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Kyle Bass, chi è il finanziere che scommette contro la Cina

La Cina farebbe bene a tremare. Perché Kyle Bass ha decretato il suo pollice verso sul Celeste Impero. E se è lui a emettere la sentenza c’è davvero da averne paura. Basta scorrere il curriculum di questo uomo per capirne le ragioni.

L’UOMO CHE PREVIDE LA BOLLA SUBPRIME

Kyle Bass è il fondatore dell’hedge fund Hayman Capital Management e, soprattutto, è colui che ha previsto la crisi dei subprime Usa e ha guadagnato scommettendo al ribasso su quella asset class nel 2007. Andando short – ovvero scommettendo sul crollo dei mutui di qualità infima, i cosiddetti subprime – ha guadagnato 590 milioni di dollari. Nel 2011 ha preso posizione, sempre al ribasso, sul debito sovrano della Grecia attraverso i Cds, con una leva che consentirà un guadagno di 650 volte in caso di default.

A TUTTO SHORT SULLO YUAN

Oggi il suo hedge fund sta scommettendo tutto contro lo yuan. “Il sistema bancario cinese potrebbe perdere il 10% dei propri asset a causa degli Npl e veder svanire 3,5 trilioni di dollari di azioni – così il money manager di Dallas in una lettera all’investitore, come riportato da Bloomberg – la seconda economia mondiale potrebbe aver bisogno di stampare più di 10 trilioni di yuan per ricapitalizzare le banche, provocando la svalutazione della moneta locale contro il dollaro nell’ordine del 30%”. E Bass ne è tanto profondamente convinto da aver investito in Cina l’85% del suo portafoglio e da aver, a partire dalla metà del 2015, disinvestito la maggior parte dei suoi asset rischiosi proprio per focalizzassi sugli eventi attesi a Pechino e dintorni.

CHI CAUSA PROBLEMI ALLA CINA

“Qual è la causa dei problemi della Cina? – ha detto Bass durante un’intervista alla Cnbc riportata anche da Marketwatch – il primo problema è che il tasso di cambio effettivo si è apprezzato del 60% dal 2005”. Nel frattempo la quota di sofferenze bancarie è cresciuta a dismisura e le banche cinesi non hanno sufficiente capitale per fronteggiare i tempi cupi, in particolare con l’economia che rallenta e che nel 2015 ha segnato la crescita minore di sempre, al 6,9%. Una crescita che, peraltro, Bass definisce “una farsa”.

NON SI PUÒ CRESCERE PER SEMPRE

“Non puoi far crescere il tuo sistema bancario del 1000% in dieci anni e non avere un ciclo discendente. E la tua valuta non sarà abbastanza forte quando rettificherai i bilanci”, continua Bass, secondo cui “il sistema bancario cinese è cresciuto a 34,5 trilioni di dollari dal 2005 al 2015 mentre il Pil cinese vale 10,2 trilioni, secondo la Banca Mondiale”. Insomma, le perdite potenziali delle banche cinese possono ammontare a cinque volte quelle accumulate dai colossi finanziari Usa durante la crisi dei subprime.

E IL GIAPPONE?

Ma il 46enne gufo di Wall Street non è stato sempre così fortunato con le sue visioni: non lo è stato quando ha predetto il collasso dei governativi giapponesi nel 2010. In quell’occasione, Bass aveva vaticinato che ci sarebbero voluti tre anni perché il bubbone nipponico scoppiasse e la scommessa sarebbe valsa tra 300 e 400 volte la puntata. Ma la visione non si è ancora avverato e gli eventuali investitori sono rimasti con il cerino in mano – almeno finora.

SISTEMA BANCARIO CINESE NON SOSTENIBILE

Ora però, la sua previsione nefasta sulla Cina sembra abbastanza condivisibile ed è in effetti condivisa da alcuni altri importanti avvoltoi di Wall Street.
E i numeri sono davvero spaventosi. “Quando gli Usa sono entrati in crisi – ha spiegato Bass a Fortune – il sistema bancario Usa valeva il 100% del Pil, con 16 trilioni di dollari a bilancio. Noi avevamo un trilione di asset ovvero andavamo a leva di 16 volte. La Cina ha un sistema bancario che vale tre volte il suo Pil. Poniamo che in questo ciclo perdano il 10%: avranno bisogno di 3 trilioni di dollari per ricapitalizzarsi. I 3,5 trilioni di riserve monetarie? Non sono come appaiono. Ad essi vanno sottratti gli investimenti del fondo Cic, e il valore reale finale è di 2,7 trilioni. Certo, la Cina può emettere debito ma se abbiamo ragione, andrà incontro a contrazione del credito e hard landing, con effetti a catena su tutto il continente asiatico”. Nel giro di due anni la situazione potrebbe esplodere: occhi aperti, dunque.


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