Lusso, buon cibo, macchine e farma. Le eccellenze del Belpaese sono più di quelle che possiamo immaginare. E oggi a Milano scopriamo che l’Italia è leader in Europa nel Cdmo farmaceutico. Ovvero nella produzione conto terzi – o Contract Development and Manufacturing Organization – quel settore che raggruppa le imprese che effettuano produzioni e controlli di farmaci esternalizzati da aziende titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio.
LEADER IN EUROPA
Ne hanno parlato al Circolo della Stampa Alessandra Benedini, analista di Prometeia, insieme con Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, e Giorgio Bruno, presidente del gruppo Produttori Conto Terzi di Farmindustria. Il comparto della produzione di farmaci contro terzi è nato in Italia con il Decreto legislativo 29 maggio 1991, n. 178 che, recependo una direttiva europea, ha consentito l’avvio di questa attività. Oggi il comparto conta 17 aziende, con sedi produttive tutte in Italia, equamente distribuite sul territorio, aziende a matrice familiare o multinazionale e anche fondi di investimento. “Si tratta di un comparto relativamente giovane – spiega Benedini – ma che negli ultimi anni è cresciuto a ritmi sostenuti. Il confronto internazionale – effettuato tramite analisi di bilancio e dati di mercato – mostra infatti come l’Italia sia prima in Europa, con un valore della produzione pari a 1,5 miliardi di euro”.
La capacità di gestire efficacemente produzioni di livello qualitativo sempre più elevato ha consentito ai contoterzisti operanti in Italia di superare paesi leader per l’industria farmaceutica come Germania (1,2 miliardi di euro) e Francia (1 miliardo). L’Italia si colloca al primo posto anche sul fronte occupazionale, con circa 8mila addetti rispetto a 6mila in Germania e 5mila in Francia”.Un dato su tutti mostra l’importanza del Cmdo come una delle nicchie di specializzazione del made in Italy nel mondo: la quota dell’Italia sul valore della produzione complessiva europea, pari al 29%, è molto superiore a quella relativa al totale dell’industria manifatturiera (13%).
MENO BUROCRAZIA PER CRESCERE ANCORA
Numeri di tutto rispetto che però rischiano ora di scontrarsi con gli alti muri della burocrazia. E sono gli stessi imprenditori ha individuare le pecche di un sistema migliorabile: processi autorizzativi farraginosi, complessità di gestione del fattore lavoro e elementi tipici del nostro Paese preoccupano le imprese, come la bassa efficienza delle infrastrutture e la pressione fiscale, che per il Cdmo farmaceutico in Italia è una volta e mezza quella degli altri Paesi europei.
“Regole amministrative più chiare nel rispetto di tutte le procedure – dice a Formiche.net Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria – e una governance della spesa farmaceutica diversa da quella di oggi con tetti di spesa più contenuti, soprattutto per quella ospedaliera creerebbero un ambiente più favorevole al nostro lavoro. Che ci consentirebbe di continuare a portare numeri interessanti. I conto-terzisti hanno aumentato la produzione del 10% nel 2015, ma tutto il settore farma è cresciuto del 5%, come testimoniato dall’Istat: si tratta di una crescita importantissima che non mi aspettavo a questo ritmo. Anche perché negli ultimi 5 anni il comparto è cresciuto del 5% mentre l’industria e manifatturiera è calata del 7%. Con regole chiare e lo snellimento delle procedure potremmo fare di più e c’è la volontà di fare di più. Nell’interesse di tutti, in quanto la produzione farmaceutica è un importante traino della crescita del Paese, con un fatturato globale di 29 miliardi”.
UN SETTORE HI-TECH E ORIENTATO ALL’EXPORT
Tornando al Cdmo, anch’esso è cresciuto senza sosta anche nella fase più acuta della crisi macroeconomica. Il forte incremento dell’export e la capacità delle imprese di riqualificare l’offerta su attività a valore aggiunto sempre più elevato hanno consentito un aumento del 24% della produzione tra il 2010 e il 2015. “Tutti i segmenti – continua Benedini – hanno offerto un contributo positivo: dal +9% dei prodotti non sterili (che rappresentano il 53% del totale), al +19% dei prodotti sterili (30% del totale) al +153% della produzione di sostanze ad alta attività e biologiche (17% del totale). Dal lato delle esportazioni (+34% tra il 2010 e il 2015) vanno sottolineate le ottime performance conseguite sui mercati più avanzati (+304% verso Usa, Canada e Giappone), che testimoniano l’elevata qualità dell’offerta made in Italy”. L’analisi di Prometeia evidenzia come il Cdmo abbia caratteristiche tipiche di un settore avanzato: il valore aggiunto è pari al 35% del fatturato, rispetto al 22% della media manifatturiera; le esportazioni sono il 65% della produzione, rispetto al 36% della media manifatturiera; la propensione a investire è del 55% superiore alla media degli altri settori.
UN CASO DI SCUOLA PER L’INDUSTRIA 4.0
Dal 2010 ad oggi, l’80% della spesa per investimenti nel settore di cui parliamo è stato destinato alle linee produttive, sia creandone di nuove sia ammodernando quelle esistenti, ponendo le imprese sulla frontiera tecnologica. Le interviste effettuate nell’industria da Prometeia hanno segnalato casi di gestione automatizzata della supply chain, di controllo remoto dei processi produttivi e di virtual factory – ovvero l’utilizzo di software per pianificare la produzione e riconfigurare gli stabilimenti, effettuando le verifiche di fattibilità in ambiente 3D – elementi che mettono in luce modalità organizzative da Industria 4.0.
L’indagine mette in evidenza la fiducia degli imprenditori nella possibilità di continuare a svilupparsi a ritmi sostenuti. Oltre l’80% si attende una crescita della produzione da qui al 2020, che per il 44% sarà superiore al 5% annuo. Tali aspettative sono affidate principalmente al miglioramento di leve competitive aziendali – efficienza produttiva, elevati standard qualitativi degli impianti, flessibilità e servizio ai clienti – che consentiranno di intercettare una domanda mondiale in forte crescita. Quanto forte? Il mercato mondiale della produzione conto terzi, secondo le previsioni di Bain & Company, crescerà a tassi superiori al 10% annuo.