Mentre si volta un po’ in sordina in cinque Stati – in Kansas e Louisiana per entrambi i campi, mentre la assemblee del Maine e del Kentucky sono repubblicane e quelle del Nebraska democratiche -, tiene banco sui media e soprattutto sui ‘social’ lo scivolone nel triviale, non troppo sorprendente, della campagna repubblicana; e non è (tutta) colpa di Trump.
Anzi, a tirare in mezzo le ‘misure’ presidenziali è stato Marco Rubio, provocando lo showman con un’allusione pesante: “Sapete che cosa si dice degli uomini con le mani piccole…”, era stato il suo messaggio poco sibillino. Trump ha replicato in diretta televisiva, nel corso del dibattito sulla Fox da Detroit: “Guardate le mie mani, sono piccole?”, ha chiesto al pubblico. Poi, tanto per rendere ancor più esplicito il messaggio, ha rincarato: “Rubio ha parlato delle mie mani sottintendendo che se erano piccole anche un’altra cosa doveva essere piccola. Posso garantirvi che non c’è problema”. Grandi risate in sala, ma pure costernazione sui ‘social’ dove, se molti si divertono, molti deplorano lo scadimento del confronto tra i repubblicani.
I voti di oggi, che assegnano 175 delegati repubblicani e 134 democratici, non saranno in alcun caso decisivi: nessuno degli aspiranti alla nomination in lizza, quattro repubblicani e due democratici, progetta di ritirarsi. Fra i democratici, il rivale di Hillary Clinton, Bernie Sanders, che a febbraio ha raccolto 42 milioni di dollari, ha i mezzi per andare avanti almeno fino ad aprile.
In campo repubblicano, il senatore Ted Cruz, su cui non pende più la spada di Damocle d’un ricorso d’ineggibilità – un giudice dell’Illinois lo ha respinto per vizio di forma -, intende andare avanti, sempre contando sul sostegno di Tea Party ed evangelici; e i moderati Rubio, senatore della Florida, e John Kasich, governatore dell’Ohio, resteranno in corsa almeno fino alle primarie di metà mese nei loro Stati. Quasi per assurdo, Kasich appare più ottimista di Rubio: se vince in Ohio, dov’è ben piazzato, va fino in fondo, dice; mentre Rubio è dietro Trump nei sondaggi in Florida (un risultato lì negativo comprometterebbe definitivamente la sua campagna, è opinione corrente).
L’attenzione è già puntata sul 15 marzo, quando, oltre che in Florida e Ohio, si voterà in altri due Stati importanti, Illinois e Missouri: quel giorno, si assegneranno 671 delegati repubblicani, cioè oltre la metà del 1.237 delegati necessari per ottenere la nomination (e varrà la regola che chi vince prende tutto, non la proporzionale finora per lo più applicata).
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