C’è di sicuro un esponente del Pd che in cuor suo non sta stimmatizzando troppo il futuro politico del premier tecnico Mario Monti. Certo, condivide le parole del suo segretario, Pierluigi Bersani, più che perplesso anzi critico verso la conversione politico-partitica del Professore bocconiano, però la prospettiva non lo inquieta, anzi. Gli consente di caratterizzare in chiave liberal e keynesiana il Pd.
Infatti con la prossima scelta di annunciare pubblicamente che si candiderà più o meno formalmente alla guida del Paese nelle prossime elezioni politiche, Monti consentirà definitivamente al Pd di caratterizzarsi sempre più come un partito labour, socialdemocratico, che vuole accantonare l’austerità, quindi senza alcuna remora a criticare il rigorismo incarnato dall’economista bocconiano.
A gongolare per questo scenario è il responsabile economia del Pd, Stefano Fassina. Basta leggere come e dove ha voluto annunciare la sua candidatura alle primarie per scegliere i candidati al Parlamento del Pd.
Fassina, che anni fa per darsi un tono enfatizzava la sua esperienza al Fondo monetario internazionale, ha iniziato la sua campagna a Roma, in via Ostiense 106, alla Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico: “Partiamo da questo luogo – ha spiegato – simbolo del valore storico del lavoro e contemporaneamente centro di sviluppo e innovazione, importante per l’attività che svolge, ma anche per la zona in cui si trova, la più grande area produttiva della capitale, dove è nato il primo polo ferroviario di Roma. Dove migliaia di persone hanno lavorato nel Mattatoio, al Gazometro, alla Centrale termoelettrica Montemartini”.
“Hanno combattuto – ha sottolineato Fassina – per rendere il lavoro più sicuro, equo e dignitoso e rappresentano le nostre radici, la nostra idea di futuro. Perché senza radici le foglie non germogliano e le nostre radici sono il lavoro e coloro che hanno lottato per dare dignità alla persona che lavora. Operai, braccianti, artigiani, imprenditori, intellettuali, professionisti e oggi tanti precari, fanno la ricchezza del nostro paese. Con il loro lavoro lo rendono competitivo e moderno. Dobbiamo vincere la battaglia delle idee per vincere quella politica”.
Infine, l’affondo anche anti Monti: “E’ necessario archiviare la lunga stagione liberista e far sbocciare la primavera dello sviluppo sostenibile, dove chi lavora è al centro e non all’angolo e chi si prepara per lavorare ha una strada da percorrere”.