Venerdì scorso finalmente sono riuscito a vedere Chiedi a papà, un programma tv che va in onda il su RAI 3 alle 23 (quindi anche oggi tra pochi minuti…).
Un bel format su cui secondo me Antonio Campo Dell’Orto e Daria Bignardi dovrebbero puntare. L’idea di allontanare due mamme alla volta per una vacanza di cinque giorni in un resort di lusso è un pretesto per poter osservare le famiglie dal punto di vista dei papà che restano a casa. In questo momento in cui si dibatte molto di famiglie mi sembra davvero molto bello poter osservare ciò che realmente sono senza essere giudicate da un esperto o da una giuria.
Questa idea non poteva che nascere da un autore che di famiglie se ne intende e che non a caso ha un blog e una rubrica sul settimanale GIOIA che si chiama Mo te lo spiego a papà: Francesco Uccello.
Ci sono diversi aspetti di questa storia che mi piace sottolineare, da un lato la forza del contenuto, dall’altro la capacità di essere imprenditori di se stesso e dall’altro ancora un prodotto made in Napoli.
Francesco Uccello ha lavorato a Napoli nel sociale per 15 anni con famiglie e ragazzi difficili proponendo progetti educativi di ogni tipo, successivamente, grazie anche all’esperienza di padre, ha aperto il blog Mo te lo spiego a papà che è stato un modo per alternare ironia e riflessione su quanto accade nella vita di un genitore. Il suo libro, la sua rubrica e i suo articoli hanno sempre mostrato come una scrittura leggera sia uno strumento valido per parlare di qualsiasi cosa, anche se l’interlocutore è un bambino.
Dal punto di vista imprenditoriale ammiro la capacità di essere partito dalla periferia est di Napoli ed essere arrivato sin al gruppo Mauri Spagnol (TEA è il suo editore) o alla redazione del settimanale GIOIA (Gruppo Hearst) e non ultimo in RAI. Il lavoro sui social, una comunicazione sempre attenta e la voglia di adattare la scrittura a diversi registri gli hanno permesso di spalancare diverse porte e questo gli fa solo onore.
Da napoletano poi sono contento che questo prodotto sia stato realizzato grazie ad altri due perle di questa città che sono Ivan Cotroneo, grande sceneggiatore e regista, e la Indigo Film casa di produzione da Oscar.
Da papà mi sono riconosciuto molto in alcuni dei racconti o situazioni affrontate dai protagonisti e devo dire che l’alternanza di leggerezza, di quotidiano, ma anche di confessioni e di emozioni mi ha catturato, abilità che ho sempre ritrovato nella scrittura di Francesco Uccello a cui va il merito di aver voluto parlare, insieme con la produzione, di famiglia attraverso questo stile.
La varietà delle famiglie per provenienza, per estrazione sociale e culturale, ma anche per composizione mi fa riflettere su quanto sia difficile dare un quadro preciso di cosa sia oggi la famiglia e di quali siano gli elementi per essere un buon genitore. La cosa vera che emerge guardando Chiedi a papà è che occorre mettersi in gioco e farsi una risata guardando le ansie delle mamme oppure i pasticci di alcuni papà, senza dimenticare che “Una sola cosa fa un figlio felice: un genitore felice”.
Ps L’unica cosa che “mi dispiace” è che avendo intuito il talento di Uccello un po’ di anni fa avrei voluto produrre io un format così originale.