferimento alle informazioni di due insider trader, si tratterebbe di un importo di 2,8 miliardi di euro (il valore attuale della Postbank è di 4,5 miliardi di euro) provare a rendere più appetibile l’acquisto.

L’ANALISI DEL WSJ

Mentre quasi tutti i media si concentrano sugli errori della banca, il wallstreet online in lingua tedesca punta il dito anche altrove, più precisamente contro la politica della BCE. E allargando la visuale afferma: “La situazione degli istituti di credito europei potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi se la BCE continuerà nella su folle politica. Più i tassi di interesse nell’eurozona si attesteranno sotto lo zero, più le banche si troveranno in difficoltà”.

POLITICA E BANCHE

Nessuno dei commentatori ritornava però ieri su quanto detto da un politico della coalizione di governo, e cioè: “Qui non si tratta di capitalismo, qui si tratta di politica sociale. (…) La Deutsche Bank è un simbolo dell’identità nazionale. (…) E se ci fosse un qualsiasi tentativo di scalata all’istituto, il governo senz’ombra di dubbio interverrebbe”.

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