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Alternanza scuola – disoccupazione

Alternanza scuola – disoccupazione. Governo che fai, anzi che fanno, tre “i” che trovi. Renzi, figlio politico della Ruota della Fortuna, vara il programma Alternanza Scuola-Lavoro. Migliaia di studenti devono, in ossequio alla “buona scuola”, svolgere ottanta ore di tirocinio obbligatorio in azienda. Quella di Renzi è una mania. Non a caso, il suo portavoce Filippo Sensi ogni minciaredda che capita al premier la hashtagga #cosedilavoro. Siamo rovinati. Ma perché non se lo fuma qualche hashtag, capace che ragiona meglio.

Alternanza scuola – disoccupazione. Ancora, ancora in Lombardia, tra mucche da mungere, passerelle di moda, qualche parrocchia di focolarini e qualche associazione di boy-scout, capace che un poco di studenti questo benedetto tirocinio riescono a farlo.
Pigliate il Sud, però. In Sicilia, ad esempio. Povere professoresse. Quanto a tessuto di imprese manco Veronesi ci può aiuto. Il principio di indeterminazione di Heisenberg bisogna scomodare. L’unica è buttarsi con le risorse a disposizione. Picciotti tutti alla Regione a fare il tirocinio! Capace che qualche seduta al Palazzo delle Aquile finisce sold out.

Inizia male, finirà peggio. Finirà peggio del canone Rai in bolletta. Il solito proclama del premier, tutto “L” come Livorno, senza capo, coda e organizzazione. Dall’Enel, infatti, hanno già fatto sapere che non sanno che fare. Non sanno chi è esente e chi no dal pagare il canone. Insomma, finirà a schifio, con qualche denuncia all’Enel da parte di chi si trova addebitato piccioli che non è dovuto a pagare. Non vuoi che qualche genitore di Canicattini Bagni non si arma di avvocato e denunzia Renzi e il suo programma dell’alternanza? – Che sono queste cose che mettete in testa a mio figlio. Lo sappiamo tutti qui che con una nonna a casa ancora in salute si campa benissimo senza per questo doversi rovinare la schiena alla ricerca di qualche posto di lavoro. Voglio che mio figlio sia esonerato da questa storia dell’alternanza. È peggio dell’ora di religione -.

Ma chi glielo spiega al premier che una cosa è la conoscenza e una cosa è il lavoro. Chi glielo spiega al premier che ridurre la scuola a un percorso finalizzato a entrare nel mondo del lavoro è sacrificare la conoscenza all’economicismo più bieco.
Questa good practice le cui best practices verranno illustrate a Milano dal Ministro Giannini – politicamente un decimale – , coinvolge gli studenti a partire dal terzo anno delle superiori. Qualcuno glielo dice al premier che a 16 anni i ragazzi hanno certamente avuto rapporti almeno orali, qualcuno scritto a risposta multipla, ma hanno ancora i zainetti con le principesse e i guerrieri? Cosa minchia devono capire di impresa, bilanci, bollatrici, sindacati e tutto il resto?

Qualcuno glielo spiega a Renzi e allo 0,Giannini – decimale – che le scuole non hanno neanche i soldi per pagarsi un caffè? Quando questi studenti dovranno uscire per andare fare questo tirocinio come si pagano gli spostamenti?

In effetti a pensarci bene delle aziende veramente nazionali che operano da Nord a Sud, in salute e che hanno mezzi e risorse per assorbire questi stage in Italia ci sono. E sono 3. Le ragioni sociali sono ubicate in Sicilia, Calabria e Campania. Ma si può dire che sono delle multinazionali. Ecco.


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